Adelio Moro: «All’Inter Mazzola mi fece tagliare i baffi, potevo finire alla Juve, invece arrivò Brady. Ero un rigorista infallibile, ma uno l’ho sbagliato apposta» | OneFootball

Adelio Moro: «All’Inter Mazzola mi fece tagliare i baffi, potevo finire alla Juve, invece arrivò Brady. Ero un rigorista infallibile, ma uno l’ho sbagliato apposta» | OneFootball

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Calcionews24

·10 April 2025

Adelio Moro: «All’Inter Mazzola mi fece tagliare i baffi, potevo finire alla Juve, invece arrivò Brady. Ero un rigorista infallibile, ma uno l’ho sbagliato apposta»

Article image:Adelio Moro: «All’Inter Mazzola mi fece tagliare i baffi, potevo finire alla Juve, invece arrivò Brady. Ero un rigorista infallibile, ma uno l’ho sbagliato apposta»

Adelio Moro, centrocampista degli anni ’70, si racconta in una lunga intervista a la Gazzetta dello Sport: ecco le sue parole

Su La Gazzetta dello Sport Adelio Moro, regista degli anni ’70, ha raccontato la sua carriera. Che è passata attraverso diverse squadre e lo ha reso famoso per come sapeva calciare dagli 11 metri.

MAZZOLA – «Un giorno mi disse: ehi, ragazzo, ricordati che qui, all’Inter, i baffi li porto solo io».


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RIGORISTA IMPLACABILE – «Sì, in serie A ne ho tirati dieci e dieci segnati. Anche in B e in C».

QUANTI NE HA TIRATI IN TUTTO – «Dalle mie personali statistiche: trentadue. Dieci in A, diciotto in B e quattro in C».

QUANTI NE HA SBAGLIATI – «Uno. Posso dirlo? Massì, tanto ormai è in prescrizione: quel rigore l’ho sbagliato apposta. In Serie B, con l’Ascoli a Catanzaro. Ultime partite, noi eravamo promossi, loro dovevano vincere per salire. Vado sul dischetto, non c’era un buon clima. Ho pensato: poi noi dobbiamo tornare a casa. Un tiretto debole, diverso dai soliti, e Mattolini lo ha parato. Qualcuno più tardi scriverà: Adelio che aveva paura di “non” sbagliare un calcio di rigore».

AD ASCOLI CON GB FABBRI – «Prima Mimmo Renna, tecnico di notevole spessore. Con lui sono diventato regista, mi ha messo a fianco gente grintosa, che correva e mi proteggeva le spalle. Siamo partiti e decollati»

IL QUARTO POSTO – «Sì, dopo Inter, Juve e Torino. Un’impresa. Gibì era una grande persona e un uomo di calcio. Ad Ascoli si stava bene. Ero il capitano, giocavo con piacere e allegria. Lì si pensava al pallone tutta la settimana».

ROZZI E LA JUVE – «Il presidente ci stimava, eravamo un gruppo unito. Ci sono rimasto cinque anni. Era arrivata anche una richiesta della Juve, ma Rozzi voleva un miliardo di lire, più Prandelli e Verza. La Fiat era in crisi, Agnelli non poteva far vedere che spendeva tanto. Sono rimasto all’Ascoli e Boniperti ha preso Brady dall’Arsenal per 900 milioni. Se fossi andato alla Juve, forse la mia carriera sarebbe stata diversa».

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