PianetaChampions
·3 de octubre de 2024
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Il nuovo centravanti del Napoli Romelu Lukaku ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club in cui si è raccontato tra passato e presente.
Ecco le parole, riprese da TMW:
“Sono nato ad Anversa, una città nel nord del Belgio. Mio padre era un calciatore nella massima serie belga, poi ci siamo trasferiti un po’. Da Anversa a Liegi, poi Bruxelles. Quando siamo tornati ad Anversa ho iniziato a giocare a calcio all’età di sei anni. Era a 20 minuti da dove vivevamo, non avevo la macchina, quindi sono andato in una squadra regionale. Ho giocato un anno lì, poi è arrivato il Lierse e sono rimasto lì due anni, vincendo anche il campionato belga due volte. Poi mi sono trasferito all’Anderlecht, la squadra della mia infanzia. Il mio debutto all’Anderlecht mi ha dato una sensazione fortissima, era qualcosa che sognavo da quando avevo sei anni. Quando ho visto Kompany debuttare all’Anderlecht, ho pensato che se l’aveva fatta lui potevo riuscirci anch’io. Ha le mie stesse origini, anche suo padre è congolese. E’ di Bruxelles. Anche lui ha fatto l’Academy quindi quando ha debutto mi ha spinto ad andare avanti e a provare a fare lo stesso. Ho giocato la mia prima partita e subito dopo ho pensato solo a segnare gol, cosa che ho fatto alla mia seconda presenza”.
Che tipo è Romelu Lukaku? “Da ragazzo ero molto timido, non parlavo molto, ero concentrato ad avere successo nel calcio e sono rimasto così. Quando inizialmente non conosco le persone, mantengo le distanze, ma quando le persone sono buone con me, ci metto cuore e anima e do tutto me stesso. Se vedo qualcosa di diverso, posso essere un po’ così. Questo mi è rimasto, ma sono molto calmo su tutto il resto. Gioco molto alla PlayStation. I miei figli sono la parte più importante della mia vita e sono concentrato al 100% sul calcio perché è il mio lavoro e anche la mia passione. Mi piace giocare e anche guardare un sacco di partite se non stiamo giocando”.
Ha un idolo? “Drogba, quando ero più piccolo. Poi Henry, Ronaldo e anche Anelka. Ma devo dire anche Eto’o. Sono stato abbastanza fortunato a incontrare quattro di loro su cinque nella mia carriera”.
Come arriva al Napoli? “Quando è uscita la notizia del contatto… Io sono una persona che guarda molto Instagram e c’erano tanti messaggi dei tifosi del Napoli. Poi ho parlato con Mertens, che conosco da quando avevo 17 anni. Avevo già un amico fidato che mi preparava alla vita qui. Si vede che rappresenti un’intera città e la sua gente. È fantastico da provare. Ti dà energia per dare il massimo ogni giorno. Quando vedi i giocatori, i fisioterapisti, i camerieri, e tutti quelli che lavorano qui, sono tutti veri napoletani che amano il club. Questo ti fa sentire bene ma c’è anche una grande responsabilità per dare il massimo”.
Come ha vissuto la presentazione? “Ero sopraffatto, è stato tutto così incredibile. Ho sentito un’atmosfera diversa con un’energia davvero positiva. Sì, ho segnato, ma abbiamo vinto, che è la cosa più importante. Come giocatore ora prendo le cose giorno per giorno. Cerco di dare un po’ di più ogni giorno e vedo dove mi porta entro la fine della stagione. Come diciamo in inglese, questa è la mia mentalità. Cerco di dare di più di ieri ogni volta”.
Come vive lo stacco dal campo? “Mi diverto una volta finita la stagione. Quando finisce una stagione per i primi dieci giorni vado al mare con i miei figli e mi diverto e cerco di uscire con i miei amici quando posso. Tuttavia, una volta iniziata la stagione sono dieci mesi di sacrificio in cui tutti devono dare il 100%. Vedrai il risultato alla fine. Se vinci allora vinci, se non vinci devi fare di più la prossima stagione e cercare di capire dove devi migliorare in modo da vincere quella campagna. Questa è la mia vita. Ci saranno persone che saranno così… È noioso ma non mi interessa, sono fatto così. Questa è la vita che ho condotto per diventare il giocatore che sono oggi”.
Ha imparato qualche parola o detto napoletano? “No, ma quando vado dal fisioterapista la mattina cerco di capire cosa si dicono i ragazzi ma è dura, pian piano ci arriverò. Dammi un paio di mesi poi spero di fare due chiacchiere con qualcuno quando vado al supermercato, chissà!”.