Calcio e Finanza
·15 February 2025
La UEFA e il paradosso Champions: è più seguita ma vale meno del Super Bowl
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Calcio e Finanza
·15 February 2025
Il Super Bowl di New Orleans tra Philadelphia Eagles e Kansas City Chiefs ha paralizzato l’America e non solo. Ma allo stesso tempo, ha ancora una volta messo il mondo del calcio di fronte a una evidenza non piacevole e annosa: prendendo in esame solo gli eventi sportivi che hanno cadenza annuale, l’atto conclusivo di uno sport tendenzialmente solo statunitense (anche se tra non molto le cose potrebbero cambiare) quale è il football americano genera nettamente più incassi di quello della manifestazione annuale più importante dello sport più popolare al mondo: la UEFA Champions League.
Certamente il Super Bowl ha il fascino della manifestazione che nei fatti decreta i campioni del mondo di quella disciplina, mentre la Champions League “solo” quelli d’Europa, anche se poi andando a vedere l’albo d’oro del Mondiale per Club si nota che per trovare l’ultima vincente non europea bisogna risalire al 2012 quando a vincere fu il Corinthians contro il Chelsea. Nei fatti quindi chi vince la Champions League europea ha altissime probabilità di laurearsi anche campione mondiale.
Non solo, a favorire il Super Bowl c’è anche il fatto che gli Stati Uniti sono una singola nazione e quindi la finale interessa l’intera America. La finale di Champions League, invece mette di fronte squadre di al massimo due nazioni diverse con un inevitabile calo di interesse nei Paesi non coinvolti.
I numeri del divario però sono impressionanti.
E d’altronde dall’ex ad del Bayern Monaco Karl-Heinz Rummenigge fino al numero uno del PSG Nasser Al-Khelaifi passando anche per l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, da anni sono molti i manager del calcio che sottolineano la potenzialità inespressa della finale di Champions League (e del massimo torneo europeo per club in generale) nel confronto diretto con il Super Bowl. Tanto che proprio constatando questo divario sono sorti i mal di pancia dei grandi club prima esplosi con la Superlega e poi con la decisione della UEFA di modificare il format delle competizioni europee con un modello, quello “svizzero” che permette di distribuire più soldi alle società.
Entrando nello specifico, se i numeri dell’audience a livello mondiale sono superiori per la competizione organizzata dalla UEFA (a conferma della maggior popolarità del calcio), i valori in termini di ricavi sono invece nettamente inferiori pressoché su ognuna delle principali voci, sia per quanto riguarda il confronto Super Bowl-finale di Champions che nel paragone diretto tra i due tornei: la NFL e la Champions League.
A livello di audience tv, infatti, il confronto è impari: nel 2023 ad esempio la UEFA aveva reso noto che circa 450 milioni di spettatori avevano seguito almeno una parte della finale di Champions League, con una audience media di 150 milioni di persone. Numeri in tal senso più che doppi rispetto al Super Bowl, che nel 2025 secondo i dati di Nielsen ha visto un audience di circa 128 milioni di spettatori (considerando chi ha seguito almeno una parte della gara) negli USA, mentre a livello mondiale si parla di circa 60 milioni di utenti aggiuntivi.
Va notato però che la finale di Champions League si gioca nel sabato sera europeo, una giornata e un orario che è molto comodo per vari fusi orari, in particolare quelli nordamericani. Il Super Bowl, al contrario, si gioca nella domenica sera statunitense e spesso il fuso orario è molto complicato per quelle parti del pianeta che sono quelle americane, da nord a sud. Visto che in Europa è nella tarda notte tra domenica e lunedì e in quelle asiatiche è nel pieno mattino di un giorno lavorativo.
La dimostrazione di una audience potenziale molto più favorevole alla Champions League è dimostrata anche dai dati sui social: i followers aggregati solo su Instagram di Real Madrid e Borussia Dortmund, in campo nella finale del 2024, raggiungono i 200 milioni complessivi, rispetto agli 8,5 milioni totali di Kansas City Chiefs e Philadelphia Eagles, che erano i protagonisti nel Super Bowl 2025.
Insomma per il calcio c’è un maggiore interesse a livello globale, anche se la NFL sta facendo di tutto per esportare il proprio prodotto: dopo le partite in Europa (nel 2025 sono previsti match a Berlino, Dublino, Londra e Madrid) e in America Latina (a San Paolo del Brasile) nel 2026 sarà la volta dell’Australia a ospitare una gara a Melbourne.
