Hellas Verona FC
·21 March 2025
Visti da vicino | Stefano Dalla Riva

Hellas Verona FC
·21 March 2025
Verona - Tredicesimo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.
Curiosità, aneddoti, vita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, del capitano dei gialloblù: Stefano Dalla Riva.
Stefano, quando hai scoperto la tua passione per il calcio e come hai iniziato? “Ho sempre giocato con gli amici da quando ho memoria, ma il vero approccio con il calcio è stato in prima elementare, quando, all’età di sei anni, mi sono iscritto al Brogliano, la squadra del mio paese".
Da lì, qual è stato il tuo percorso calcistico? “Sono rimasto circa una stagione al Brogliano, ma già dopo sei mesi ho fatto dei provini per il Vicenza e anche un torneo amichevole con loro. Mi ricordo bene questi primi allenamenti con il Vicenza perché c’erano il mio mister del Brogliano, Vittorio, e un accompagnatore, Filippo Gelai, che mi portavano al campo. Dalla stagione successiva sono stato selezionato dal Vicenza, dove sono rimasto per quattro stagioni, fino agli undici anni, quando sono passato al Verona".
Com’è avvenuto il tuo passaggio all’Hellas? “Il Vicenza non stava attraversando un buon momento e, a fine stagione, mi ricordo di un pranzo estivo con la mia famiglia in cui mio papà mi ha comunicato che mi voleva il Verona. Naturalmente, è stata una grande notizia, ed ero felicissimo, perché passavo nelle giovanili di un grande club, che ha una storia importante e soprattutto di serie A".
Com’è stato, a livello personale, un trasferimento come questo? “Prima, quando giocavo al Vicenza, era tutto più facile, perché avevo i miei nonni, Napoleone e Marcello, che mi portavano su e giù da casa al campo. Con il Verona, invece, ho usufruito del trasporto con i pulmini che ci veniva offerto dalla società, e con il quale mi sono sempre trovato molto bene".
C’è qualche ricordo particolare che ti viene in mente in questi anni di Hellas? “Mi ricordo molto bene un torneo che abbiamo fatto a Ravenna, ero in Under 13, con mister Diego Franzoso. Siamo arrivati molto avanti nel torneo e me lo ricordo come uno dei più belli che abbia fatto".
Sei ormai un veterano del campionato di Primavera 1, avendo esordito contro il Napoli già nella stagione 2022/2023. Com’è rappresentare il Verona in questa competizione e cosa è cambiato in questi anni? “Prima di tutto, per me è un onore giocare in questo campionato con la maglia di una società importante come il Verona, e poi anche perché fare una Primavera 1 per tanti anni di seguito non è sicuramente da tutti. Bisogna sempre ricordarsi che dietro di noi ci sono tanti ragazzi che sognano di giocare in questo campionato, che è molto stimolante, competitivo e ti permette di girare tutta Italia. Nel corso di questi anni ho notato che, crescendo con l’età, è tutto un po’ più semplice, perché ci si ambienta meglio e si migliora molto. Inizialmente mi sembrava che fare certe cose in campo fosse molto difficile, poi crescendo invece viene tutto più semplice, e ora mi sento molto più sicuro".
Quest’anno sei soprattutto il capitano della squadra. Che responsabilità in più senti di avere in questo ruolo? “Tenere unito il gruppo. Questo è il compito più importante del capitano. Fortunatamente, quest’anno anche i risultati positivi ci aiutano da questo punto di vista, e anche il mio ruolo è più semplice. All’inizio della stagione c’è stata qualche difficoltà in più, perché abbiamo cambiato tanti giocatori, con l’arrivo di nuovi ragazzi, anche stranieri; quindi ci è voluto un po’ di tempo in più per integrare al meglio tutti".
Che consigli dai a un giocatore nuovo, o comunque più giovane, che arriva in squadra? “Il mio consiglio principale è quello di non pensare troppo, di non soffermarsi sul fatto di essere in Primavera 1, ma di capire subito che, se si gioca in questo campionato e se si è arrivati a questo livello, vuol dire che tutto ciò si è meritato e che si può giocare alla pari con tutti".
L’anno scorso giocavi spesso come mezz’ala, quest’anno invece il tuo ruolo si è spostato a quello di regista. Ora, con il rientro di Peci, ti abbiamo visto tornare a fare la mezz’ala. In quale ruolo ti trovi meglio? “Sinceramente, per me l’importante è giocare e dare il massimo nella posizione in cui il mister pensa che possa fare meglio. Ovviamente, da mezz’ala ho più propensione alle azioni offensive, agli inserimenti e al gol, e questo mi piace molto".
