Juventusnews24
·5 février 2025
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·5 février 2025
Archiviato lo 0-2 di Juventus Benfica, i bianconeri si concentrano sui prossimi impegni di Champions. L’11 febbraio sono attesi dal PSV per giocarsi i playoff. Di questo e non solo ha parlato in esclusiva per Juventusnews24 l’ex attaccante Fabio Bazzani.
Che partita si aspettava col Benfica e le chiedo anche se si aspettava una prestazione così poco incisiva della Juventus considerando che era anche reduce dalla sconfitta col Napoli e serviva un segnale
«Ma sì, serviva un segnale però poi non è detto che se serve un segnale riesci a darlo, la Juve è una squadra che in questo momento non ha grosse certezze e quindi ha trovato una squadra che ha giocato meglio, che ha meritato la vittoria e che l’ha messa in grande difficoltà. Quindi insomma, secondo me c’è poco da dire su quella partita lì se non riconoscere che il Benfica è stato nettamente superiore e che è in un momento migliore di quello della Juve che in ogni partita non sa cosa aspettarsi perché non è ancora riuscita a trovare una certa continuità. Quando non hai certezze e trovi un avversario più forte che ti fa pesare le tue difficoltà, diventa complicato ecco. Quindi insomma, quella partita la ridurrei su questo ecco, che ha trovato un avversario in questo momento che si è dimostrato più forte, che ha giocato meglio e ha meritato la vittoria».
Nel primo tempo di Juventus-Benfica i bianconeri sono apparsi come una squadra slegata, questo dipende secondo lei dalle idee non chiare che l’allenatore trasmette al collettivo? Inoltre secondo lei con la sconfitta rimediata contro i portoghesi si può parlare di crisi Juve?
«Non so, slegati credo sia dovuto al fatto che è una squadra che comunque sia cambia ruolo spesso ai giocatori. Alcuni vanno fuori posizione perché magari ci sono delle mancanze, degli infortuni quindi è un po’ quello che dicevo prima; non è ancora riuscita a trovare una sua identità. Sicuramente come tutti devono far meglio, anche l’allenatore deve riuscire a incidere un po’ di più però credo che questa slegatura sia dovuta a questo. Non ha ancora trovato una formazione base, una formazione tipo. È anche vero che è stata falcidiata da tanti infortuni quindi molte volte i giocatori vanno ad interpretare dei ruoli che magari non sono proprio i loro e soprattutto non riesce mai a giocare con una formazione uguale da una partita all’altra. Questo quindi comporta quello che dicevo prima, quando vai in campo non sai mai su quali basi o su quali certezze aggrapparti. Allora sai, se sei qualitativamente superiore all’avversario, con delle giocate individuali, con degli sprazzi di partita riesci a sopperire a queste mancanze se però poi trovi un avversario che è qualitativamente come te o più forte di te e in un miglior momento, diventa difficile ecco. Credo che sia una serie di questi fattori, giocatori che devono adattarsi a situazioni non loro, infortuni e anche sicuramente una condizione psicologica della squadra non ottimale. Nella Juve penso che in questo momento ci sia più sfiducia che fiducia. Crisi? Sicuramente è una squadra che deve far meglio, in campionato deve necessariamente recuperare qualche posizione, in champions ha secondo me, non dico l’obbligo però deve necessariamente, quantomeno, passare i playoff perché è comunque una squadra, che è vero che si è ringiovanita ma è anche vero che ha investito tanto. Ha preso giocatori pagati una certa cifra e che reputi quindi che abbiano un valore di un certo tipo. Crisi non lo so, non lo devo dire io, lo deve dire chi gestisce eventualmente questa squadra, questa società rispetto alle aspettative che ci sono. Sicuramente è una Juve che deve far meglio».
Ai playoff la Juventus incontrerà il PSV, quante chance hanno i bianconeri di staccare il pass per gli ottavi di Champions?
