Ranieri: “Resto solo se conto” | OneFootball

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·10 avril 2025

Ranieri: “Resto solo se conto”

Image de l'article :Ranieri: “Resto solo se conto”

Il Messaggero (G. Lengua, S. Carina, A. Angeloni) – Ranieri si racconta alla vigilia del derby: il nuovo allenatore è “vicino”, finire quarti è un’impresa “difficile, anche se è bello essere lì e lottare”. Nessuna rivoluzione per la Roma del futuro: “Va ritoccata, servono uomini che facciano gol”. Il tecnico si vede ancora protagonista: “Il futuro esiste e non può non prevedere me come figura centrale”. Ecco l’intervista completa:

Partiamo dalla Juve? Molti hanno visto le sue scelte come troppo conservative. Le rifarebbe?


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“Sì, rifarei tutto. Conosco lo spogliatoio e so chi mi può dare ciò che cerco. Il problema è che inizialmente non abbiamo tenuto la palla per progredire. Sapevamo che sarebbero partiti forte, ma volevamo farlo anche noi. Le scelte erano tutt’altro che conservative: la mia idea era di prenderli alt Diamo merito alla Juve che mettendo due giocatori tra le linee, ha fatto ciò che di solito facciamo noi. Ma guardiamo tutto: Tudor quando ha fatto i cambi ha messo dentro 120 milioni. La scelta conservativa, invece, l’ho fatta quando ho giocato con il 5-4-1 contro il Napoli in casa”.

Non è proprio possibile vedere Shomurodov e Dovbyk insieme?

«Vero, funzionano e sono molto compatibili perché Eldor è una seconda punta, non è egoista, è un generoso per natura. A volte gli chiedo di tirare in porta più spesso. Il problema è che se li schiero entrambi dall’inizio, poi se devo cambiare la partita… mi attacco. Bisogna valutare tutto e non è detto che non possano giocare insieme».

Il giorno che ha messo di nuovo piede a Trigoria pensava che dopo tre mesi sarebbe stato dove è adesso?

“Sono sincero, dopo una settimana ho pensato che l’avrei rimessa a po-sto. Dentro di me lo sapevo ma non ci pensavo. La squadra mi dà tutto. Se non trovo il feeling, non va. È stato facile trovarlo”.

Questa rincorsa eccezionale non rischia di trasformarsi in una delusione se la squadra non raggiungerà la Champions?

“Ho capito, ma è bello starci. A me ha fatto molto piacere un signore che ho incrociato per strada e mi ha detto “grazie per averci ridato la dignità”. Non c’è complimento migliore. Abbiamo rimesso la Roma dove doveva stare, dove i Friedkin vogliono che stia, lassù: una volta si lotta per la Champions, una per lo scudetto, questo ha chiesto la proprietà fino a quando ci ho parlato io all’inizio. Poi che possa diventare un boomerang o che abbiamo spinto troppo, ci sta. Ma come vale per noi, vale anche per gli altri. Rimangono 21 punti, vediamo che succede”.

Il derby come si incastra in questo contesto? Il pareggio stavolta non va bene.

“Ma non va bene mai, neanche alla Lazio. Il derby è derby, è bello che valga qualcosa e che si stia lassù insieme, che ci sia sana competizione”.

Domenica per la prima volta è sembrato che volesse smarcarsi dal ruolo che l’attende in futuro.

“No, no. Io sarò senior advisor, e mo’ traducetelo come ve pare (ride, ndr). So che sarò un punto di riferimento per loro, consiglierò cosa è giusto e cosa non lo è, ma poi a decidere è la proprietà. Credo sia per tutti così”.

Ok, però un conto è consigliare, un altro dirigere. Quando le venne fatto il nome di Burdisso da inserire eventualmente in società, rispose un po’ stizzito “E io che ci sto a fare?”

