gonfialarete.com
·1 ottobre 2024
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L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” ha analizzato lo switch mentale e tattico del Napoli con Antonio Conte.
Antonio Conte ha costruito il primato del Napoli su tre basi solide. Innanzi tutto la difesa, dove Buongiorno si sta confermando un grande colpo, ma il segreto è il sacrificio. Poi la mentalità, con un gruppo capace di ragionare sempre da squadra a partire dai big che danno l’esempio. E poi l’imprevedibilità, con la possibilità di attingere a diversi sistemi e McTominay a trasformare la squadra. Vediamoli uno per uno.
Un solo gol preso nelle ultime cinque giornate di campionato, per di più su calcio di rigore. La rinascita del Napoli riparte da qui, dalla base di ogni trionfo, almeno nella storia della Serie A. Perché una squadra vincente deve essere innanzitutto granitica, impenetrabile. Il lavoro sulla solidità difensiva era al primo punto del piano di lavoro di Conte: “Lo scorso anno abbiamo preso 48 gol, decima peggior difesa del campionato. Di questi, 27 li abbiamo subiti in casa, 15a peggior difesa della A. Dovremo ritrovare un equilibrio, fare delle riflessioni e capire, perché non è esclusivamente colpa dei difensori…”, aveva detto Antonio nel giorno della presentazione. Sapeva che corde toccare, dove intervenire. Dal mercato è arrivato Alessandro Buongiorno, il miglior difensore per impatto immediato e pensando al futuro. E con la solidità di Buongiorno, è tornato al top anche Rrahmani, ora sui livelli di quando faceva coppia con Kim nell’anno dello scudetto. Il Napoli ha perso una sola partita, l’unica saltata fin qui da Buongiorno. Non è e non può essere un caso, perché l’ex Torino è straordinario nell’applicazione della difesa a tre e in quella a quattro. Ma è tutta la squadra che ha trovato equilibrio e che difende ogni millimetro con l’atteggiamento giusto. Lukaku è il primo difensore, Anguissa e Lobotka sono tornati dighe davanti alla difesa. Politano si sacrifica in ogni zona del campo. Conte ha trasformato il Napoli, che non solo non prende gol, ma non concede occasioni gli avversari.
Il cambio di passo è figlio della nuova mentalità. Quando si parla della capacità di Conte di saper entrare nella testa dei propri giocatori, il riferimento non è casuale. Antonio ha una cultura del lavoro maniacale e passionale. Passa ore e ore sul campo a fare e rifare movimenti ed esercitazioni, per avvicinare la perfezione. Nessuna squadra potrà mai raggiungerla, ovviamente, ma l’obiettivo deve essere avvicinarsi il più possibile, avere desiderio di migliorare, imparare a soffrire oggi per poter festeggiare domani. Ma il primo comandamento del calcio contiano resta il sapere mettere “il noi davanti all’io”, pensare di insieme, lavorare sempre di squadra. Questo è il punto di partenza del lavoro di Conte e del suo staff. Non esistono prime donne ed è per questo che nelle squadre di Conte i big sono i primi a dare l’esempio, a tirare il gruppo, a sacrificarsi. Come sa fare Lukaku, come sta facendo McTominay. Conte chiede il massimo prima di tutto a se stesso, proprio perché poi pretende il massimo pure dai suoi giocatori e dal suo staff. E questa filosofia si è già impadronita dello spogliatoio azzurro: si vede nel sacrificio, nelle rincorse a tutto campo, nella riaggressione compatta. E nelle esultanze di squadra. Il Napoli è tornato a essere un corpo solo: squadra, staff, società e tifosi. E anche chi gioca poco è il primo a fare festa con i compagni dopo i gol.
Conte ha portato i suoi concetti e li ha introdotti gradualmente. È partito senza pregiudizi o certezze (“stiamo lavorando su una idea di costruzione del gioco che sia la stessa sia se giocheremo a tre sia se giocheremo a quattro” disse a inizio preparazione”), cominciando a lavorare sul suo sistema di riferimento per poi adattarsi alle qualità della rosa una volta finito il mercato. Per questo l’arrivo di un top player come McTominay a centrocampo lo ha convinto ad accelerare il passaggio a un sistema di gioco moderno e imprevedibile. Di base, senza palla, il Napoli difende col 4-3-3 ma poi con lo sviluppo dell’azione si trasforma, anche sfruttando la fisicità e la qualità dello scozzese ex United. Che può alzarsi a supporto di Lukaku per un 4-2-3-1 (come visto con la Juve a Torino) o addirittura mettersi in linea con Rom, per un 4-2-4 di sfondamento, come col Monza. Le corse di Politano a seguire Kyriakopoulos, però, sembravano riportare la difesa a 5, con Di Lorenzo più stretto a Rrahmani e Buongiorno. Il riferimento principale offensivo resta la palla in verticale a cercare Lukaku, ma poi si può allargare il gioco per mandare Kvara e Politano all’uno contro uno, oppure sfondare per vie centrali, con i trequartisti o le mezzali. Il Napoli ha già imparato a essere camaleontico, a dare la sensazioni di saper cambiare pelle in base alla situazione di gioco e non all’avversario. Roba da grande squadre, da gruppo con grandi ambizioni. Il Napoli di Conte può puntare al massimo.
Carlo Gioia
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