«La Juve ha chance, ci mancherebbe, anche se il PSV è cresciuto rispetto a quello che hanno incontrato i bianconeri a inizio Champions League. La squadra di Motta dal momento che recupera qualche giocatore, ha messo dentro altri acquisti dal mercato quindi è una squadra che ha, comunque sia, tutte le possibilità di passare il turno con il PSV. È chiaro che deve, anche adesso in campionato, trovare qualche risultato che le dia un po’ di fiducia, che le dia un po’ di entusiasmo per arrivare a giocare le partite perché poi questo fa la differenza. È chiaro poi che l’ambiente in questo momento non è contento, si sono sentite contestazioni, fischi, quindi non è che si lavori sicuramente in un clima positivo per questo dico che, almeno dentro lo spogliatoio, se arrivassero dei risultati positivi in campionato ti farebbero arrivare ai playoff di Champions League con un umore migliore».
Pensa che la scelta di affidare la panchina della Juventus a Thiago Motta, in un momento in cui occorreva invertire un trend negativo, sia stata la mossa giusta?
«Sì sì, secondo me è stata una mossa giusta perché Thiago Motta lo reputo un ottimo allenatore quindi non rinnego quello che dicevo questa estate e cioè la scelta di aver puntato su un allenatore bravo. Che stia avendo delle difficoltà è innegabile, per lui è anche la prima volta che deve gestire una squadra di quel tipo ma soprattutto anche una squadra impegnata nelle coppe dove chiaramente hai poco tempo per lavorare, devi più che altro gestire determinate situazioni e quindi ci sono insomma tante cose. È un allenatore bravo ma comunque giovane che si confronta per le prime volte con tali pressioni, con la gestione di un club di un certo tipo e che, ripeto, ha l’impegno settimanale. Per lui è quindi tutto nuovo, non è stato sicuramente fortunato nella marea di infortuni che ha avuto che lo hanno certamente un po’ destabilizzato, è chiaro però che visto che è stato scelto e preso da allenatore bravo, perché Thiago Motta è bravo, è normale che ci si aspetti che trovi più in fretta possibile le soluzioni quantomeno per rendere la Juve più competitiva».
Si può dire che il vero problema della Juventus, al di là di Motta che ha la sue responsabilità, sia la mancanza di persone, giocatori, uomini di personalità, di carattere che riescono a gestire il peso della maglia in campo?
«Sì, assolutamente. È un fattore da tenere in considerazione che non vale solo per la Juventus, noi stiamo parlando dei bianconeri ma non vale solo per loro. Son diverse le squadre che sono mancanti in questo cioè nel riuscire a trovare uno zoccolo duro che possa gestire determinati momenti delle partite ma anche delle settimane. Perché poi è vero che l’allenatore si prende carico di tutto, è il principale responsabile e Motta ha sempre dimostrato di poter essere un leader in questo però quando vai in questi club ci vuole anche, secondo me, qualche giocatore che faccia capire in generale al gruppo di che squadra e di che storia si sta parlando. La Juve essendo una squadra giovane e che ha fatto acquisti magari anche buoni però giovani e stranieri dà quell’idea da quel punto di vista; secondo me, è un po’, adesso allargando il discorso, un problema che ha anche il Milan. Quello di non avere quello zoccolo duro italiano, di non avere quello spogliatoio che possa aiutare l’allenatore a far capire dove ci si trovi ecco. Anche questo, quindi il fatto di avere una squadra giovane, che veste la maglia della Juventus non è sicuramente una cosa da sottovalutare. Io credo che qui la leadership sia stata data all’allenatore, è chiaro che Thiago Motta è stato costretto ad affrontare innumerevoli difficoltà: infortuni, il fatto che per la prima volta anche lui si trovava a gestire un certo tipo di squadra che è un impegno e quindi diciamo che poi sono state fatte scelte forti, di un certo tipo. Tutto questo fa sì che la Juve la vedi una squadra ogni tanto un po’ fragile dentro al campo dove difficilmente trovi chi la prenda per mano e le indichi la strada ecco.».
