Pagine Romaniste
·28 de enero de 2025
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·28 de enero de 2025
Fabio Di Giannantonio, pilota in MotoGP e tifoso giallorosso sfegatato, tanto da avere rappresentato il “lupetto” sul casco ad ogni gara, ha raccontato la sua passione per la Roma al podcast ufficiale del club. Ecco riportati i momenti salienti della sua intervista:
Tu qui a Trigoria sei di casa, che effetto ti fa ogni volta?
“Questo posto per me è pazzesco, ogni volta che vengo qui rimango affascinato da quanto è bello, un centro sportivo stupendo. Essendo tifosissimo poi ci sono tantissime emozioni insieme”.
L’ultima volta ti sei trattenuto a parlare con Dybala e con Angelino. Oggi chi hai incontrato?
“Ho scambiato due parole con Mancini e con Pellegrini. Ho incontrato anche Pisilli, Baldanzi, El Shaarawy e Zalewski. Fortunatamente ho stretto anche una sorta di amicizia con molti di loro, ci siamo incontrati anche al di fuori di questo contesto”.
Come è nata questa passione per la Roma? In famiglia?
“Sì, c’è papà che è romanista fin dentro le vene, sono cresciuto con la Roma e le moto. Da piccolo mi portava allo stadio, dentro casa si parlava solo di Roma. avere adesso un rapporto speciale con la squadra mi fa sentire onorato. Prima del podcast ho portato mio padre dentro Trigoria per la prima volta, dopo essersi arrampicato fuori ai cancelli varie volte per vedere, ed è stato bello vedere il suo effetto”.
Hai deciso di portare lo stemma della Roma anche sul casco in ogni gara, uno lo hai anche donato all’archivio storico di Trigoria.
“Sì, mi sento privilegiato ad essere romano, e volevo portare la Roma con me in giro per il mondo con il mio sport. Volevo fare qualcosa insieme alla Roma, ed essere l’ambassador giallorosso nel motorsport per me è un onore. Lo scorso anno ho donato uno di questi caschi, che sfato questo mito, ce ne vengono dati veramente pochi nel corso della stagione, e quindi difficilmente noi piloti li regaliamo a qualcuno, ma avevo promesso che se avessi vinto una gara in MotoGP avrei donato un casco alla Roma. Quest’anno ho deciso di mettere sul casco uno scudetto vintage, secondo me bellissimo”.
In passato hai definito la Roma un rettilineo a 360 kilometri orari, ci sono analogie su quello che provi in pista e quello che provi quando segui la squadra allo stadio?
“Mi fa sempre effetto quando sento l’inno della Roma cantato da tutti i tifosi allo stadio. Ogni volta ho i brividi, non riesco proprio ad abituarmi nonostante vada all’Olimpico da un po’ di anni. Ogni volta mi carico, come quando sono in griglia prima della partenza”.
Che rapporto avete voi piloti con il calcio? ne parlate tra piloti o con gli addetti del team?
“Sì, tra l’altro quest’anno il mio compagno di squadra è Morbidelli, che ha origini romane, e c’è il proprietario del team, assieme a Valentino Rossi, Alessio Dallucci che è interista, lo chef che tifa Atalanta, e spesso ci prendiamo in giro alle gare. Il calcio è sempre nel nostro mondo. Quest’anno nel box vogliamo mettere una bandiera gigante della Roma perché è una passione che accomuna tutti e due i piloti. C’è un altro pilota che tifa Roma che è Luca Marini, quindi siamo molto rappresentati in MotoGp”.
Vieni spesso all’Olimpico? ti abbiamo visto anche sotto la Sud lo scorso anno.
“Appena posso sempre, ogni volta che sono a casa. La camminata sotto la Sud è stata una delle volte che mi sono emozionato di più. La Roma mi ha donato questo regalo pazzesco di presentarmi a tutto lo stadio, con un video sui maxi schermi delle mie immagini in pista durante il riscaldamento, è stata una serata incredibile che mi resterà per sempre dentro”.
Nei weekend di gara, quando gioca la Roma, come riesci a seguire?
