🎙️ Walker a 360°: “Lahm e Dani Alves i miei idoli. Da ragazzino ho sempre seguito il Milan. Su esultanza e tatuaggi…” | OneFootball

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·27 de enero de 2025

🎙️ Walker a 360°: “Lahm e Dani Alves i miei idoli. Da ragazzino ho sempre seguito il Milan. Su esultanza e tatuaggi…”

Imagen del artículo:🎙️ Walker a 360°: “Lahm e Dani Alves i miei idoli. Da ragazzino ho sempre seguito il Milan. Su esultanza e tatuaggi…”

Walker, nuovo difensore dei rossoneri, ha parlato a Milan TV a 360° nel format “Face Off”. Queste le sue parole:

Come ci si sente ad essere diventato un giocatore del Milan?


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“È qualcosa di grandioso, da ragazzino ho sempre seguito il Milan e adesso vestire questi colori mi rende orgoglioso e mi auguro che sarà una seconda parte di stagione positiva. Ovviamente la Champions sta andando molto bene, in campionato penso che tutti sappiamo che può andare meglio di così. Voglio condividere la mia esperienza con i più giovani per giocare con passione. Penso che questo sia ciò che dobbiamo dimostrare, è quello che meritano i tifosi”.

Hai imparato molto nel corso della tua carriera e hai deciso di aprire una tua Academy. Ci puoi dire di più?

“Da dove provengo, Sheffield, ci sono poche opportunità e percepisco che ci sono tanti ragazzi per strada che non hanno la possibilità di farcela come calciatori. Io ero uno di loro e sono stato molto fortunato a diventare un calciatore perciò ho voluto dare qualcosa indietro alla città da cui provengo. Credo che se dovessi riuscire ad aiutare anche solo una persona a realizzare i propri sogni, avrò raggiunto il mio obiettivo”.

La tua routine prima delle partite è diventata piuttosto famosa, sputare acqua dalla tua bocca. Da dove proviene questa abitudine?

“Lo facevo quando ero un ragazzino e giocavo per lo Sheffield United. Seguivo molto il wrestling e Triple H, il mio wrestler preferito. Lui decise di farlo sempre, ogni volta che saliva sul ring. Anche per me era come salire su un ring quando giocavo a calcio, perciò è diventato un rituale porta fortuna che mi sono portato dietro da allora”.

Come sei cambiato nel corso degli anni? Hai detto che quando eri al Tottenham, pesavi 5kg in meno di adesso e recentemente hai iniziato a praticare allenamento con i pesi in palestra. Che tipo di impatto ha avuto tutto ciò sul modo in cui giochi?

“Ho sentito che nel calcio moderno, guardando gli esterni che ho affrontato, non basta più solo ciò che ti ha dato la genetica. Sento che se posso aggiungere qualcosa col lavoro in palestra che mi renda più forte, veloce e più performante, è giusto che lo faccia. Ovviamente sono stato molto fortunato grazie a mia mamma e mio papà per le caratteristiche che mi hanno dato, ma si può sempre dare di più e sento che sono ancora affamato di vittorie, voglio continuare a giocare il più a lungo possibile”.

Hai già avuto modo di parlare con qualcuno che ha indossato la maglia rossonera? Se sì, cosa ti hanno detto del Club?

“Ho parlato con Tammy Abraham, gli ho chiesto com’era la città, com’è giocare per il Milan. Da fuori hai la percezione che sia un Club importante e i giocatori che ci hanno giocato, Kakà, Ronaldinho, Beckham, Maldini sono giocatori a cui mi sono ispirato. Adesso sono parte di tutto questo. Tammy mi ha detto che dovevo venire e scoprire la città e questo ha contribuito alla mia decisione”.

Se guardi agli inizi e ti rivedi allo specchio adesso, senti di essere andato oltre i tuoi sogni o no?

“Al 1000% penso di essere andato oltre i miei sogni. Da piccolo giocare per lo Sheffield United era il mio sogno, ci sono riuscito a 18 anni. Poi ho avuto anni grandiosi al Tottenham, però senza effettivamente raggiungere e vincere ciò che avremmo dovuto. Per poi andare al Manchester City e vincere 17 trofei negli ultimi 7 anni: è stato qualcosa di incredibile, specialmente il traguardo più importante, ovvero la Champions League che siamo finalmente riusciti a vincere, facendo il Triplete. Già gli ultimi 7 anni sono stati più che abbastanza, ma tutta la mia carriera, il solo poter giocare a calcio, poter fare il lavoro che amo, è stato un sogno che si è realizzato”.

Sei nato il 28 maggio, giorno significativo per il Milan che nel 2003 ha vinto la sua sesta Champions League a Manchester. In un certo senso era destino che tu giocassi qui?

