PianetaSerieB
·18 novembre 2024
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·18 novembre 2024
Sfruttando la sosta che consente di tirare il fiato e trarre bilanci più ragionati, la Redazione di PianetaSerieB.it ha intervistato l’allenatore della Carrarese Antonio Calabro per ripercorrere i 9 splendidi mesi alla guida degli Apuani. Ciò che emerge dalla chiacchierata è un professionista in perfetta armonia con l’ambiente che l’ha accolto sposandone il credo e che lui ha ripagato con la conquista della Serie B dopo 76 anni e un avvio di stagione cadetta assolutamente autorevole.
Comincerei dal principio, andando a ricordare l’impresa storica centrata lo scorso anno riportando la Carrarese in Serie B. Il clima attorno alla squadra è ormai da 9 mesi entusiasmante e si sta aprendo un ciclo di un livello che per questa piazza fino a poco fa era difficile da immaginare. Che effetto le fa essere simbolo e artefice di tutto questo?
“C’è da fare una premessa molto importante a cui facevo caso proprio durante questa sosta, che permette di riflettere un po’ di più. Alla fine sono qui da meno di un anno, tutto ciò che è accaduto è frutto da tante piccole componenti. Tutti hanno lavorato al massimo del proprio potenziale: se arrivi in un posto con buoni propositi, belle idee e voglia di lavorare e poi trovi una società che non ti consente di applicare il tuo metodo o dei calciatori che non sono all’altezza delle speranze del club restano solo i buoni propositi. Dal 17 gennaio a oggi il merito è sicuramente mio e del mio staff, ma la stessa percentuale è della società e dei giocatori. Anche l’ambiente è stato coeso, i tifosi quando ho percepito che servisse il loro calore hanno risposto presente. Ogni componente ha dato il massimo.”
C’è stata una bella unione di intenti, che è emersa anche e soprattutto nel momento più difficile di questi mesi. L’approccio alla Serie B, soprattutto per risultati, com’era prevedibile non è stato semplice dato il salto di categoria. Secondo lei quali sono state le principali insidie incontrate in quel periodo?
“Per me sono mancati i risultati più che altro. È ovvio che il salto di categoria esista, ma le nostre difficoltà reali sono state quelle logistiche: non potevamo allenarci nel nostro stadio, non ci era garantito un quotidiano normale fatto di abitudini, palestra e spogliatoio. Siamo stati bravi a non demoralizzarci, perché eravamo consapevoli che avremmo potuto pagare uno scotto confermando tanti elementi dell’anno precedente. Le prestazioni ci hanno fatto restare positivi.”
E la conseguenza è stata la striscia di 6 risultati utili positivi interrotta solo dal Modena. In queste gare non soltanto si è mossa in modo consistente la classifica, garantendo un rendimento all’altezza delle altre in lotta per la salvezza, ma soprattutto si è evidenziata una qualità per noi addetti ai lavori inattesa: la tenuta difensiva. Qual è stato il vostro segreto?
“Per noi non è stata una sorpresa. Ovvio che per voi addetti ai lavori fosse legittimo immaginare che avremmo incontrato grandi difficoltà e saremmo stati tra le principali candidate alla retrocessione. Noi invece conosciamo la bontà degli elementi a disposizione: Illanes-Coppolaro-Imperiale sono stati un terzetto che l’anno scorso ha fatto molto bene e ci hanno messo nelle condizioni di pensare di puntare su di loro anche per la B. Oliana sta completando bene il reparto e in futuro anche Guarino e Motolese avranno minutaggio perché sono forti.”
I giovani sono stati il fiore all’occhiello del mercato della Carrarese. I due nomi più pesanti, per trascorsi nelle Giovanili con Roma e Juventus, sono certamente Cherubini e Cerri. Il primo è in crescita, il secondo già un punto fermo. Che idea si è fatto di entrambi?
“Un’idea molto positiva. È ovvio che siano entrati in un contesto nuovo: per Cherubini è la prima esperienza tra i professionisti e si è subito catapultato con immediatezza nella nuova realtà, dimostrando una maturità non scontata per un 2004. Cerri aveva già fatto esperienza in Serie C, ma le pressioni della Next Gen sono totalmente diverse rispetto a quelle di Carrara. Lui in bianconero non era titolare inamovibile, ma noi ci abbiamo visto del potenziale che sta esprimendo. Pescare tra i giovani ha dei pro come l’entusiasmo e le caratteristiche tecniche, ma dobbiamo essere pazienti e saper accettare gli intoppi e colmare le fisiologiche lacune. Fa parte del tragitto. Io sono contento di come ci siamo rafforzati con gli Under: Guarino, Motolese, Giovane e Shpendi si sono ben integrati in un gruppo ben consolidato.”
Quanto manca per ammirare il vero Shpendi, a proposito?
“Per me su di lui ci sono solo certezze, non curiosità. Stiven è stato di fatto fermo un anno, giocando molto poco a Empoli. Ciò lo ha portato a perdere un po’ di verve e quando è arrivato sia lui che noi abbiamo forzato determinati utilizzi e l’ha pagata con la pubalgia, che è però in fase di guarigione.”
La classifica in linea con le aspettative permette di pianificare la sessione invernale di calciomercato. Che indicazioni darà per completare la rosa?
“Alla prima domanda ho risposto che qui ci sono tutte le componenti giuste mi riferivo anche al lavoro sul mercato. La società ha le idee chiare, dai dirigenti al presidente. Io non sono arrivato indirizzando verso la mia metodologia, perché era già parte integrante del club. Si è sempre voluto una squadra di gamba e propositiva, quindi sono tranquillo. Ci sono le competenze giuste per cui non mi sono occupato del mercato in estate e non lo farò a gennaio. Questo non vuol dire che non ci siano state valutazioni condivise, ma che l’ultimo dei miei pensieri è preoccuparmi del lavoro che svolge egregiamente la dirigenza.”
Vorrei chiudere rivolgendo lo sguardo al passato. Dopo l’anno più che discreto in Serie B col Carpi lei ha dovuto ricominciare scendendo di categoria alla Viterbese e soltanto in questa stagione ha potuto riassaporare la cadetteria. Crede che con lei il calcio abbia mancato di meritocrazia?
“Io non lo dico e non ci credo. Penso che nella vita ogni cosa accade al momento giusto, se te lo meriti. Se ho dovuto, dopo un anno in Serie B in cui ho svolto un buon lavoro, tornare in Lega Pro riconquistando sul campo la promozione vuol dire che questo era il mio percorso. Gli ultimi mesi mi hanno restituito tante soddisfazioni. In 10 anni che alleno per 5 anni ho vinto qualcosa: in 3 anni ho vinto 3 campionati, poi la Coppa Italia con la Viterbese e poi i playoff con la Carrarese. La salvezza col Carpi nemmeno la conto. Non ho rimpianti su quello che poteva essere, né quando giocavo né adesso che alleno. Tutta l’esperienza accumulata mi ha condotto qui.”