“Sicuramente seguo tramite app gli ultimi aggiornamenti: chi gioca, chi non gioca, ecc. se non posso seguire dal vivo. Ho sempre con me l’Ipad in hotel per seguire le partite anche dall’altra parte del mondo. Cerco sempre di coinvolgere i ragazzi del team, la sera o il pomeriggio obbligo tutti a vedere e a fare il tifo per la Roma, adesso anche chi di loro non segue il calcio si sta appassionando alla squadra”.
Mi dici un idolo nel calcio e un modello nella MotoGP?
“L’idolo è facile: Francesco Totti. Mi piacciono tanto le giocate di Dybala, poi c’è Bove che è mio amico e quando era in campo mi faceva impazzire. Nella MotoGP ti direi me stesso, però ovviamente da piccolo ammiravo Valentino Rossi”.
Quale giocatore della Roma vedresti bene in sella a una moto?
“Sicuramente non può girare uno alto o pesante, serve uno piccolino. Direi Pisilli o Baldanzi, potrebbero farlo un giretto”.
Come te la cavavi a calcio da bambino?
“Ci giocavo, principalmente calcetto con amici fino ai 15/16 anni, e non ero male. Ho fatto tanti sport nella mia vita, e sicuramente tra tutti il calcio è quello che mi è pesato di più dover lasciare. Quando posso mi piace fare partitelle con amici, ma ovviamente è difficile giocare, bisogna stare attenti a non farsi male. Mio fratello ci gioca, a casa il pallone di spugna c’è sempre anche solo per fare due palleggi”.
Come nasce la passione per le moto?
“Da piccolissimo, io ero veramente piccolo quando mio padre mi portava a vedere lui che gareggiava nei weekend per divertimento. Un giorno che avevo 5 anni e mezzo mi ha fatto provare, e non sono praticamente mai più sceso, è stato un amore istantaneo”.
Come si compete ad alti livelli in MotoGP?
“Non basta sedersi e dare gas, bisogna tenere un livello fisico e mentale incredibile: soprattutto in MotoGP non esiste più il pilota che non segue la dieta, che fa una vita sana ecc. c’è una grandissima preparazione con lo staff: che, a differenza del calcio, non viene messo a disposizione dal club ma è il pilota a creare il proprio staff scegliendo manager, assistente, fisioterapista, nutrizionista, è compito del pilota arrivare più pronto possibile alla gara”.
Come procede il recupero dall’infortunio alla spalla?
“Sì, l’infortunio alla spalla è il peggiore che possa capitare, come il crociato per un calciatore. L’anno scorso ho fatto 6/7 gare con il problema alla spalla, e con il team abbiamo deciso di fermarci a due gare dalla fine, e di operarmi per avere il tempo necessario per ricominciare dalla prima gara di quest’anno. Per il momento sta andando tutto bene, anche un po’ meglio rispetto ai piani. Sono carico e pronto per fare i test”.
Il numero sul casco lo scegliete voi piloti? Dietro al tuo c’è qualche aneddoto?
“Il mio numero è sempre stato il 21, ma arrivato in MotoGP ho dovuto cambiarlo perché già occupato. Allora mi sono detto di usare un numero mai usato prima dai piloti in MotoGP, ed era il 49. Volevo essere il primo ad averlo”.
Che moto mondiale prevedi, ci saranno soprese secondo te?
“Quest’anno abbiamo un’ottima opportunità. Secondo me abbiamo un pacchetto tecnico forte e pronto per fare veramente bene. Ovviamente nel Team Ducati ci sono Marquez e Bagnaia, entrambi campioni del mondo che sono i favoriti. Ma voglio divertirmi e se possibile mettergli pressione”.
Circuito preferito?
“Facile: Mugello, una pista pazzesca. Il weekend del Mugello, con il pubblico dalla tua, è il più bello di tutti”.
Sta per iniziare la tua quarta stagione in MotoGp, obiettivi?
“Sicuramente migliorare il 10° posto, e a lungo termine diventare il migliore al mondo. Da quest’anno c’è tutto per far si che io cresca, e mi piacerebbe rompere le scatole ai più accreditati.”