Calcionews24
·7 avril 2025
Antognoni: «I 10 come me nel calcio di oggi non li vogliono più; quello che provo per Firenze è speciale, una volta l’Avvocato mi disse…»

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·7 avril 2025
Giancarlo Antognoni ha rilasciato una lunga intervista a la Gazzetta dello Sport in cui si è raccontato a 360°: di seguito le parole dell’ex numero 10 della Fiorentina.
IL CALCIO ENTRA NELLA SUA VITA – «Nel primo ricordo mi vedo correre avanti e indietro nel bar di mio padre Gino, a Piazza Birago, a Perugia. Era un Milan Club: tutti riveriani. Rivera era il mio idolo. La prima partita dal vivo l’ho vista a Bologna, avrò avuto dieci anni. Partimmo in pullman, fu una giornata lunga. Vinse il Milan, tornai a casa felice. Il verde del campo, il pallone bianco, la gente sugli spalti: ai miei occhi era una meraviglia.»
IL SUO LEGAME CON LA FIORENTINA – «Quello che io provo per Firenze è qualcosa di speciale. E l’amore che Firenze mi ha regalato non si può spiegare. Ne sono orgoglioso, ma so che è anche una responsabilità.»
LA PARTITA PERFETTA CON LA FIORENTINA – «Fiorentina-Roma 3-1, aprile 1980. Due gol miei su punizione, un autogol di Santarini provocato da un mio tiro: quella domenica mi riusciva tutto.»
LA PARTITA IN NAZIONALE – «Amichevole a Liegi nel 1977, Belgio-Italia 0-1, gol mio. È la partita del debutto in azzurro del mio amico Paolino Rossi.»
IL DEBUTTO IN NAZIONALE – «Contro l’Olanda di Cruijff, mica con un’avversaria qualunque. Era la Nazionale di Bernardini, impegnato a lanciare una nuova generazione e a preparare il passaggio di consegne a Bearzot, per me un padre.»
LA FORTUNA E LA SFORTUNA AL MONDIALE 1982 – «Mi infortunai in semifinale contro la Polonia. Volevo segnare anch’io. Qualche giorno prima, al Sarrià contro il Brasile, mi era stato annullato un gol per fuorigioco. Il gol era regolare, me l’ha confidato di recente il presidente della Fifa, Infantino, e l’arbitro Klein. Saperlo con certezza è stato pure peggio…»
L’INFORTUNIO E LA CARRIERA – «Mi sono infortunato due volte in maniera grave. Nel febbraio del 1984, tibia e perone: rimasi fuori più di un anno e mezzo e quello stop incise sul mio finale di carriera. E prima nel novembre del 1981, in uno scontro con Martina, il portiere del Genoa. Svenni, mi si fermò il cuore, fu decisivo l’intervento del massaggiatore, che mi salvò la vita. Venni operato alla testa, rimasi fuori quattro mesi. E quell’anno perdemmo lo scudetto. Non voglio essere presuntuoso, perché venni sostituito in maniera egregia da Miani, ma saltai praticamente metà campionato e forse con me in campo qualche punto in più l’avremmo fatto. E avremmo vinto lo scudetto. Invece fu la Juve a prenderselo all’ultima giornata.»
L’OFFERTA DELLA JUVENTUS – «Sì, nel 1978, dopo il Mondiale in Argentina. La Juve fece un’offerta ufficiale, valutai pro e contro e alla fine non accettai. È stata una mia scelta, non ho rimpianti. Anni dopo, al Mondiale di Spagna, l’Avvocato Agnelli, che mi stimava molto, mi incrociò nell’hotel di Madrid dove eravamo in ritiro e mi disse: “Antognoni, lo sa che lei è stato l’unico a rifiutare la Juventus?”»
IL SUO RUOLO ALL’UNDER 21 AZZURRA – «Mi sento a casa. Ho vestito due maglie: quella della Fiorentina e quella dell’Italia. È un privilegio poter accompagnare questo gruppo verso l’Europeo in Slovacchia. Non vinciamo il torneo dal 2004: 21 anni, troppi. Dobbiamo provarci.»
LA CONCORRENZA NEL TORNEO – «Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda vanno temute, ma ci siamo anche noi.»
IL PESO DELL’UNDER 21 AZZURRA – «Il c.t. Nunziata ha fatto crescere un gruppo di qualità, in squadra c’è affiatamento. E ragazzi di ottime prospettive. Ghilardi e Coppola, quel cagnaccio, e lo dico per sottolineare il suo temperamento, di Pisilli; un centrocampo impreziosito da Miretti, Prati e Fabbian, la fantasia di Baldanzi, i fratelli Esposito. Mi piacerebbe vederli giocare tutti in A o in B con continuità, ma ciò non è possibile ed è un peccato: solo giocando si migliora.»
COME SI RIVEDREBBE OGGI NEL CALCIO MODERNO – «In qualche gesto di Calhanoglu, dribbling stretto e tiro potente. Ma la verità è che i 10 com’ero io non li vogliono più. Io facevo il 10 e anche la mezzala. Oggi gli allenatori mi farebbero giocare esterno, oppure dietro la punta nel 4-2-3-1.»
RITORNO AL CALCIO OGGI – «Per un attimo, poi mi concentrerei sul pallone: il calcio di oggi impone di pensare in fretta.»