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·4 maggio 2025
4 Maggio 1949, "Solo il fato li vinse": tutti gli impianti dedicati ai calciatori del Grande Torino

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Il 4 maggio 1949 è una data fatidica nella Storia del Calcio italiano. È il giorno in cui i giocatori, i tecnici, i membri dello Staff, ed i giornalisti al seguito, del Grande Torino, la più forte squadra al Mondo di quel frangente storico, si schiantano con l’Aereo Fiat G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane, su un terrapieno nei pressi della Basilica di Superga. Muoiono in 31, tra cui 18 Calciatori.
In rigoroso ordine alfabetico, Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Schubert e Rigamonti.
Una tragedia terribile. Per il Calcio italiano, muoiono dieci undicesimi della Nazionale di Ferruccio Novo, per i Tifosi del Torino e per l’Italia tutta che, nella squadra granata, proiettava la propria voglia di riscatto dopo il dramma della Seconda Guerra Mondiale.
Bastano i numeri a descrivere il fenomeno. In cinque stagioni il Torino gioca 172 partite di Serie A, ne vince 121 il 70,34% di media, ne pareggia 32 e ne perde solo 19. Vince cinque Scudetti di fila, dal 1942 al 1949, con l’interruzione del biennio 1944 e 1945 quando il Campionato di Serie A non venne disputato per il divampare del Conflitto. A rigor di logica sarebbero stati sette.
Scorrendo, con attenzione, i nomi di quei fantastici atleti, troviamo il titolo di almeno una ventina di impianti italiani a loro dedicati.
Ricordiamo, ovviamente, il Grande Torino, il catino dove giocano attualmente i Granata, il vecchio Aldo e Dino Ballarin di San Benedetto del Tronto, il Fadini di Giulianova, il Grezar di Trieste, il Martelli di Mantova, il Mazzola di Taranto, il Menti di Vicenza e Castellammare di Stabia, l’Ossola di Varese, ed i “doppi” Bacigalupo e Rigamonti rispettivamente di Savona e Taormina e di Lecco e Brescia.
Di tutti questi stadi solo uno compare costantemente nei massimi campionati nazionali (Serie A e Serie B) praticamente dalla sua inaugurazione, parliamo del Mario Rigamonti di Brescia.
Scopriamo insieme qualche dettaglio in più sulla storia del compianto difensore e sullo Stadio che porta il suo nome.
Mario Rigamonti era nato a Capriolo, piccolo centro in Provincia di Brescia, il 17 dicembre 1922. Era un centromediano metodista, una figura tecnica a metà strada tra lo stopper, il libero ed il primo centrale di centrocampo.
Da un lato era un marcatore arcigno ed asfissiante, dall’altro lato era capace, come pochi, di costruire la manovra con il supporto dei centrocampisti.
Il giovane centromediano granata, di fatto, aveva un doppio ruolo nel metodo di gioco di Erbstein.
Mario Rigamonti svolge la trafila calcistica nel settore giovanile del Brescia dal quale, nel 1941, a 19 anni, approda a quello del Torino.
Con i giovani granata, il difensore di Capriolo gioca due anni e nel 1944, anche per salvaguardarlo dalla chiamata alle Armi, viene rispedito al Brescia, dove gioca la Divisione Nazionale.
L’anno dopo gioca con il Lecco il Torneo Lombardo, sempre nel contesto delle competizioni di Guerra, e nell’estate del 1945 torna al Torino, dove si impone come titolare fisso.
La sua epopea in maglia granata è davvero epica, 140 partite (1 solo gol), quattro scudetti consecutivi, 1946-1947-1948 e quello postumo, del 1949. Nello stesso periodo viene convocato in Nazionale dove, nonostante fosse chiuso da un mostro sacro come Carlo Parola, gioca tre partite apprestandosi, per i Mondiali del 1950, a raccoglierne l’eredità.
Ma, come cita l’elogio funebre degli Invincibili, “solo il fato li vinse” e solo il fato impedì a Mario Rigamonti, 27 anni da compiere il giorno della sua morte di giocare i Mondiali del Brasile.
Resta la sua sfrontatezza, il suo amore per le moto, il suo essere “perennemente in ritardo”. Leggenda vuole che, sovente, arrivasse al Filadelfia a pochissimi minuti dall’inizio dei match. Solo all’appuntamento con il destino è riuscito ad arrivare suo malgrado puntuale.