Se invece si parla di risultati a livello economico le evidenze sono ben diverse. Basti osservare la tabella sottostante:
Nello specifico, per quanto concerne i due tornei nella loro interezza, NFL e Champions League generano entrate decisamente differenti: si parla di circa 14 miliardi di euro per la lega statunitense di football e circa 3,9 miliardi di euro per l’ex Coppa dei Campioni. La differenza nasce soprattutto a livello di diritti tv, con la NFL capace di incassare intorno agli 8 miliardi di euro per la stagione 2024/25 (che saliranno a 10 miliardi nei prossimi anni) contro i 3,3 miliardi della Champions League.
Il Super Bowl è così l’evento più scintillante di una competizione già di per sé ricchissima. Difficile quantificarne i ricavi sul singolo anno: i biglietti per l’edizione 2025 sono arrivati fino a 25mila dollari sui mercati secondari (mentre l’UEFA va all’attacco delle stesse piattaforme di rivendita, con i prezzi ufficiali per l’edizione 2024 pari in media a 350 euro circa), mentre i costosissimi spot pubblicitari sono arrivati fino a 6 milioni di euro circa con incassi stimati per le televisioni in oltre 600 milioni.
Il Super Bowl inoltre è un evento che dura tutta una settimana. Rendendo così anche più ricche pure le città ospitanti: la stima per New Orleans, sede della sfida dell’edizione 2025, è di un indotto da 600 milioni di euro circa, mentre per Londra, sede della finale della Champions League 2024, si parlava invece di un indotto di poco superiore ai 75 milioni di euro. I ricavi dalla biglietteria per la UEFA della finale invece si aggirano intorno ai 7 milioni di euro.
Gli effetti a cascata riguardano anche le singole squadre a partire dal tema ricavi: la NFL distribuisce circa 430 milioni di euro a ciascuna delle 32 franchigie che fanno parte della lega (per un totale di circa 14 miliardi), mentre per le 36 partecipanti alla Champions League la quota di ricavi da suddividersi in base ai risultati è di 2,4 miliardi complessivi, con un minimo stimabile in circa 25 milioni di euro.
Non è un caso, quindi, il fatto che le franchigie NFL occupino 27 delle prime 50 posizioni nella classifica delle società sportive mondiali dal maggior valore secondo la classifica di Sportico, rispetto alle otto società calcistiche presenti. E soprattutto i Dallas Cowboys continuano a dominare la graduatoria con un valore di 8,5 miliardi di euro, rispetto ai 4,8 miliardi del Real Madrid. Anche se le cifre impattano solo parzialmente sugli atleti: secondo le stime di Forbes, il giocatore NFL più pagato è Lamar Jackson dei Baltimore Ravens (100 milioni di euro) considerando stipendio e sponsor, mentre il calciatore protagonista in Champions League con entrare più alte è Kylian Mbappè con 115 milioni di euro.
È evidente quindi, senza voler prendere le parti di nessuno, che questo divario di performance economica alimenti i dubbi sulla la gestione della Champions League da parte della UEFA e se questa sia ottimale da un punto di vista economico. D’altronde non è un caso che nei circuiti manageriali/sportivi si fa notare come il modello su cui poggia il calcio del Vecchio Continente (non nel senso del format delle coppe europee) ma proprio della struttura su cui è organizzato non permetterebbe di sfruttare al meglio l’intero business.
Nello specifico sotto la lente c’è la natura “politica” della UEFA che deve tenere conto di molti fattori quali la rappresentanza delle varie federazioni, anche le più piccole, e in questo contesto i meccanismi di valutazione del management molte volte non sono dettati dai meri risultati economici (come in una azienda e come nelle leghe americane) ma devono tenere conto di svariate altre variabili più istituzionali che non quelle legate ai risultati. L’esito finale, tipico dei corpi intermedi quali varie federazioni, è che molte volte la performance economica è inferiore.
La nuova Champions League basata sul modello svizzero è entrata in vigore quest’anno proprio per soddisfare la crescente sete di denaro di molte società europee. E non a caso i guadagni dei club con questa formula sono molto superiori a quelli dell’anno scorso.
Il punto sarà capire se nel medio termine questo incremento di incassi sarà sufficiente a placare i desiderata di quei club, Real Madrid e Barcellona in testa, che non sembrano ancora convinti che la strada della Superlega non sia impraticabile.