“Guardando indietro ad adesso, può darsi. È un giorno molto importante per me e per questo grande club. Speriamo possano esserci altre finali di Champions in arrivo e che si riesca a scrivere ulteriormente la storia”.

Cosa ti aspetti dai tifosi, dallo stadio?

“Ho visto i video su YouTube e TikTok. I tifosi qui sono incredibili, hanno una grandissima passione, si vive per il calcio qui. Ed è stato uno dei motivi principali della mia scelta. Ho ancora voglia di sentire la passione per il calcio. Si tratta di qualcosa che tutti abbiamo, che tu sia giocatore o tifoso. Per loro cantare allo stadio, intonare cori e supportarci in casa ed in trasferta significa davvero tutto. Devono continuare perché ci servirà una grande spinta fino a fine stagione per concludere al meglio.

Il numero 32 è stato indossato da un importante calciatore inglese David Beckham. Come mai hai scelto questo numero?

“Prima di tutto perché è stato il numero di David Beckham. Ho visto che era disponibile, essendo inglese ed essendo che lui è un’icona per me e per il nostro paese, spero che non gli dispiaccia. Oltre ciò richiama anche la maglia numero 2 che ho indossato per tutta la mia carriera, perciò anche avere il 2 vuol dire tanto per me”.

L’ultima volta a San Siro hai anche giocato da portiere. Riviviamo quel momento insieme?

“È stata un’esperienza diversa, la scelta era tra me e John Stones. Io e lui abbiamo sempre preso in giro i portieri quando non paravano, perciò il Mister ci ha messo alla prova e ha scelto me per andare in porta. Vorrei farlo di nuovo? Probabilmente no, è stato molto difficile ma è stato un ruolo chiave che ho dovuto giocare per la squadra. Sono riuscito a cavarmela su quella punizione e adesso a dire il vero non mi ricordo nulla. Pressione sui portieri? Da difensore con il portiere hai bisogno di avere una bella relazione: siamo l’ultima linea di difesa e si tratta di motivarli, voglio spingere i compagni a diventare migliori e ci dobbiamo assicurare che in tutta la squadra si possa fare affidamento l’uno sull’altro. Questi piccoli banter (scherzi amichevoli) come li chiamiamo in Inghilterra vanno sempre bene e assicurano che ognuno ogni giorni dia il 110% in allenamento e che ciò poi si possa vedere anche in partita”.

Se avessi solo una possibilità di ringraziare qualcuno, chi sceglieresti nella tua vita?

“Direi mio nonno, che è venuto a mancare. Se potesse vedere ciò che ho raggiunto… È stato il primo a portarmi a vedere le partite dello Sheffield United e a farmi vivere il calcio, a regalarmi l’abbonamento. Quindi è grazie a lui che ho avuto la possibilità di guardare la mia squadra da ragazzo”.

Da piccolo hai giocato in attacco. Come hai fatto a trasformarti progressivamente in terzino destro e grazie a chi?

“È stato un allenatore allo Sheffield, Sam Safe. Non giocavo da punta, ci ho messo un po’ a crescere, ero piccolo ma veloce perciò gli avversari mi spingevano via dal pallone. I difensori erano molto più grandi. Il nostro terzino destro si infortunò e il Mister mi chiese se volessi giocare lì. Ero veloce, potevo difendere bene perché ho giocato molto calcio di strada, molti 1 vs 1, è andata bene e due mesi dopo ero in prima squadra, quindi è stata una sorta di coincidenza. Sembrava che quel ruolo facesse per me, mi sono divertito e mi è piaciuta la sfida, mi è piaciuta l’idea di andare 1 vs 1 contro gli avversari e mettermi alla prova”.

Idolo da ragazzo? Ne hai uno oltre il calcio?

“Ho guardato molta Premier League, oltre a ciò Dani Alves, è qualcuno a cui mi sono ispirato, Philipp Lahm, l’ho già detto in un’intervista che se si potessero unire i due giocatori in uno si avrebbe il terzino destro totale. Pensando ad adesso cerco di adattare le mie qualità e caratteristiche, le cose che posso migliorare e semplicemente assicurarmi di essere la miglior versione di me stesso e spero che un giorno le persone si ispirino a me e dicano ‘voglio essere come lui’!”.

Hai tanti tatuaggi: quali sono quelli che ami o consideri di più?

“Direi quelli sulla mia gamba sinistra, perché è un viaggio nel mio calcio tra le squadre per cui ho giocato: c’è il logo del Tottenham, dello Sheffield United, Man City, adesso dovrò fare quello del Milan. Mostra il viaggio della mia carriera e ciò che ho raggiunto nel lavoro che amo”.

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