Giorno della Memoria, Prandelli: «Quel giorno ad Auschwitz cambiò la nazionale: ecco come» | OneFootball

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·27 gennaio 2025

Giorno della Memoria, Prandelli: «Quel giorno ad Auschwitz cambiò la nazionale: ecco come»

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Le parole di Cesare Prandelli, ex ct dell’Italia, nella giorno della memoria della shoa sulla visita ad Auschwitz della nazionale italiana nel 2012

In occasione del giorno della memoria della Shoa Cesare Prandelli in una intervista a La Stampa ha ricordato della visita della nazionale italiana ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau in occasione di Euro 2012. Di seguito le sue parole.

VISITA AD AUSCHWITZ – «In realtà, quando abbiamo lasciato l’albergo non si avvertiva la sensazione di andare incontro a un momento così intenso e sconvolgente. Sembrava, all’inizio, la classica gita. Man mano che il pullman s’avvicinava al campo, però, i ragazzi compresero. E trascorsero l’ultimo tratto in un silenzio profondo. Riflessivo. Assordante».


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RACCONTI DEI SUPERSTITI – «I racconti dei sopravvissuti ci hanno toccato il cuore, ho visto gli occhi di tanti ragazzi luccicare, e quando le parole sono finite ci sono stati gli abbracci e i ringraziamenti per quanto ci avevano trasmesso».

UN RICORDO ISOLATO – «Ne conservo uno che definirei fisico, quello di gradini antichi consumati da milioni di passi, incavati dalle forme di milioni di piedi. Quel ricordo mi è rimasto addosso e mi capita, davanti ad alcuni tipi di scale, di ripensarci. E immaginare file di persone dolenti salire curvate dall’ingiustizia e dalla fatica».

COME NACQUE L’IDEA – «In maniera naturale, spontanea, appena stilato il programma per preparare l’Europeo: Auschwitz-Birkenau era vicino al ritiro, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto che era giusto andare. Decidemmo all’unanimità con lo staff della federazione, senza enfatizzare nulla: il calcio a volte arriva in ritardo, noi forse quella volta in anticipo».

COSA LO HA COLPITO DEI CALCIATORI – «L’attenzione. Qualcosa di profondo. Ognuno reagì alla sua maniera, qualcuno si chiuse nel silenzio e qualcuno inanellò domande, durante la visita ognuno apparve più scosso dinanzi a storie e posti diversi, ma in tutti, indistintamente, si percepiva l’identica attenzione. Si vedeva che avevano desiderio di ascoltare, bisogno di capire».

LA FORZA DELLA MEMORIA – «È importante custodirla e diffonderla, tenerla sempre viva. Personalmente obbligherei ogni squadra d’Europa a visitare i campi di concentramento, vorrei che andassero tutte per capire dove può spingersi la follia umana e per contribuire a far sì che non si ricada in certi orrori. Se conosci la storia, non la ripeti e cerchi di far crescere i ragazzi con determinati valori. La memoria è imprescindibile».

LE PAROLE DI PRIMO LEVI SUI CAMPI DI SERIE C – «È un’iniziativa lodevole. Il presidente Marani e il vicepresidente Zola dimostrano cultura e sensibilità. Il volume, però, lo darei anche ai calciatori: gli allenatori hanno qualche anno in più e una maturità differente, il messaggio è ancor più importante per i ragazzi».

CHE RUOLO PUO’ AVERE IL CALCIO – «Il calcio può aiutare davvero, ma per essere determinante dovrebbe avere maggiore continuità, essere ancora più partecipe».

PERCHÉ VISITARE AUSCHWITZ – «Per tanti motivi, intanto per non dimenticare. E per dare una testimonianza. E per far capire alle nuove generazioni che a volte basta davvero poco per creare l’orrore».

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