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·3 de febrero de 2025

Gravina: «Abbiamo tenuto in vita il calcio durante la pandemia. Mi candido per continuare a cambiare»

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“Mi ricandido con orgoglio e con emozione. Orgoglio per aver guidato questa Federazione per sei anni, sentendo dentro di me lo stesso entusiasmo del primo giorno. Emozione, perché avverto la grande responsabilità della fiducia che mi avete accordato, una fiducia preziosa”. Lo ha detto il presidente della FIGC Gabriele Gravina, nel suo discorso in apertura dell’assemblea FIGC che lo rieleggerà a numero uno della Federcalcio per il terzo mandato.

“Vivo nel calcio da quarant’anni, ho assaporato vittorie e sconfitte, perché è così che si costruisce la maturità della vita. In questa altalena di emozioni e situazioni, una convinzione si è radicata profondamente in me: non ho mai smesso di considerare il calcio la più appagante delle passioni. Perché rende felici, e perché rafforza il senso di comunità, di cui il nostro Paese ha così tanto bisogno. Questa consapevolezza mi dona un’incrollabile fiducia morale: il calcio fa bene all’Italia, e dobbiamo continuare a testimoniarlo con forza”.


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“Se guardo indietro a questi sei anni trascorsi insieme, trovo tanti motivi di soddisfazione. Abbiamo affrontato e vinto la sfida più grande e imprevista degli ultimi settant’anni: tenere in vita il calcio italiano nel tunnel della pandemia. Ci siamo riusciti sfidando il pessimismo e il moralismo che accompagnano ogni crisi epocale, affermando il diritto alla felicità che il calcio rappresenta come la più grande e universale fabbrica di passioni del pianeta. Il risultato è stato la salvaguardia dell’economia del sistema calcistico, evitando quelle conseguenze drammatiche che altri Paesi stanno ancora pagando”.

“Abbiamo promosso trasparenza, sostenibilità e rigore economico per garantire la stabilità dell’impresa calcistica, pur in un contesto infrastrutturale arretrato e in un mercato sempre più complesso. Ci troviamo a competere con club sostenuti da ingenti flussi finanziari, spesso legati a statualità monocratiche, capaci di far lievitare ingaggi e costi ben oltre la misura”.

“Abbiamo riformato in modo deciso i meccanismi regolatori della giustizia sportiva attraverso il nuovo codice, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia e la tempestività della nostra giurisdizione domestica, presupposti fondamentali per garantire una tutela effettiva e immediata. Allo stesso tempo, abbiamo rafforzato gli strumenti per prevenire, contrastare e sanzionare offese, discriminazioni, atti di violenza e intimidazione, sia all’interno che all’esterno degli impianti sportivi. In questo contesto, abbiamo definito con chiarezza i doveri dei club, adottando uno spirito di correzione e responsabilità”.

“Abbiamo promosso l’evoluzione del calcio in linea con il cambiamento dei gusti e con i nuovi modelli di fruizione delle giovani generazioni, ponendoci come apripista nella sperimentazione di regolamenti e tecnologie in grado di aumentare la spettacolarità della competizione. Grazie, Presidente Infantino, per aver accelerato questi processi innovativi e, soprattutto, per la fiducia che hai voluto riconoscere alla nostra Federazione e all’Italia”.

“Infine, attraverso un processo costituente culminato nella riforma dello Statuto federale, abbiamo aggiornato la governance e la democrazia del calcio, andando ben oltre le previsioni del legislatore e le richieste interne al movimento. Abbiamo valorizzato il peso economico dei vari attori del sistema e rafforzato in modo significativo l’autonomia delle singole leghe. Tutto questo è stato realizzato in uno spirito di unità, non come mera adesione formale alla volontà di uno solo, ma come condivisione di un progetto comune, frutto di un equilibrio tra tutte le componenti del sistema”.

