Ilario Castagner, la moglie Liliana: «Gli anni a Perugia, l’orgoglio di avere guidato Inter e Milan. Ecco chi è stato mio marito, un allenatore felice» | OneFootball

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·7 January 2025

Ilario Castagner, la moglie Liliana: «Gli anni a Perugia, l’orgoglio di avere guidato Inter e Milan. Ecco chi è stato mio marito, un allenatore felice»

Article image:Ilario Castagner, la moglie Liliana: «Gli anni a Perugia, l’orgoglio di avere guidato Inter e Milan. Ecco chi è stato mio marito, un allenatore felice»

La moglie di Castagner Liliana ha voluto rilasciare qualche dichiarazione su quella che è stata la carriera di suo marito

Il Perugia del 1978-79, che chiuse il campionato senza perdere mai una partita, fu il capolavoro di Ilario Castagner. Che di esperienze ad alto livello ne ha avute diverse. Sua moglie Liliana lo ricorda su La Gazzetta dello Sport, a due anni dalla sua scomparsa.

IL PRIMO INCONTRO – «L’ho visto la prima volta, da lontano, sul Corso Vannucci. Lui era il centravanti del Perugia, era bellissimo, occhi azzurri, io non avevo ancora vent’anni. Poi ci siamo conosciuti da amici, a una festa. Si ballava con il giradischi, Adriano Celentano cantava “Ventiquattromila baci”. Lui con le altre ballava il twist. Con me il lento, la mattonella. È stato un buon segno. Era il 1962, ci siamo sposati nel 1965, il 2 giugno. Era un calciatore e bisognava aspettare la fine del campionato».


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IL PRIMO TRASLOCO – «A Rimini. Abitavamo sul lungomare, in un palazzo di sette piani. Per otto mesi era occupato soltanto da noi, all’ultimo piano, e dal custode dello stabile, il “signor Novembre”, e questo dice tutto sull’atmosfera che vi si respirava».

IL MARE D’INVERNO – «Lo dicevano le canzoni. Per me era triste, nero e quasi sempre mosso, spesso nebbioso. Poi le notti difficili, quei lugubri suoni delle sirene dei pescherecci… In primavera era bello, c’era allegria, gente, cambiava tutto. Anche i colori».

IL PERUGIA IN A – «Prima arriva il Perugia in Serie B. Lo chiama il presidente Franco D’Attoma, grazie a Silvano Ramaccioni. Torniamo a casa. Che bella la domenica del 21 giugno 1975, la città era dipinta di bianco e rosso, Ilario era felice e io piangevo di gioia. Avevamo conquistato la Serie A, per la prima volta. La gente si era vestita con i colori del Perugia, anche i nostri bambini. I vestitini glieli aveva cuciti la nonna Teresa e loro non se li volevano più togliere».

MILAN E INTER – «Io lo aspettavo nella nostra casa, a Perugia. Avevamo tre figli, dopo Francesco e Federico era arrivata Laura. Ilario tornava dopo le partite. Ha sempre fatto tutto con grande impegno e serietà. Il sorriso era dolce, ma il carattere deciso. È stato quattro anni a Milano. Ripeteva spesso con orgoglio: “Ho allenato due delle più forti squadre del mondo”».

IL RICORDO – «È sempre dentro il mio cuore. Mi siedo sulla sua poltrona, il camino è spento e da quando lui se ne è andato io ho smesso di accenderlo, perché quel fuoco ormai non scalda più».

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