Secondo lei Vlahovic ha voglia di cambiare aria e lasciare la Juventus o è in un certo senso spinto dalla poca fiducia che gli sta accordando Motta? Le chiedo anche quanto possa essere percorribile ad oggi, secondo lei, la pista Arsenal per il serbo
«Io non lo so se Vlahovic ha voglia di lasciare la Juventus perché non sono vicino al giocatore per poterlo dire, sicuramente vedo che qualche difficoltà, non dico di rapporto però di intesa c’è. Che Vlahovic non sia forse il centravanti preferito nelle caratteristiche di Thiago Motta questo sì, che Vlahovic abbia sicuramente, non dico sofferto però pagato un po’ questa cosa e che non ci sia un feeling calcistico straordinario mi sembra che sia il campo che lo stia dicendo. Poi dopo quelli che sono i pensieri del serbo o le sue aspettative anche dopo l’arrivo di Kolo Muani, io questo non lo so però di sicuro è un rapporto calcistico che ad oggi non ha dato grandi risultati, questo sì. Non so se la pista Arsenal possa essere concreta oppure no, il mercato lo guardo ma non è che lo approfondisca. Dico che Vlahovic è un giocatore che per caratteristiche tecniche ha bisogno di finalizzare, ha bisogno di essere fornito con una certa continuità. Se lo chiami fuori a legare il gioco è chiaro che non esalti forse le sue caratteristiche, quindi non lo so, ripeto, valuterà lui eventualmente o la squadra che dovrà prenderlo il tipo di garanzie che ha. Ormai lo abbiamo in Italia da tanti anni e conosciamo quelle che sono le sue caratteristiche, sicuramente è più decisivo e diventa più importante se gioca negli ultimi 25/30 metri ad attaccare l’aria di rigore, ad attaccare la profondità che non spalle alla porta a legare il gioco, a pulirlo o a dover mandare gli altri ecco».
Kelly Juventus: è fatta. Cosa ne pensa del nuovo difensore?
«È un giocatore che può dare una mano però non puoi pensare che ti risolva i problemi, è chiaro che ci voleva perché la Juve è veramente corta dietro. Dagli infortuni di Bremer a quello di Kalulu però ripeto, poi è un contesto che deve crescere perché non si può pensare che un giocatore, seppur bravo, da solo a gennaio ti venga a risolvere i problemi. Deve essere necessariamente supportato dalla squadra, lui ti può venire a dare una mano ma è la squadra che deve poi aiutare l’ingresso di un nuovo giocatore perché deve ambientarsi a un nuovo spogliatoio, a un nuovo gruppo, a un nuovo campionato. Quindi ripeto che la differenza la fa come il gruppo poi riesca ad assorbire questi inserimenti e a salire di livello. Se fa questo ti può dare una mano però, sottolineo, pensare che un giocatore, a gennaio soprattutto, possa risolvere i problemi di una squadra, è difficoltoso però è sicuramente un buon acquisto di cui la Juve aveva bisogno perché è chiaro che dietro era rimasta davvero contata. Tanto più che dei centrocampisti devono fare i difensori centrali o delle ali devono fare i terzini, insomma anche questo la dice lunga sulla situazione».
Qual è la squadra di Serie A che fin qui l’ha impressionata maggiormente?
«È chiaro che il Napoli sta facendo un campionato straordinario però rimanere sorpresi da una squadra di Conte che comunque ha dei valori, è difficile. Sta facendo un qualcosa di importante, credo che ad oggi la squadra che mi sta impressionando di più, per la scalata che sta facendo perché non era scontato, è proprio il post Thiago Motta cioè il Bologna. Perché ha raggiunto un livello di prestazioni, un livello di rendimento molto alto, è una squadra che è cresciuta tantissimo e non era scontato perché l’eredità da raccogliere per Italiano a Bologna era un’eredità difficile. Thiago Motta aveva fatto un lavoro straordinario, quasi unico invece la squadra sta quasi facendo meglio dell’anno scorso, sta giocando con una personalità importante e quindi dico il Bologna. Non era però nemmeno scontato vedere un Napoli così, subito pronto a insidiare lo scudetto all’Inter ecco».