“Care amiche, cari amici, la nostra forza ci ha permesso di superare le incomprensioni, sfidare le miopie corporative, contrastare attacchi diretti e indiretti, vincere pregiudizi e, infine, smascherare le menzogne e le calunnie che, purtroppo, talvolta caratterizzano la vita pubblica nel nostro Paese. Sono convinto che la nostra autonomia dipenda dalla capacità interna di riconoscerci, ascoltarci reciprocamente e fare sintesi, presentandoci agli appuntamenti decisivi con una sola volontà, un solo progetto e un solo nome. Per questo, l’ampia condivisione è stata una condizione imprescindibile per la mia candidatura: non una semplice adesione alla mia persona, ma una comunione di intenti sulle azioni da intraprendere e sugli obiettivi da perseguire”.

“Ciò che è passato appartiene al passato, ora guardiamo al futuro. Nessuna grande idea, nessun processo riformatore può avere successo senza il contributo di tutte le componenti e di tutti voi. Il dialogo aperto, l’ascolto reciproco e la partecipazione attiva continueranno a essere i nostri principi guida. Allo stesso modo, rispetto, responsabilità e misura resteranno i pilastri della nostra educazione civile, per valorizzare al meglio le nostre differenze: professionismo e volontariato, calciatori, tecnici, dirigenti e arbitri. Il nostro obiettivo è un sistema che garantisca sia la massima competizione, essenza dello sport, sia la massima partecipazione, fonte di benessere psicofisico e sociale, come sancito dalla nostra Costituzione”.

“Insieme, continueremo a cambiare. Questa è la seconda ragione della mia candidatura: vogliamo un calcio efficiente, responsabile verso i suoi stakeholder, sostenibile, aperto alla società civile, giovane e inclusivo, libero dalla violenza e da ogni forma di discriminazione. Un punto di riferimento culturale. Questi non sono semplici slogan, ma principi concreti alla base di due documenti fondamentali: il Piano Strategico e il Piano Industriale, che definiscono obiettivi, processi e strumenti di verifica dei risultati, con cui ci misureremo nei prossimi anni”.

“Tra le azioni prioritarie di questa strategia rientrano la riorganizzazione della struttura federale per una gestione più efficace, l’implementazione di nuovi criteri economici e finanziari per il monitoraggio e l’ammissione dei club professionistici, l’ottimizzazione del progetto delle seconde squadre e la creazione dell’Accademia Federale del 2023 e sostegno alla realizzazione o al rinnovamento di cinque stadi da proporre alla UEFA per gli Europei del 2032”.

“Questo è ciò che il sistema calcio può e deve fare autonomamente. Tuttavia, ci sono riforme urgenti che richiedono l’intervento di Governo e Parlamento, sulle quali sarà necessario far sentire la nostra voce forte e unitaria”.

“Mi riferisco alla necessità che il legislatore introduca – o, meglio, reintroduca in una forma più efficace – un regime fiscale agevolato che consenta ai nostri club di tesserare calciatori di primo livello residenti all’estero. È un dato oggettivo che, anche grazie ai benefici del cosiddetto Decreto Crescita, attualmente non più in vigore, i nostri club negli ultimi due anni siano stati protagonisti nelle competizioni europee: una finale di Champions League, una vittoria in Europa League, una vittoria in Conference League, un’altra finale di Europa League e due finali di Conference League”.

“Mi riferisco, inoltre, al riconoscimento del Tax Credit per gli investimenti virtuosi nei settori giovanili e nelle infrastrutture, all’approvazione di una legge speciale per gli stadi, finalizzata a snellire la burocrazia e facilitare il finanziamento di nuove strutture e opere di rinnovamento. Ritengo fondamentale, inoltre, prevedere il reinvestimento di una percentuale dei proventi delle scommesse sul calcio in settori strategici, come il calcio giovanile, il calcio femminile e l’impiantistica, integrando al contempo percorsi di contrasto alla ludopatia. Va superato il divieto di pubblicità per gli sponsor di giochi e scommesse nel calcio, garantendo comunque tutele adeguate”.

