Footbola
·17 agosto 2020
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·17 agosto 2020
Mostar, assieme a Sarajevo la città principale della Bosnia Erzegovina e che anch’essa ha dovuto attraversare periodi duri e difficili. Attraversata dal fiume Narenta che scandisce la vita dei propri cittadini e si comporta da vera e propria divisoria tra una realtà e l’altra. Religione ed etnie diverse fanno sì che quello tra Velež e Zrinjski venga considerato come il derby più pericoloso del mondo. Le due sono le più antiche squadre della nazione e i primi a nascere furono biancorossi del Zrinjski nel lontano 1905. Da sempre vengono soprannominati i Plemići, ovvero gli aristocratici, in quanto sono derivati dalla parte prettamente croata della nazione. La sigla iniziale H.S. sta per “Hrvatski Sokol”, ovvero Falco croato. Questa vicinanza mai nascosta ai movimenti indipendentisti gli crearono non pochi problemi negli anni della Jugoslavia. Il Velež invece nacque nel 1922 e deve il suo nome ai monti che circondano la città di Mostar e fanno parte delle Alpi Dinariche. Il forte attaccamento al territorio fece sì che presero il soprannome di Nativi. La differenza quindi, come già succede in tanti altri derby, è uno scontro sociale tra la medio alta borghesia e il popolo comune, ma a Mostar c’è molto di più.
Innanzitutto non va dimenticato il fattore religioso. Il Velež è la squadra bosniaca per eccellenza e questo fa sì che sia di religione musulmana, mentre il Zrinjski rappresenta in tutto e per tutto la cristianità tanto cara a quella Croazia ancora molto legata all’Italia. Già così si capisce come questa rivalità vada ben oltre il semplice sport, ma il tutto si aggravò durante la Seconda Guerra Mondiale. I Plemići decisero di giocare nel campionato croato e furono strenui sostenitori dell’Ustascia, movimento dichiaratamente nazionalista e profondamente antiserbo e antijugoslavo. Il regime comunista non poteva accettarlo e dunque decise per la soluzione drastica di cancellare per sempre la squadra. Fino ad allora c’era stata una sostanziale parità nei risultati dei derby con il fattore campo sempre decisivo. Solo l’1 maggio 1923 lo Zrinjski riuscì a strappare un 2-2 in trasferta, ma per il resto furono solo successi interni da entrambe le parti. La parte croata di Mostar dovette aspettare il 1992 per poter riabbracciare i propri beniamini, mentre il Velež non riuscì mai a far suo il campionato jugoslavo, solo sfiorato nel 1973 e nel 1974 con due secondi posti. Riuscì però ad alzare al cielo due volte la Coppa di Jugoslavia e furono finali da un significato molto particolare. La prima nel 1981 avvenne contro i bosniaci di Sarajevo del Željezničar e con la doppietta di Halilhodžić e la rete nel finale di Okuka vinsero per 3-2. Molto particolare invece fu il successo del 1986 in finale contro i croati della Dinamo Zagabria e Mostar si divise ancora. Non avendo più una squadra per la quale tifare furono in molti a sostenere Dinamo e Hajduk e così accadde anche in quell’ultimo atto di Coppa di Jugoslavia. I Nativi però vinsero per 3-1 aggiudicandosi così l’ultimo trofeo della loro storia.
È strano infatti come il Velež fosse una squadra di buon livello negli anni jugoslavi, mentre divenne totalmente anonima con la nascita della Bosnia. Il Zrinjski invece aveva voglia di tornare a far splendere la sua stella e in questi vent’anni di Premijer Liga ha conquistato il titolo per ben sei volte divenendo la più decorata della nazione. Per questo motivo le statistiche dei derby del nuovo millennio sono a favore dei Plemići, ma l’adrenalina e la carica emotiva della sfida hanno spesso regalato sorprese. Sedici vittorie contro dieci, condite anche da cinque pareggi e per i Nativi la grande soddisfazione di aver vinto gli ultimi due confronti, tra cui quello di pochi giorni fa che ha dato l’inizio alla stagione 2020-21. Non sono mai state partite ricche di gol e quindi anche i migliori marcatori risultano essere andati in rete in sole tre occasioni. Se però non sorprende vedere in gol Toni Jovic del Zrinjski e Anel Hebibovic del Velež, entrambi attaccanti, fa più scalpore scoprire che tra i migliori cannonieri di sempre ci sia anche il terzino Pero Stojkic, vero incubo per le difese dei Nativi. Questa rivalità non può però essere limitata soltanto al campo e tutte le differenze sociali, culturali ed etniche fanno sì che questo derby sia considerato come il più violento e pericoloso del mondo. Lo Stari Most, ovvero il Ponte Vecchio, che divide la città è una delle attrazioni e delle opere d’arte più belle che si possano ammirare in Bosnia, tanto che nel 2005 è divenuto patrimonio dell’UNESCO, ma è anche il simbolo di divisione di due mondi. Con lo spirito jugoslavo ancora nel sangue ci sono i “Red Army” del Velež, gruppo che nacque proprio in occasione di quella storica vittoria del 1981 contro il Željezničar. In contrapposizione ci sono gli “Ultras Mostar” che nacquero nel 1994 quando finalmente riuscirono a rivedere la luce grazie alla rifondazione dello Zrinjski. Due volti della stessa città, una rivalità storica che non tramonterà mai, perché a Mostar o sei uno dei Nativi o sei uno dei Plemići.