Quest’anno non è ancora arrivato il gol in campionato, anche se hai segnato in coppa. L’anno scorso eri andato in rete in Primavera 1. Che emozione si prova a segnare? “Fare gol è sempre un’emozione unica, mettere la firma sul tabellino dà sempre una grande soddisfazione. Quest’anno sono un po’ a corto di gol, ma con calma arriveranno".
Mister Sammarco cosa ti chiede di fare in campo? “Di sfruttare al meglio le mie qualità, quindi di recuperare più palloni possibile, di correre, di giocare semplice e, soprattutto, di non mollare mai, dando l’esempio a tutti".
Questi che mi hai detto potrebbero essere i tuoi punti di forza? E invece, in cosa pensi di dover migliorare? “Sì, la corsa, il recupero palla, ma anche l’inserimento e la voglia di non mollare mai sono le mie migliori qualità. Penso di dover crescere nella finalizzazione, quindi di essere più decisivo sotto porta".
C’è un giocatore all’Hellas che consideri un modello per te? “Direi Duda. È un giocatore completo, per me il più forte che c’è al Verona, che sa dettare i tempi a tutta la squadra, e quando manca si vede la differenza in campo".
State attraversando un buon momento di forma, mancano meno di dieci partite alla fine, qual è ora l’obiettivo di squadra? “Prima di tutto, bisogna raggiungere la salvezza matematica. Poi dobbiamo puntare più in alto possibile, e non nego che fare l’esperienza dei playoff sarebbe qualcosa di bellissimo".
Un tuo obiettivo personale? “Migliorarmi sempre, anno dopo anno, arrivando più in alto possibile. E questo deve valere anche per la squadra. Visto come sta andando la stagione, l’obiettivo ormai vicino è quello di superare i 46 punti dell’anno scorso, ricordando che anche in coppa per me abbiamo fatto bene, con quell’eliminazione arrivata solo ai rigori".
Come gruppo, che emozione è stata vedere un vostro compagno come Agbonifo essere convocato in Nazionale? “Eravamo tutti contentissimi. La notizia è arrivata quando eravamo in pullman, tornando da Torino. Abbiamo tutti applaudito e fatto dei cori per lui, poi naturalmente, quando è tornato, era obbligato a portare i pasticcini, e lui l’ha fatto, quindi si è salvato (ride, ndr). Oltre a questo, però, la sua convocazione è anche un bel riconoscimento per il gruppo, perché vuol dire che stiamo facendo bene".
Quanto è importante la tua famiglia nel tuo percorso di crescita? “I miei genitori sono fondamentali per me. Mia mamma Deborah e mio papà Daniele vengono sempre a vedermi giocare da quando ero piccolo e hanno fatto tanti sacrifici per permettermi di avere sempre tutto quello di cui ho bisogno. Anche mia sorella Sarah è molto importante per me".
Ti sei diplomato lo scorso anno, continuando sempre il percorso scolastico tipico. Come sei riuscito a far coincidere sempre la tua carriera sportiva con quella di studio? “Sicuramente è stato pesante e, a volte, difficile, non lo nego. Devo ringraziare veramente tanto mio nonno Napoleone, che ogni giorno, all’andata, mi portava dalla mia scuola ad Arzignano fino al campo d’allenamento, quindi nelle ultime due stagioni a Peschiera. Senza di lui, tutto questo non sarebbe stato possibile, perché mi ha permesso di fare più ore possibili a scuola. Nella mia giornata tipo, appena uscivo da scuola, salivo in macchina, mangiavo qualcosa al volo ed ero pronto per l’allenamento; poi, per tornare, prendevo il treno. Alla fine, mi sono diplomato all’istituto tecnico con 80 come voto finale. Sono molto contento del mio percorso".
Stai continuando a studiare adesso? “Sì. Mi sono subito iscritto all’Università, questa volta per via telematica, al corso di laurea in Scienze Motorie. Mi sto trovando molto bene, per ora ho passato con buoni voti tutti e quattro gli esami che ho dato".
Qual è il tuo hobby preferito fuori dal calcio? “Direi guardare Netflix, soprattutto serie TV. Se devo scegliere, la mia preferita è Prison Break. Di sport, invece, mi piace tanto anche il tennis".
Giocatore più tecnico della squadra? “Pavanati".
Chi è il dj dello spogliatoio? “Zouaghi. Ogni volta arriva con una cassa enorme che non so dove abbia comprato. Cerca sempre di spaziare tra tutti i generi musicali e di accontentare un po’ tutti".
C’è qualcuno che vuoi ringraziare in particolare per tutti i tuoi anni qui al Verona? “Un mister che mi è stato molto vicino, soprattutto nei primi anni qui all’Hellas, è Diego Franzoso, che a volte sento ancora adesso. Ma in realtà, tutti gli staff che ho avuto sono stati importanti per la mia crescita qui".