“Scusatemi, ma se arriva un dirigente sopra di me, io che ci sto a fare? I tifosi devono stare tranquilli, io non scappo. Scappo solo se non conto. Non farò il parafulmine di nessuno”.

Che vuol dire?

“Che se non decido e non mi sento importante, io non faccio il parafulmine, me ne vado. Oggi mi sento al centro del progetto. Nel momento in cui mi sentissi al lato di questo, arrivederci e grazie”.

Scusi, ci sono avvisaglie?

“Ma no. Perché, i tifosi hanno paura che lasci?”.

Beh, durante le conferenze affermava di comportarsi e di pensare anche da dirigente.

“Da più parti è stato scritto che sarò dirigente, allora vi sono venuto dietro. Ma la dicitura è senior advisor”.

Come si concilia il fatto di essere al centro del progetto senza la presenza quotidiana a Trigoria?

“E che c’entra? Non è che devo stare sempre qui come oggi da allenatore che entro alle 8 ed esco alle 14. Non serve. Devo avere chiara la situazione, farla quadrare bene, mettere il futuro allenatore nelle condizioni migliori e poi stop. Ho detto che viaggerò? Sì, se avrò la possibilità di ritagliarmi una settimana libera, non mi volete far fare nemmeno un viaggetto?”.

E chi metterà la faccia?

“La faccia sarà sempre la mia finché sarò al centro del progetto. Quando dico che non sarò il parafulmine di nessuno, è solo perché se mi renderò conto di non essere ascoltato, che ci sto a fare?”

E se invece i Friedkin le chiedessero una presenza quotidiana, accetterebbe?

Ma sì, non è questo il problema. Non è l’etichetta o la dicitura che mi farà stare qui o meno ma se sarò una persona ascoltata o non ascoltata. Il resto, se sono un diri-gente, un consigliere, non mi interessa molto. Mi interessa invece capire se quando dirò che va fatta una cosa per il bene della Roma, sarò seguito”.

Una cosa che le darebbe la sensazione di non essere ascoltato, potrebbe essere quella di puntare su un allenatore non indicato da lei?

“L’allenatore non è scelto da me, non funziona così. Se ho fatto una lista di nomi, con pregi e difetti, sta anche ai Friedkin deciderlo”.

Quando si consegna una lista del genere, quanto è lunga?

“Ghisolfi ed io abbiamo seguito il modello inglese. Siamo partiti da 7-8 nomi per arrivare a 3-4”.

La lista è stata consegnata?

“Da mo’”.

E i Friedkin hanno scelto?

“Siamo vicini, molto vicini”.

È fiducioso che sia un allenatore alla Ranieri?

“Sono convinto che arriverà un buon allenatore».

Perché ha detto che “all’inizio potrebbe non piacere?”

“Perché tante volte a Roma si pensa che arrivi questo o quell’altro e poi i fatti sono diversi. Chiunque arrivi, lasciamolo lavorare. Ora ho detto di prendere un tecnico da Roma e andiamo avanti. Si deve cambiare quando allenatore e squadra non sono più all’unisono. Ma finché c’è il feeling, e queste cose si vedono in campo, si continua insieme. Non esiste sta cosa del ‘giocatore X che ha mandato via un tecnico’, non esiste, ve lo assicuro”.

A Genova nel 2010 quando passaste dal 3-0 al 3-4 e lei rassegnò le dimissioni, questo feeling venne meno?

“Certo, per quello dissi che mi dimettevo prima da tifoso che da allenatore”.

I ragazzi le hanno mai chiesto di restare?

“Sì però ho risposto, “no grazie””.

È così faticoso allenare alla sua età?

“Ma no, mi avete detto prima che sono ringiovanito. Appena mi ha chiamato la Roma sono cambiato da così a così, in meglio. Il cervello va velo-ce, ci si sente di nuovo giovani”.

Nel girone di ritorno la Roma è da scudetto. Non c’è il rischio di iper-valutare la rosa?

