Footbola
·13 maggio 2020
Footbola
·13 maggio 2020
Uno dei più grandi talenti del nuovo millennio, un campione dalle immense qualità tecniche che ha segnato un intero decennio di calcio brasiliano. Gli infortuni lo hanno sempre fermato nei momenti decisivi per elevare ancora di più il suo status, ma la sua carriera è ben lontano dal concludersi. Neymar infatti è dotato di doti rare, capace di dribblare nello stretto come un fantasista e di segnare con la continuità di un centravanti, peccato che ogni tanto ceda a sciocche e inutili simulazioni.Nacque a Mogi das Cruzes, nello stato di San Paolo, e già dall’età di undici anni venne acquistato e portato nelle giovanili del Santos. I bianconeri sono da sempre associati al leggendario Pelé e i numeri dieci bianconeri hanno sempre moltissima pressione addosso. A quattordici anni stava per firmare con il Real Madrid, ma la squadra paulista gli offrì un ricchissimo contratto e rimase per rinverdire i fasti del passato. Il debutto in prima squadra arrivò nel Paulistao contro l’Oeste, mentre nell’esordio da titolare pochi giorni dopo contro il Mogi Mirim segnò la sua prima rete. Da allora non uscì più dall’undici titolare e iniziò un periodo d’oro per il Santos. Nel 2010 fu dannatamente decisivo arrivando a segnare l’impressionante numero di quarantadue reti stagionali, permettendo la vittoria del campionato statale e della Coppa del Brasile. Fu proprio in quest’ultimo torneo che risultò più decisivo che mai. Segnò undici reti complessive, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere e nella finale di andata contro il Vitória fu lui a realizzare la rete del vantaggio nel 2-0 finale. Venne nominato miglior giocatore del Paulistao ma, nonostante fosse sulla bocca di tutti, per Dunga era ancora troppo giovane per essere convocato per il Mondiale in Sudafrica. Non dovette aspettare ancora molto perché con l’approdo in panchina di Mano Menezes venne subito portato nella Seleçao e debuttò nell’agosto 2010 contro gli Stati Uniti. Nella stagione seguente era l’uomo più atteso e l’anno iniziò nel migliore dei modi. Trascinò la nazionale brasiliana Under 20 al successo del campionato sudamericano di categoria realizzando ben nove reti. Fu leggendaria la quaterna con la quale spazzò via praticamente da solo il Paraguay e nella decisiva partita contro l’Uruguay contribuì alla festa finale segnando due delle sei rete Verdeoro. Le giovanili ormai non facevano più per lui e così divenne titolare della prima squadra in occasione della Copa América disputata nella vicina e odiata Argentina. La Seleçao però ebbe più problemi del previsto e i molti cambiamenti non portarono a grandi risultati. Dopo due pareggi iniziali però arrivò una grande vittoria per 4-2 sull’Ecuador dove Neymar sfruttò alla grande una palla morta in area e un rimpallo per risultare decisivo con una doppietta. I rigori contro il Paraguay risultarono fatali e il torneo terminò già ai quarti, ma il 2011 non fu di solo Brasile. Il Santos infatti era una macchina inarrestabile e dopo aver vinto un altro campionato Paulista fece faville anche in Copa Libertadores. Con grandi elementi come Elano, Ganso e Alex Sandro la squadra venne trascinata dal proprio numero undici fino alla doppia finale con gli uruguaiani del Peñarol. In un clima infuocato a Montevideo il Santos fu bravo a mantenere lo 0-0 e al Pacaembú fu O’ Ney a sbloccare il risultato. Dopo un bella azione di Arouca fu il destro del diciannovene sul primo palo a sorprendere Sosa e a portare in vantaggio i bianconeri. Danilo trovò il raddoppio e l’autogol di Durval servì solo per rendere più emozionanti gli ultimi minuti. Quarantotto anni dopo il Santos era tornato campione del Sud America e dopo Pelé era stato Neymar a compiere questa grande impresa. Come ciliegina sulla torta ricevette anche il Puskás Award come miglior gol dell’anno a seguito di una serie di dribbling favolosi ai danni degli esterrefatti difensori del Flamengo. La nomina a miglior giocatore sudamericano fu scontata e con centotrenta voti staccò nettamente il cileno Eduardo Vargas secondo a settanta e il compagno di squadra Ganso terzo a trentatre.
L’Europa sembrava ormai entrata nel suo destino, ma non si sentiva ancora pronto per il grande salto e così rimase a sorpresa ancora un anno nello Stato di San Paolo. Cercò di diventare meno sudamericano nel modo di giocare concentrandosi molto di più alla fase realizzativa e con venti reti divenne capocannoniere del Paulistao e grande artefice del terzo successo consecutivo. Anche in Libertadores segnò tantissimo laureandosi anche in quell’occasione miglior marcatore con otto reti, ma in semifinale fu fatale la doppia sfida con i connazionali del Corinthians. In estate decise di prendere parte alle Olimpiadi di Londra 2012 per provare a vincere l’oro con un Brasile favoritissimo. La squadra andò a gonfie vele fino alla finale e Neymar fu assoluto protagonista della cavalcata che si concluse a Wembley contro il Messico. Qui però accadde l’impensabile e una doppietta di Peralta cambió le sorti dell’ultimo atto e per la Seleçao ci fu solo l’argento. Nemmeno il tempo di tornare che vi era una Recopa Sudamericana da conquistare contro l’Universidad de Chile. Con un preciso piatto destro all’angolino fu il ragazzo di Mogi das Cruzes a sbloccare il risultato nella gara di ritorno e a fargli alzare così l’ultimo trofeo con i bianconeri. La sua superiorità fu ancora più netta ed evidente e il secondo titolo come miglior giocatore sudamericano fu un plebiscito. I suoi centonovantanove voti spazzarono via i miseri cinquanta di Paolo Guerrero secondo e i ventuno di Lucas terzo.
Dopo il provino in giovane età con il Real fu ancora la Spagna nel suo destino, ma questa volta lo acquistò il Barcellona. Dopo un difficile e tormentato primo anno di adattamento divenne una colonna della squadra che trionfò in Champions League nel 2015 e fu suo il timbro decisivo nella finale contro la Juventus. Con Messi e Suárez formó un tridente legendario, ma la voglia di essere l’assoluta stella della squadra lo portò nel 2017 a cambiare aria e firmare per il Paris Saint Germain. I successi in terra transalpina non sono certo mancati, ma sotto la Tour Eiffel aspettano con ansia la prima storica Champions League e chissà che il futuro non regali grosse novità per la carriera di Neymar.