Calcio e Finanza
·22 de enero de 2025
Calcio e Finanza
·22 de enero de 2025
David Beckham ha terminato la sua carriera da calciatore nel 2013, ma da allora ha raggiunto sempre nuovi traguardi nel campo dell’imprenditoria che lo hanno portato anche a essere co-proprietario dell’Inter Miami, franchigia della MLS che può vantare grandi campioni come Lionel Messi, Jordi Alba, Sergi Busquets e Luis Suarez.
Come riporta l’edizione odierna de La Stampa, Beckham è stato, nella giornata di ieri, uno dei protagonisti World Economic Forum di Davos, dove l’ex Manchester United, Real Madrid, Milan e PSG ha dichiarato: «Il ruolo di ambasciatore dell’Unicef per i bambini è uno dei più significativi della mia vita. Durante la pandemia mi è stato chiesto di essere la voce dei più piccoli, di difendere i loro diritti. È un compito che ho preso molto sul serio, più di molti altri».
Proprio per questo ruolo Beckham si trova a Davos, per parlare dei giovani, di sviluppo sostenibile e del lavoro del suo “7 Fund”, che collabora con l’Unicef per sostenere i diritti dei bambini più vulnerabili: «Sono stato fortunato a viaggiare per il mondo, incontrando bambini straordinari che, nonostante le loro differenze, condividono la capacità di ispirarci. Ho imparato che hanno davvero bisogno di noi. Ovunque io sia, hanno lo stesso sorriso sul volto, anche se vivono in condizioni completamente diverse da quelle dei miei quattro figli. Dobbiamo garantire che ragazzi e ragazze siano trattati allo stesso modo, con pari accesso alla salute e all’istruzione. È una cosa che, purtroppo, spesso non accade».
Un commento sullo studio Oxfam, che ha sottolineato come se da un lato i ricchi vedono aumentare il loro patrimonio a ritmi vertiginosi, la povertà colpisce un numero sempre stabile di persone sin dagli anni ’90, con un’incidenza maggiore sulla giovane popolazione femminile. «Ostacolate da povertà, violenza e discriminazione – analizza l’ex centrocampista inglese –. Negli ultimi tre o quattro anni mi sono concentrato sulla loro condizione. Sono loro a rimanere più indietro, a perdere l’accesso all’istruzione e a essere costrette a matrimoni precoci».
A Davos, Beckham è stato premiato con il Crystal Award per il suo impegno, ricorda il suo primo incontro con il volontariato: «Quando avevo 17 anni, durante una tournée con il Manchester United, mi chiesero di visitare un centro che aiutava le donne thailandesi. Fu un’esperienza incredibile. L‘economia globale? C’è un motivo per cui sono un calciatore: perché mi tengo lontano dalla politica. Non sono un politico né uno scienziato, ma so riconoscere una cosa: la forza di questo sport. Il calcio è lo sport più amato e penso che questo dica tutto. Può cambiare la vita delle persone, e lo vedo nei bambini che ho incontrato in tutto il mondo».
L’ultima sfida, racconta a Davos, lo vede al fianco della famiglia reale inglese in un progetto di filantropia. «Ogni volta che il Principe di Galles mi scrive un messaggio, la mia risposta è sempre sì. Quando il Re mi ha chiesto di far parte della sua fondazione, mi sono sentito onorato. Ho subito chiamato mia madre dicendole: “Non crederai mai a quello che mi hanno appena chiesto”. Lei è scoppiata a piangere».
Ovviamente, infine, non può mancare uno spazio dedicato al calcio e a quel Alex Ferguson che lo ha lanciato al Manchester United. «Ho avuto uno dei migliori leader d’impresa a ispirarmi: Sir Alex Ferguson – commenta Beckham –. Ogni volta che raggiungiamo un successo, lo celebriamo, ma subito dopo pensiamo alla prossima sfida. È esattamente ciò che mi ha insegnato. Sto seguendo quello che accade all’Old Trafford. Abbiamo fatto buone partite e altre meno. Ma abbiamo un buon allenatore, vedremo cosa ci riserverà il futuro».
Sull’Inter Miami: «Il mio sogno è sempre stato quello di restituire qualcosa al calcio. Avere una squadra. Quando mi sono trasferito in America, ho capito subito che volevo Miami. Molti mi dicevano: “È una città difficile per lo sport. Sei sicuro?”. E io rispondevo: “Proprio lì voglio andare”».