Cosa aspettarsi da Bari-Catanzaro | OneFootball

Poco meno di due settimane dopo il discusso pareggio di Cremona, i biancorossi si apprestano a tornare in campo in occasione della nona giornata del campionato di Serie B. L’avversario di giornata del Bari sarà il Catanzaro, attualmente in piena zona playout e reduce da 3 pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro partite.

Dopo i bagordi della passata stagione, i calabresi stanno vivendo un prevedibile ma complesso ridimensionamento. La querelle riguardante le posizioni di Vivarini e Magalini ha ritardato la programmazione della stagione in corso, così come gli innesti, fisiologicamente tardivi, delle nuove figure dirigenziali nell’organigramma societario.

L’ex direttore sportivo del Bari Ciro Polito, seppur con l’attenuante di aver avuto poco tempo a disposizione per operare, è già sul banco degli imputati, soprattutto per la scelta di Fabio Caserta come tecnico. La sensazione è che, come avvenuto per Stroppa a Cremona, anche per Caserta la partita contro il Bari rappresenterà uno snodo fondamentale.

Stringendo però lo sguardo sul campo, cerchiamo di capire in ottica Bari cosa ci hanno detto le prime 8 giornate di campionato sul nuovo corso del Catanzaro.

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Le caratteristiche del Catanzaro

Caserta non ha ancora trovato il sistema ideale per far rendere al meglio i propri giocatori, complice anche un organico ricco di contraddizioni. L’idea iniziale era quella di proporre il suo classico 4-2-3-1, ma sin dalle prime partite si è fatto strada un più pragmatico e coperto 3-5-2. Questo schieramento ha escluso dalle rotazioni giocatori che, almeno sulla carta, dovevano essere importanti per il progetto tecnico pensato in estate. Il nome più facile è quello di Nicolò Buso, ma non sono da meno quelli di Seck e dei giovanissimi Volpe e Pagano.

Con il 3-5-2 Caserta sta prediligendo un centrocampo più strutturato e muscolare, che sta garantendo una buona copertura del campo ed un costante e puntale supporto alla difesa nelle fasi di difesa posizionali. I numeri corroborano le indicazioni fornite dal campo: il Catanzaro è la quarta squadra che ha concesso meno npxG (Expected goals esclusi i rigori) ed è, assieme al Cittadella, quella che ha subito meno tiri in porta.

L’atteggiamento difensivo dei calabresi è piuttosto conservativo: gli uomini di Caserta alternano un blocco medio ad uno basso, senza mai forzare azioni di pressing organiche e continue. Questo suggerisce una tipologia di gara che, per il Bari, sarà differente rispetto a quella di Cremona. Meno spazi da attaccare, meno profondità da ricercare, ma più palleggio a ritmi controllati finalizzato a scardinare il muro eretto dagli avversari.

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La partita emblematica di questa prima fase di campionato del Catanzaro è quella dell’Arechi di Salerno. 0-0, fase difensiva per lunghi tratti impeccabile ma sviluppo offensivo sterile e inefficace. Anche in questo caso, i dati ci vengono in soccorso: nessuna squadra ha prodotto meno xG del Catanzaro (poco più di 5 in 8 partite), solo tre squadre calciano meno in porta e solo il Modena completa meno passaggi in area di rigore.

Alla base di questa abulia offensiva ci sono il rendimento sotto le aspettative di diversi singoli (Iemmello su tutti) ed anche un’evidente difficoltà da parte dello staff tecnico nel trovare gli incastri giusti per permettere alla squadra di sbocciare. Le risorse, in questo senso, non mancano: oltre al già citato Iemmello e agli esterni/trequartisti di cui parlavamo prima il Catanzaro, dispone anche di Biasci, La Mantia e Pittarello, tutti attaccanti con diversi gol nelle gambe. L’impressione è che il reparto offensivo del Catanzaro sia addirittura troppo vasto, paradossalmente la situazione opposta rispetto a quella dovuta fronteggiare da Polito l’anno scorso.

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