Juve Stabia, Thiam: “Abbiamo fatto una piccola impresa, l’obiettivo a inizio anno era la salvezza” | OneFootball

Juve Stabia, Thiam: “Abbiamo fatto una piccola impresa, l’obiettivo a inizio anno era la salvezza” | OneFootball

Icon: PianetaSerieB

PianetaSerieB

·9 maggio 2025

Juve Stabia, Thiam: “Abbiamo fatto una piccola impresa, l’obiettivo a inizio anno era la salvezza”

Immagine dell'articolo:Juve Stabia, Thiam: “Abbiamo fatto una piccola impresa, l’obiettivo a inizio anno era la salvezza”

Demba Thiam, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha parlato dei prossimi playoff e ha ripercorso la sua carriera fino ad oggi.

Qui le sue parole, estratte dalla fonte citata in precedenza: “Abbiamo fatto una piccola impresa. A inizio stagione, da neopromossi, il nostro obiettivo era la salvezza. Ci siamo fatti questo regalo e ora vogliamo arrivare più lontano possibile. Prima però ci sono le ultime due partite di campionato, siamo concentrati. Affronteremo i playoff senza ansia, non abbiamo nulla da perdere. Mister Pagliuca è un perfezionista, prepara le partite in maniera dettagliatissima. Il gioco spesso parte da me, quando posso, mi piace impostare. Ma non sono un calciatore ossessionato da classifiche, dati, statistiche. Odio anche i social, si fa troppo rumore: nel bene e nel male.


OneFootball Video


La scorsa stagione sono stato il miglior portiere in Europa? Viviamo categorie diverse, pensavo soltanto a me stesso ed evitavo di leggere gli articoli. Preferisco isolarmi quando non sono in campo e dedicare il tempo a mia moglie Gabriella e alla piccola Aidina. Se ho sempre voluto fare il portiere? Fin da quando giocavo sulla sabbia in Senegal. Nei tornei con gli amici ero sempre tra i pali. Mi tuffavo in continuazione e la divisa era costantemente sporca di fango. I guanti non li usavo, preferivo non rovinarli. Sono alto più di 2,02 metri e da piccolo ho provato anche il basket. Avevamo un canestro in casa, però la passione per il calcio era troppo forte.

Il mio idolo? Peter Cech, sognavo di diventare un campione e di giocare in Europa. Nel mio Paese frequentavo una piccola scuola calcio, passavo tutta la giornata ad allenarmi. La mia famiglia ha fatto tanti sacrifici per consentirmi di studiare, ma i libri non mi piacevano. E nel 2013, a 15 anni, sono arrivato in Italia. Non potevo firmare per nessun club prima della maggiore età. Ho passato tre anni ad allenarmi tra Livorno, Viareggio, Prato. Quel periodo mi ha aiutato a diventare ciò che sono oggi. Non ero perfetto, miglioravo e imparavo. Per un ragazzo giovane vivere tre stagioni senza giocare è tutt’altro che semplice.

La mia prima partita? Contro il Bassano del Grappa: finì 1-1. Fino a quel momento non avevo mai giocato una gara ufficiale. Era il 2016, avevo 18 anni, è stato l’inizio della mia carriera. Di Biagio mi ha fatto esordire in Serie A contro il Torino durante la ripresa del campionato post Covid. Erano sei giornate che la Spal non conquistava punti e in quella partita pareggiammo. Ero felice per l’opportunità, non avevo alcun timore. In carriera non ho mai avuto paura di nulla. Ero in campo anche all’ultima gara contro la Fiorentina, perdemmo 3-1, ricordo benissimo la mia prima parata sul tiro di Chiesa.

De Rossi? Il mister è una persona speciale, ci sentiamo spesso. A Ferrara ci fermavamo sempre dopo gli allenamenti per sfidarci sui calci di rigore. Chi vinceva? Lui, ovviamente. Mi creda: non sono mai riuscito a parare un suo tiro dal dischetto. Eppure, in carriera, qualcuno ne ho preso. La lotta al razzismo? C’è tanto da fare. Da portiere conosco meglio di tutti la situazione. Per 45’ sono fermo in area a pochi passi dai tifosi avversari, me ne dicono di ogni. Ma non li ascolto. Delle offese non mi importa nulla. So bene chi sono, da dove vengo e quello che faccio.

Come trascorro il tempo libero? Insieme alla mia famiglia. Tra allenamenti, gare e trasferte noi calciatori siamo sempre in giro. Devo ammettere però che sono un grande appassionato di musica: da Adriano Celentano a Pino Daniele. Mi carico così, poi prego appena prima di entrare in campo. La fede è sempre stata importante nella mia vita.

Prossimo step? Sono un lavoratore, mi impegno al massimo sia in allenamento che in partita. Così come tutta la squadra. L’anno scorso eravamo sfavoriti e abbiamo vinto il campionato. Quest’anno puntavamo la salvezza e siamo arrivati ai playoff. Chi lo dice che non possiamo raggiungere la finale? Noi continuiamo a correre.”

Visualizza l' imprint del creator