Intervista a Bagnoli Rossi (FAPAV): «La pirateria costa due miliardi l’anno all’economia italiana» | OneFootball

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Calcio e Finanza

·18 gennaio 2025

Intervista a Bagnoli Rossi (FAPAV): «La pirateria costa due miliardi l’anno all’economia italiana»

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«La pirateria è causa di danni pesantissimi per l’economia italiana. Si stima una perdita di fatturato pari a circa 2 miliardi di euro, il che implica una perdita di PIL che si aggira sugli 821 milioni e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità». Parole di Federico Bagnoli Rossi, presidente della FAPAV, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, associazione nata nel 1988 per proteggere la Proprietà Intellettuale, il Diritto d’Autore ed i diritti connessi.

In questa intervista a Calcio e Finanza Bagnoli Rossi spiega i pericoli non solo per il mondo del calcio ma per l’intero settore entertainment italiano che derivano da questo fenomeno spaziando dalla normativa, alle questioni istituzionali passando per i danni economici del cosiddetto “pezzotto”.


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Domanda. La legge italiana contro la pirateria è stata elogiata da molti addetti ai lavori anche all’estero. Uno per tutti il presidente del La Liga Javier Tebas. Cosa manca al nostro Paese per trasformare l’aspetto normativo in risultati concreti?

Risposta. «Dopo l’approvazione della Legge ad agosto 2023, sono state implementate delle modifiche nel Regolamento AGCOM già esistente che hanno già portato a risultati concreti. In 10 mesi di attività della piattaforma Piracy Shield, infatti, sono stati bloccati oltre 30mila siti che consentivano la visione illecita di contenuti sportivi live. La tempestività del blocco, che avviene in 30 minuti, è fondamentale per l’efficacia dell’azione ed auspichiamo che nel breve periodo venga estesa anche agli altri contenuti audiovisivi come previsto dalla legge, tra cui ad esempio le prime visioni cinematografiche e le dirette televisive non sportive».

D. La legge è ancora migliorabile? Se sì su quali punti specificamente?

R. «Un punto migliorabile è la questione dei costi che la legge pone a carico dei titolari dei diritti (come DAZN o Sky, ndr). Questi sono il primo soggetto a subire i danni economici causati dalla pirateria e che quindi non riteniamo debbano sostenere gli oneri per la realizzazione, il funzionamento e la manutenzione della piattaforma tecnologica. Riteniamo invece che sia necessario trovare una copertura diversa per l’attività di contrasto al fenomeno illecito. È la stessa legge n. 93 che ha inserito, quale principio fondante della Repubblica, la tutela della proprietà intellettuale e del diritto d’autore».

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Federico Bagnoli Rossi

D. Potrebbe servire una legge a livello europeo, visto che anche nel resto del continente sono sempre più attenti alla questione pirateria?

R. «L’Europa si è già espressa a maggio 2023 in particolare sul tema della lotta contro la pirateria online degli sport e di altri eventi dal vivo con una raccomandazione. L’Italia, con la legge 93/2023, ha già recepito queste indicazioni, oltre a implementare nel proprio ordinamento quelle derivanti dalla Direttiva Copyright e dal Regolamento Digital Services Act. Riteniamo dunque importante che la Commissione Europea continui nella direzione intrapresa e mantenga alta l’attenzione sul tema. La pirateria online è un fenomeno globale, e come dimostra il successo della recente operazione contro lo streaming illegale di contenuti audiovisivi condotta dalla Polizia di Stato (l’operazione Takedown che ha portato alla chiusura di un traffico da 3 miliardi di euro e alla chiusura di 2.500 canali, ndr) con la compartecipazione degli organi giudiziari e di Polizia di molti paesi europei ed il coordinamento di Eurojust ed Europol, è utile intensificare la collaborazione tra le autorità italiane e quelle di altri paesi per combattere la diffusione di contenuti pirata su scala mondiale».

D. Le nuove norme e i nuovi strumenti stanno portando effetti positivi?

R. «L’impatto sul fenomeno della nuova legge antipirateria ha portato sicuramente effetti positivi, dal momento che a livello mediatico è stato dato risalto senza precedenti alla questione: già a fine 2023, a pochi mesi dall’entrata in vigore della normativa, secondo i dati FAPAV/Ipsos il 37% dei pirati ha dichiarato che non avrebbe più fruito di contenuti audiovisivi in forma illecita. Per avere un riscontro più puntuale sull’efficacia dei nuovi strumenti e della ricaduta sui comportamenti degli italiani dobbiamo attendere i risultati della nuova Indagine Ipsos che fornirà i dati relativi al 2024».

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