LazioPress.it
·14 maggio 2025
Il massaggiatore Doriano: "Io ero scettico per lo scudetto, Mancini se lo sentiva"

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·14 maggio 2025
Il 14 maggio del 2000 è una data incisa nella storia del club biancoceleste, infatti, grazie alla vittoria della Lazio contro la Reggina e alla caduta della Juventus a casa del Perugia, la rosa al tempo guidata da Eriksson diventa Campione d'Italia. In onore dei 25 anni dalla conquista dello scudetto, il massaggiatore Doriano si è espresso ai microfoni di Radiosei.
Quella del -9, forse perché ero appena arrivato, c'era grande entusiasmo; il clima era più famigliare, c'erano giocatori-amici. Nel 2000 era cambiato tutto l'ambiente, c'erano ovviamente giocatori fortissimi altrimenti non si sarebbero vinti quei trofei, ma mi trovavo meglio con la Lazio del -9. Con qualche personaggio non ho legato, non parlo della squadra o del presidente che sapete come ci trattava bene.
Io ero un po' scettico, sappiamo com'era la Juventus di quel periodo, qualcuno invece era ottimista. Io avevo un collega, Sergio Viganò, che portò Mancini, che l'ultima giornata salì sul pullman con lo champagne perché se lo sentiva. Eriksson fino alla fine ci ha creduto. Tra i più convinti della vittoria dello scudetto c'era Mancini. Anche Mihajlovic e Simeone. Menomale che mi sono sbagliato io.
Il grande merito è stato di Cragnotti ma i giocatori che avevamo erano davvero forti, ma abbiamo vinto anche poco. Come minimo dovevamo avere un altro scudetto e fare qualche finale di Champions. Eravamo i più forti d'Europa. Cragnotti ha preso in un giorno Vieri, quando l'ho visto a Formello non ci credevo neanche io. Poi una volta eravamo in Brasile e a Zoff arrivò la telefonata in cui dicevano che avevamo preso Winter, Di Matteo e altre persone così; il presidente faceva delle 'sorprese'. Eravamo fortissimi. Loro andavano in campo e io dalla panchina avevo la sicurezza da subito che certe partite sarebbero finite 3-4 a 0, da come si mettevano, da come cominciavano.
Abbiamo vinto proprio perché tutti ne avevano tanta. Da Veron a Mancini, a Mihajlovic. E anche Simeone, Almeyda. Quando andavano in campo lo vedevi. Sulla personalità non si poteva dire niente, erano uomini. Lo stesso Stankovic, che era in panchina, aveva 19 anni ma quando entrava si vedeva che era forte. E l'anno dopo eravamo ancora più forte perché oltre quelli che c'erano Cragnotti prese Stam, Lopez e Crespo. Abbiam buttato lo scudetto perché l'Inter ci fece uno 'sgarbo'.
Il rigore su Salas. Poi tre giorni dopo vincemmo a Birmingham, con Vieri che ha fatto gol di testa dopo che gliel'avevo fasciata. Dalla panchina si vedeva proprio che non c'era partita, che avrebbero segnato.
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