“Altrettanto cruciale è il rifinanziamento della legge sul professionismo femminile e il completamento della disciplina sull’apprendistato. Da ultimo, chiediamo il riconoscimento della FIGC come impresa sociale, un passaggio fondamentale affinché la nostra Federazione possa operare a pieno titolo come un centro per la promozione del benessere e della coesione sociale a beneficio dell’intera comunità nazionale. Non si tratta di una richiesta meramente simbolica: il calcio è un asset strategico per il Paese e una straordinaria opportunità per gli italiani. Siamo con orgoglio uno dei motori principali della nostra economia, non solo in quanto settore tra i più redditizi per lo Stato – per ogni euro riconosciuto al calcio ne restituiamo 19,7 all’economia nazionale – ma soprattutto per il nostro impatto sociale. Il calcio è un moltiplicatore di entusiasmo, di benessere, di equilibrio sociale e di salute pubblica”.

“Questa vocazione è pienamente condivisa dalla UEFA, che ha ispirato la nostra strategia di sostenibilità 2030, articolata su undici pilastri fondamentali. Nella grande famiglia del calcio europeo, sotto la guida illuminata del presidente Aleksander Čeferin, stiamo definendo un modello di calcio proiettato verso il futuro, capace di stupire e attrarre con la sua spettacolarità sportiva, ma anche di includere e sostenere le società contemporanee”.

“Cosa significa concretamente? Significa perseguire, anche a livello globale, quella visione integrata che ci ha permesso di costruire credibilità nel nostro Paese: da un lato, rafforzare la competitività del nostro sistema in un’ottica commerciale e di intrattenimento; dall’altro, investire in una dimensione solidaristica e partecipativa. Care amiche e cari amici, è proprio questo virtuoso dualismo che ci distingue da chi immagina il calcio come un ristretto circolo di pochi che speculano sui cartellini dei campioni. Il corporativismo miope è ciò che potrebbe riportare indietro l’orologio della storia, isolando il nostro sport in una logica settaria. Noi abbiamo sfidato questa deriva, puntando su un equilibrio economico-finanziario duraturo, ma anche su un sistema di mutualità che riequilibri la distribuzione delle risorse tra i club, evitando un’eccessiva concentrazione verso le competizioni più spettacolari”.

“Perseguiremo questa strategia con ancora maggiore visione e determinazione anche nella nuova consiliatura. Dietro questa visione c’è una filosofia chiara: il calcio è eccellenza, ma al centro c’è sempre la persona, con le sue qualità, le sue ambizioni, i suoi bisogni e le sue fragilità. Il nostro sport è un sistema universale di valori e, come tale, deve farsi carico di tutti, senza lasciare indietro nessuno. Non possiamo pensare egoisticamente di trattenere solo ciò che ci conviene, scartando tutto il resto. Un calcio che abbandonasse i più deboli, come ci ricorda Papa Francesco, sarebbe un mondo di ingiustizia e discriminazione. E un arricchimento senza sviluppo non è progresso”.

“Noi non vogliamo questa deriva. Questa è la strategia che abbiamo condiviso con la UEFA e con il presidente Čeferin, a cui continueremo a offrire un sostegno convinto e sincero. Ci unisce la voglia di cambiamento, la tensione verso il futuro che qui ho voluto raccontare”.

“A questa sfida, care amiche e cari amici, vi chiedo ancora una volta di unirvi. Per parte mia, vi prometto di ascoltarvi, di impegnarmi più di quanto abbia fatto finora. Come ogni processo riformatore, non sarà un cammino privo di ostacoli. Ma se lo percorreremo con convinzione, avremo la soddisfazione più grande: sapere di lasciare qualcosa di nuovo, di bello, di libero a chi verrà dopo di noi”.

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