Inter-News.it
·6 de marzo de 2025
Cordoba: «Inter, ho detto di no al Real! Mai pentito di una cosa»

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·6 de marzo de 2025
In una lunga chiacchierata sui canali di Radio TV Serie A, l’ex difensore dell’Inter, Ivan Ramiro Cordoba, ha parlato della sua carriera legata principalmente ai colori dell’Inter.
SOGNO – Ivan Ramiro Cordoba, ex giocatore dell’Inter e ora direttore sportivo, in collegamento con Radio TV Serie A, ha parlato della sua lunga carriera con i colori dell’Inter, sin dagli esordi con la Colombia. Queste le sue parole: «Amore per il calcio? Lo sport è stato importantissimo nella mia vita. Mi ha permesso di star lontano dalla malavita. Papà giocava a livello amatoriale, da lì non ho più lasciato il calcio. Champions e Copa America? Vincere per la Colombia, per la tua famiglia è un qualcosa di bellissimo, vincere per 45 milioni di persone è qualcosa di pazzesco. Non so descrivere come mi sono sentito al gol. All’Inter invece la voglia di vincere la Champions League era incredibile, si parlava solo di quello. E quando arrivi ad alzarla, io stringevo la testa nel petto di Zanetti per sentire la sua gioia. È stata come una liberazione».
Cordoba poi, parla dell’arrivo a Milano: «Non mi sono mai pentito di aver scelto l’Inter. Era una grande squadra. Avevo promesso a me stesso di fare qualcosa di importante. Io non volevo essere uno come un altro, anche vincere una Coppa Italia per me era il massimo. Il Real ci provò due volte, ma avevo già detto a Moratti che se anche mi avessero offerto il doppio io sarei rimasto. Però in qualche situazione negli anni in cui non si vinceva, io chiedevo a Javier, perché avevamo i giocatori forti, cosa ci mancava per vincere. Lui mi diceva sempre di stare tranquillo, che il lavoro avrebbe pagato, i trionfi sarebbero arrivati. Perché l’Inter? Il calcio italiano era come un romanzo. L’Inter è venuta a cercarmi, aveva tutte quelle stelle. Non ci vedevo più. Avevo già scelto l’Inter, mi vedevo già lì con quei giocatori, quello stadio Meazza. Non ho avuto dubbi».
TALENTI – «Baggio e Ronaldo? Il Fenomeno era pazzesco, difficile da descrive. Soprattutto dopo il primo infortunio sapevamo che non riusciva a dare tutto in partita. In allenamento noi non facevamo l’intervento. Cercavamo di recuperare palla per darla a lui. Baggio? Era lo stesso, ci pensavano loro. Era eccezionale. Mia moglie mi chiese chi giocava nell’Inter, e quando gli dissi Baggio mi rispose “Ah, il Codino”. In Colombia lo vedevamo come irraggiungibile. Mentre se stai con lui capisci perché è arrivato dove è arrivato alla fine. Moratti? Più di un papà. Massimo era il significato di una famiglia. La cosa più importante per lui erano i tifosi, l’ha sempre detto. Ci dava l’esempio per come comportarci. Capitano? Vincere quella Coppa Italia è stato come togliersi un’etichetta del non vincete mai. Alzare un trofeo con quella maglia è stato bellissimo, mi dispiaceva per Zanetti ma poi ne ha alzati altri 14».
MOURINHO – Cordoba poi, parla dell’arrivo di José Mourinho a Milano: «Il mio terzo figlio si chiama Juan José, ma non c’entra nulla con il mister. Quando arrivi pensi che sia un allenatore che le sa tutte, poi quando parla capisci perché è Mourinho. Ti mette alla prova, ti porta a dare il massimo cercando di far uscire fuori da te la rabbia che hai. Il primo anno vuol capire chi vuol stare con lui ed è capace di affrontare quel che arriva dopo. Lui deve vedere chi è con lui. La litigata a Bergamo fu qualcosa di forte, mi diede anni in più e il giorno dopo in riunione ne parlammo faccia a faccia. Abbiamo ricostruito da quel momento per andare a vincere. Triplete? Devi vivere il momento, altrimenti ti carichi di una responsabilità esagerata. Abbiamo vinto Coppa Italia, Scudetto e non pensavamo al Triplete. Pensavamo a vincere quella finale. Dietro la finale di Madrid c’era una storia, non solo il Triplete, ma la Champions dopo 45 anni».
Fonte: Radio Serie A TV
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