“Va migliorata, per cercare di centrare le coppe. Ogni stagione fa storia a sé. Molti dicono “se Ranieri fosse arrivato prima”, ma questo poteva valere nel 2009, con sole due partite e zero punti. Alla fine ne bastavano uno o due in più, ancora non c’era tutta la storia che si è sviluppata qui quest’anno. Ma con De Rossi che va via, Juric che non trova l’alchimia giusta, i ragazzi hanno trovato uno che ha dato loro fiducia e con me la squadra ha reagito e messo il turbo. Sono venuto qui per amore”.

Che tipo è ten Hag? Simpatico?

“Ci credete che non lo conosco? Mai incontrato. Ho letto che sarei andato a cena con lui. Mai visto. Credetemi, vi prego”.

Ci crediamo, anche perché l’altra volta quando abbiamo paventato che ci raccontasse qualche bugia bianca se l’è presa un po’.

“Non me la sono presa. Ma io non racconto bugie”.

Nemmeno qualcuna a fin di bene? Dobbiamo credere che a Gasperini non abbiate mai pensato?

“Certamente, ho sempre detto che più bugiardi dei calciatori ci sono soltanto gli allenatori ex calciatori (e scoppia a ridere, ndr). Torno serio, signori miei andate a chiedere a qualsiasi allenatore se sarebbe felice di allenare la Roma. Chi vi risponderebbe di no?”

Ma almeno con lui non avete analizzato in profondità la questione?

“La lista? E fatemeli sapè pure a me ‘sti nomi, così mi rendo conto. Datela pure a me questa lista! E’ come per ten Hag. E non posso neanche dire che c’è andato mio fratello a cena con lui. Mi somiglia, è vero, ma stava male e per qualche giorno non è uscito di casa”.

Ci dice soltanto se il nuovo tecnico sarà italiano o straniero?

“No, dopo vi imbroglio tutto. Fate i bravi”.

Ha detto che la squadra va migliorata. Quindi non rivoluzionata?

Sì, non va rivoluzionata. Vi faccio un esempio: state scrivendo, giustamente, che la Roma segna poco. Per il prossimo anno, quindi, dobbiamo prendere calciatori che sappiano fare gol”.

Uno che prima li faceva e ora ne fa di meno è Pellegrini.

“È uno dei centrocampisti più forti d’Italia, non ho nessun dubbio e nessuno può smentirmi. Ripartire da lui anche l’anno prossimo? Dipende da Lorenzo. Io lo stimo”.

Cosa gli direbbe da “consigliere”?

“Di fare bene queste 7 gare. Forse sbaglio, ma insisto con lui su questa cosa dei colpi che riceve. Ormai non ti fischiano più niente, Lorenzo è rimasto agli arbitri di prima. Oggi ci sono episodi da lotta greco-romana”.

A Empoli ad esempio è tra i migliori in campo, poi lei non lo fa giocare a Bilbao. Un calciatore non ne soffre?

“Sì, può e deve soffrirne, ci mancherebbe. Deve soffrirne ma deve reagire. Dico sempre ai miei che se l’allenatore non ti vede e tu ti abbatti, mi dai ragione. Devi lottare, dimostrare, poi anche il più tarpano degli allenatori ti schiera. L’unica cosa che non posso contestargli è l’impegno: se lo vedeste in allenamento, è sempre il migliore”.

Vale per tutti questo concetto? Koné e Paredes ad esempio.

“Le mie esclusioni durante la stagione sono dovute semplicemente al voler mettere in difficoltà l’avversario”.

Il derby al quale rimane più legato?

“Mi fa piacere aver vinto dei derby, ma è acqua passata. C’è un progetto meraviglioso davanti a noi, a cui abbiamo riaperto le porte, la possibilità di arrivare in Champions League: onestamente, come numeri, è difficile. Non mi piace prendere in giro i tifosi, ma proveremo a dare tutto”.

Cosa risponde a chi dice che lei è più fortunato che bravo?

“Che ha ragione”.

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