Bologna vince la Coppa Italia, Torino al palo: il modello Sartori smaschera l’alibi Cairo | OneFootball

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CuoreToro.it

·15 Mei 2025

Bologna vince la Coppa Italia, Torino al palo: il modello Sartori smaschera l’alibi Cairo

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Ieri sera il Bologna ha trionfato in finale di Coppa Italia contro il Milan, completando un biennio straordinario. Dopo la qualificazione in Champions League, la squadra felsinea ha coronato il suo percorso con la conquista della coppa nazionale. Un risultato che conferma la bontà del progetto tecnico e societario, guidato da una figura chiave: Giovanni Sartori.

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Vincenzo Italiano portato in trionfo dopo la vittoria in Coppa Italia


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Facciamo un passo indietro di 20 anni. Era il 2005 quando Urbano Cairo, fresco di promozione in Serie A con il Torino, prometteva di riportare il club ai fasti dell’era Pulici. Da allora, però, la realtà racconta un’altra storia: stagioni mediocri, retrocessioni e un'infinità di alibi legati al "gap di fatturato" con le big del campionato.

La favola dell’Atalanta ha incrinato quel primo alibi

Con risorse economiche limitate ma una visione chiara, investimenti mirati e la guida competente di Sartori e Gasperini, la Dea è diventata una presenza fissa in Europa, fino alla recente vittoria dell’Europa League.

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Giovanni Sartori

Cairo ha minimizzato anche quel caso, attribuendo i successi atalantini esclusivamente al "fattore Gasperini", allenatore che – a suo dire – aveva tentato di portare a Torino, senza successo. Ma la Coppa Italia conquistata dal Bologna, con Sartori ancora protagonista, ha frantumato anche questa giustificazione.

Il Bologna, infatti, ha un monte ingaggi inferiore a quello del Torino: 35 milioni contro i 44 del club granata. Dunque, non è solo questione di soldi, ma di come vengono spesi.

Giovanni Sartori, che ha rifiutato il Torino dopo aver percepito la scarsa autonomia operativa che avrebbe avuto sotto Cairo, ha dimostrato che si può costruire valore tecnico anche vendendo i pezzi migliori, a patto di avere competenza e libertà decisionale. Al suo posto, Cairo ha affidato il ruolo di Direttore Sportivo a Davide Vagnati, protagonista di un imbarazzante litigio pubblico con Juric nel quale ha insultato lo stesso Presidente e autore di una serie di acquisti che manco su “scherzi a parte”. Eppure, il suo contratto è stato rinnovato.

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La marcia del 4 maggio

Intanto, i tifosi del Toro si stancano. L’ennesimo decimo posto viene ancora difeso come un traguardo accettabile, mentre nuove realtà come Como e le neopromosse dalla Serie B minacciano di alzare ulteriormente l’asticella.

Basta con i proclami di rafforzamento last minute, con il mantra dei "prestiti da confermare", con l’idea che il Torino sia solo un trampolino di lancio verso club più ambiziosi. Questo messaggio, trasmesso dalla società, è arrivato forte e chiaro anche ai giocatori: a Torino non si sogna, si sverna.

L’apatia gestionale ha svuotato la società anche di attrattiva commerciale: il Torino è oggi una scatola vuota, sempre meno desiderata da potenziali investitori, e sempre più mal tollerata dalla propria tifoseria.

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Urbano Cairo, Presidente del Torino Fc

Presidente non si rende conto di gestire una scatola vuota, neanche tanto ambita da potenziali acquirenti? Non si rende conto che la sua permanenza è ormai a dispetto dei Santi?

Che i tifosi non ne possano più lo hanno dimostrato, se ancora ce n’era bisogno, i ventimila che hanno marciato il 4 maggio per le vie cittadine.

A questo proposito consentite ad un vecchio tifoso una nota polemica: il fatto di essere diversamente giovane fa sì che io ormai conosca parecchia gente e vi posso assicurare che la stragrande maggioranza di chi marciava il 4 maggio erano gli stessi che vedo allo stadio e che, per la loro partecipazione alle partite, vengono additati come complici di Cairo da quelli che scrivono e insultano sui social, allo stadio non vengono ma che, il 4 maggio, erano a casa sul divano.

Il re è nudo, Presidente. E questa volta non ci sono più alibi.

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