Milannews24
·26 dicembre 2024
Milannews24
·26 dicembre 2024
Intervistato da Carlo Pellegatti sul proprio canale Youtube, Filippo Galli ha analizzato così il momento del Milan:
STATO D’ANIMO – ««Essere buoni e disporsi con animo positivo non è facile in questo momento, però dobbiamo farlo perché non porsi in questo modo porterebbe solo a peggiorare la situazione. Stiamo andando verso la partita contro la Roma e saranno importanti i tre punti: siamo troppo lontani, non possiamo più permetterci altri passi falsi. La squadra ha avuto dei passi falsi con troppa frequenza. È vero, abbiamo vinto col Verona con tante difficoltà, ma la partita in casa col Genoa grida un po’ vendetta anche per la prestazione. È un po’ peccato».
PASSI FALSI LAZIO E FIORENTINA – «Sono i nostri competitor, purtroppo, almeno per la zona Champions League. Stanno perdendo colpi ma noi non riusciamo ad avere quella continuità e quel passo per poterci presentare con le credenziali giuste. La corsa verso il titolo poi sembra una chimera. Questo Milan deve dimostrare in campo grande attenzione, che secondo me è mancata. Anche se ultimamente è vero che abbiamo trovato, pare, una certa solidità. Però prima tanti errori commessi che ci sono costati tanti punti. Adesso manca un po’ anche questa capacità realizzativa».
NATALE CON E PRIMA DI BERLUSCONI – «Io la storia del Milan l’ho vissuta anche nei momenti di difficoltà, anche con Farina. Prima i Natali erano un po’ più morigerati, con poco da festeggiare. Anche se c’era sempre la voglia di stare insieme, per carità. E poi è cambiato tutto, si è diventati famiglia. Questo aiutava a stare vicini, a sentirci ancora più squadra. Le cose non sono andate bene subito fin dall’inizio, ma quando sono iniziati ad arrivare risultati è come se ci fosse sbocciato un fiore tra le mani. E i Natali che si sono susseguiti sono stati tutti piacevoli, di festa, ma anche qualche sofferenza con le Coppe Intercontinentali».
SIMONE E L’ANEDDOTO SULLA PELLICCIA REGALATA DA BERLUSCONI ALLA MAMMA – «Lo faceva soprattutto con gli attaccanti (ride, ndr). Marco poi era del nostro tavolo, il tavolo dei goliardici e degli ignoranti (ride, ndr). Marco, Albertini, Stefano Nava… Poi si sono susseguiti nel tempo anche altri giocatori, io ho avuto la fortuna di stare al Milan 14 stagioni e al tavolo un po’ di gente è cambiata».
METODO PER VINCERE – «Non si vince solo con l’impegno finanziario ma si vince con la capacità di tenere insieme le persone, i giocatori, lo staff, la compagine societaria. Questa complessità non è facile gestirla o governarla, anche se non bisogna solo governarla ma anche lasciarla libera di esprimersi. Questo sta un po’ venendo meno. La capacità di Berlusconi e del management sia stata quella di prendere certamente giocatori forti, ma poi fare sì che questi giocatori in campo, e non solo, riuscissero a dare quei risultati anche sotto l’aspetto dell’espressione di gioco. Conta vincere ed è chiaro che il tifoso vuole vincere, ma è il come si è vinto che ha determinato che quel Milan rimanesse nella storia».
RACCOMANDAZIONI DI SACCHI E CAPELLO PER LE FESTE – «Non è che ci fossero tanti spazi liberi, non è che ci fossero le vacanze natalizie. Ci si allenava comunque anche se veniva dato qualche giorno libero. Dovevamo essere pronti e preparati. Oltre gli aspetti fisici ed atletici c’era l’aspetto mentale, quella cosa che assolutamente è fondamentale per ottenere i migliori risultati, non possiamo separare le cose. La capacità di essere focalizzati sugli obiettivi e sulla prestazione era troppo importante».
PERIODI DI DEPRESSIONE CALCISTICA COME THEO HERNANDEZ – «Io ho avuto un problema, ho dovuto togliermi 7 cm di perone. Ho dovuto fare tre operazioni e poi ho recuperato. Lì conta la vicinanza delle persone a te care, ma anche della squadra e della società. E soprattutto va trovata la forza in sé stessi. Più che dimostrare agli altri devi dimostrare a te stesso di poter tornare quel giocatore che eri prima dell’infortunio o prima del momento difficile. È chiaro che poi si debba essere aiutati, credo che Theo abbia tutto per poter scegliere come essere aiutato. Poi spetta sempre a lui il modo, e le persone e la maniera giusta per essere aiutato e tornare poi ad essere quel giocatore che tutti conosciamo, un grandissimo terzino di fascia offensivo».
DESIDERIO PER IL 2025 – «Mi piacerebbe avere un attaccante da doppia cifra, per risolverci un po’ qualche problema. Ho fatto il nome di J. David, anche se non i costi quali siano. È un giocatore relativamente giovane, va verso i 25 anni, che Fonseca conosce avendolo avuto al Lille. Vediamo, sognare non costa nulla».
CALCIATORE CHE OGGI LO RAPPRESENTA MAGGIORMENTE – «È Matteo Gabbia, perché ha questa capacità di essere focalizzato sul compito. È un giocatore che ha grande capacità attentive, è sempre di supporto al compagno. Ha una certa dialettica e personalità nel porsi davanti alle telecamere quando le cose non vanno per il meglio».
CAMARDA – ««Gli auguro un 2025 sempre più da titolare. Anche all’interno del Club, che lo vivono giorno dopo giorno, si sia arrivati a capire che può essere ritenuto uno dei titolari. Poi è giovane, bisogna stare attenti e quant’altro ma speriamo che arrivi e questo ragazzo faccia gol. Così magari non abbiamo bisogno di David e di andare a spendere».