Ma un personaggio come Mario Rigamonti non poteva finire nel dimenticatoio ed è così che, a metà degli Anni Cinquanta, l’Amministrazione comunale di Brescia guidata da Bruno Boni, decide di costruire in città uno stadio moderno che potesse, al tempo stesso, sostituire il vetusto impianto di Via Piave ed ospitare le partite casalinghe del Brescia Calcio.
La delibera di approvazione del nuovo impianto, da realizzare nel Quartiere Mompiano, è datata gennaio 1956. I lavori, svolti dalla Ditta Paterlini e Tonolini su progetto degli Ingegneri Giorgetti e Roncaglia, iniziano il 21 aprile dello stesso anno e terminano il 20 agosto 1959. L’inaugurazione avviene sabato 19 settembre 1959. Tra la delibera e l’apertura meno di 50. Tempi impensabili oggi. Costo complessivo dell’impresa 401 milioni di lire.
Fu quasi naturale intitolarlo al calciatore più amato della terra bresciana, Mario Rigamonti.
La prima partita del Brescia al Rigamonti arriva alla terza Giornata del Campionato di Serie B 1959-1960, Brescia-Marzotto Valdagno terminata 0-0.
La prima versione dello Stadio Mario Rigamonti aveva 28.270 spettatori, capienza ridotta nel 2010 a 22.944 fino agli attuali 19.500 frutto della ristrutturazione del 2019.
Una ristrutturazione che da un lato ha ampliato la capienza della Curva Nord (dal 2013 Curva Andrea Toninelli in memoria ed onore del giovane tifoso scomparso durante il rientro da una trasferta) e della Curva Sud e dall’altro, complice l’innesto degli SkyBox, della riduzione della Tribuna Centrale.
Sono diversi stadi dedicati alla memoria dei calciatori del Grande Torino, sia con l'intitolazione diretta che con altri tipi di commemorazione.
Ecco un elenco, forse non esaustivo, ma sicuramente approfondito:
Stadio Olimpico Grande Torino Dal 2016, l'ex Stadio Comunale è stato intitolato alla memoria dell'intera squadra del Grande Torino.
Stadio Valentino Mazzola: Ci sono diversi stadi con questo nome, dedicati al capitano del Grande Torino. Tra questi si ricordano:
Taranto: L'ex stadio di Taranto, ora demolito e sostituito dal PalaMazzola, era intitolato a Valentino Mazzola.
Santarcangelo di Romagna (RN): Lo stadio comunale porta il suo nome.
Castelmuzio (SI): Il campo sportivo locale è intitolato a Valentino Mazzola.
San Cataldo (CL): Lo stadio comunale porta il nome del capitano granata.
San Giovanni in Fiore (CS): Anche qui troviamo uno stadio dedicato a Valentino Mazzola.
Misterbianco (CT): Un altro stadio con la denominazione Valentino Mazzola.
Stadio Ezio Loik:
Luserna San Giovanni (TO): Il campo sportivo locale è intitolato a Ezio Loik.
Monsummano Terme (PT): Anche qui esiste un campo sportivo Ezio Loik.
Stadio Romeo Menti:
Vicenza: Lo stadio principale della città porta il nome di Romeo Menti.
Castellammare di Stabia (NA): Anche lo stadio della Juve Stabia è intitolato a Romeo Menti.
Montichiari (BS): Un altro stadio dedicato alla memoria di Romeo Menti.
Stadio Mario Rigamonti:
Brescia: Lo stadio della città lombarda è intitolato a Mario Rigamonti.
Stadio F.lli Ballarin:
San Benedetto del Tronto (AP): Lo stadio principale della città è dedicato ai fratelli Aldo e Dino Ballarin.
Stadio Valerio Bacigalupo:
Savona: Lo stadio comunale porta il nome del portiere del Grande Torino.
Stadio Virgilio Maroso:
Marostica (VI): Lo stadio comunale è intitolato a Virgilio Maroso.
Crosara di Marostica (VI): Anche qui troviamo un impianto dedicato a Maroso.
Stadio Filadelfia (Torino): Sebbene non intitolato a un singolo giocatore, lo storico stadio del Grande Torino è un luogo sacro per i tifosi ed è stato ricostruito come centro sportivo e memoriale.
Targhe e lapidi: Numerose targhe e lapidi commemorative sono presenti in diversi stadi (come a L'Aquila, Palermo, Lamezia Terme, Roma allo Stadio Flaminio) e in altri luoghi per onorare la memoria dei Caduti di Superga.
Vie e piazze: Diverse città italiane hanno intitolato vie, piazze e aree sportive ai giocatori del Grande Torino.