Footbola
·23 marzo 2021
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·23 marzo 2021
Dopo 22 giornate, per la Superliga è arrivato un momento cruciale. Negli ultimi dieci turni, infatti, il campionato sarà diviso a metà: 6 da una parte, nel “Championship round” e 6 dall’altra, nel “Relegation round” da cui le ultime due saranno retrocesse in 1.Division.
Per quanto riguarda la qualificazione alle coppe europee, le prime due classificate partiranno rispettivamente dal terzo e dal secondo turno dei playoff di Champions League, la terza classificata dal terzo preliminare di Conference League e la quarta disputerà uno spareggio contro la prima classificata del “Relegation round” per l’ultimo accesso alla stessa Conference League, fermo restando che l’eventuale vittoria della coppa nazionale – che garantisce la qualificazione all’Europa League – da parte di una delle prime quattro classificate produrrebbe un effetto a catena. Al momento la possibilità è concreta, dato che in semifinale di DBU Pokalen ci sono Midtjylland (primo), SønderjyskE (settimo), AGF (terzo) e Randers (quinto).
Non è detto, quindi, che per ambire a una qualificazione europea non sia meglio trovarsi dal lato “debole”, ma ciò probabilmente non aiuta granché a lenire l’amarezza dei tifosi di SønderjyskE, AaB e OB, rimaste fuori per un punto a vantaggio del Nordsjælland. Partendo proprio dalla squadra di Farum, vediamo con quali prospettive le prime sei si approcciano alla fase finale.
Poco più di un mese fa, dopo cinque sconfitte consecutive, era opinione diffusa che il Nordsjælland dovesse guardarsi soprattutto alle spalle, dove Lyngby e Horsens avevano cambiato passo dopo la pausa invernale. A sorpresa, invece, nelle ultime sette partite sono arrivate tre vittorie e quattro pareggi, che, complici i problemi delle avversarie dirette, hanno premiato ancora una volta le “tigri selvagge”. Un traguardo raggiunto “di corto muso”, ma coerente con la storia recente di un club che, da quando il campionato è stato riformato nel 2016, si è sempre qualificata nella parte alta della classifica insieme a FC København, Brøndby e FC Midtjylland. Alle altre sono rimaste le briciole: due qualificazioni a testa per AGF e AaB e una sola per Lyngby, SønderjyskE, Horsens, OB, Esbjerg e Randers.
Senza pressioni di classifica, quindi, il Nordsjælland potrà sfruttare queste ultime dieci partite per dare continuità alla propria strategia di valorizzazione dei giovani: l’età media dei calciatori schierati (22,1) è infatti di gran lunga la più “verde” del torneo (secondo è il Vejle con 24,2); una filosofia che, se possibile, negli ultimi mesi ha assunto una dimensione ancor più estrema, con la lungodegenza di Johan Djourou e la coraggiosa cessione del trequartista 30enne Mikkel Rygaard Jensen, uomo-chiave nella prima parte della stagione, al ŁKS Łódź, nella seconda serie polacca.
Non sorprende, quindi, che a decidere la sfida (con sorpasso) dell’ultima giornata contro il SønderjyskE sia stata una doppietta del 16enne norvegese Andreas Schjelderup, prelevato la scorsa estate dal Bodø/Glimt e lanciato in prima squadra a febbraio; centrocampista offensivo – ha giocato da mezzala o da esterno alto – non ha mostrato titubanza nel prendersi responsabilità creative, completando 2.1 passaggi-chiave e quasi 3 dribbling per 90’ (col 68% di riuscita) e segnando tre gol – due di destro (uno su punizione) e uno di sinistro.
Dopo aver chiuso il 2020 con cinque vittorie consecutive, il nuovo anno sembrava aver tolto certezze ai “cavalli” dello Jutland centrale, che dopo aver battuto l’Horsens avevano raccolto solo 4 punti in 7 partite prima della fortunosa vittoria finale per 2-1 (nonostante 0.85 xG contro 2.2 degli avversari) contro l’FC København. Un risultato sorprendente anche alla luce dell’underperformance realizzativa che ha caratterizzato la stagione del Randers, il cui rapporto tra gol e xG (0.78) è il secondo peggiore del campionato dopo quello dell’Horsens ultimo in classifica.
L’ottimo lavoro di Thomas Thomasberg – testimoniato dai dati sugli xG fatti e subiti (la squadra guida entrambe le classifiche) – si basa su un’idea di calcio molto aggressiva e verticale, con il fondamentale contributo degli attaccanti: il possente centravanti austriaco Marvin Egho, terzo tra gli attaccanti per duelli aerei vinti per 90’, e il sierraleonese Alhaji Kamara, più veloce e miglior marcatore a quota 9.
Il Randers è la squadra che ingaggia più duelli, ed è probabile che dovendo affrontare squadre mediamente più tecniche il loro atteggiamento tattico sarà ulteriormente esasperato, dando vita a partite molto fisiche.
Se qualche settimana fa sembrava che la squadra della capitale avesse finalmente trovato una nuova quadratura dopo il burrascoso esonero, a stagione in corso, del leggendario allenatore Ståle Solbakken e l’arrivo in società di nuove figure allo scopo dichiarato di modernizzare il club, il solo punto conquistato nelle ultime tre partite ha estromesso forse definitivamente la squadra di Jess Thorup dalla lotta per il titolo. Nonostante il formato preveda tanti scontri diretti, recuperare rispettivamente dieci e otto punti a Brøndby e FC Midtjylland sarebbe un’impresa più unica che rara, al punto che FiveThirtyEight ne quantifica le probabilità all’1%.
Per chi ha vinto 12 titoli negli ultimi 20 anni non è facile accettare una stagione di transizione, ma, benché la qualità della rosa rifletta, almeno in parte, la netta supremazia economica sulle avversarie – compresi gli arrivi a gennaio di Lukas Lerager dal Genoa e Mustapha Bundu in prestito dall’Anderlecht – era improbabile riuscire in così breve tempo a riassestare un ambiente scosso nelle fondamenta che ne avevano retto la struttura per almeno quindici anni.
L’obiettivo per il finale di stagione, oltre a centrare una qualificazione europea fondamentale anche per il prestigio della società – non a caso per Solbakken è stata fatale la sconfitta nei preliminari di Europa League contro il Rijeka – sarà di capire chi farà parte del nuovo ciclo che Thorup sembra ben determinato ad avviare, se pensiamo che non ha esitato ad abbandonare la panchina del Genk, su cui si era appena seduto, per non perdere l’occasione.
Tra le buone notizie spicca l’ottimo rendimento dell’attaccante classe ‘99 Jonas Wind – 11 gol e 4 assist – la cui esclusione dall’Europeo U21 lascia presagire un impiego stabile con la Nazionale maggiore – e di Rasmus Falk Jensen, estroso centrocampista offensivo 29enne cui è sempre mancata la continuità per sfondare ad alti livelli. Al contrario, preoccupa l’involuzione ormai cronica dell’ex-Ajax Viktor Fischer mentre il centrale difensivo Matthias “Zanka” Jørgensen, che era tornato a casa per ritrovare la Nazionale in vista dell’Europeo, non è riuscito a dare sicurezza a una difesa che ha incassato 35 gol, la quarta peggiore del torneo.
Tra le realtà più convincenti di questa Superliga c’è sicuramente l’AGF di Aarhus, che dopo il terzo posto della scorsa stagione ha certificato la propria crescita guadagnandosi un posto in top-6 con ben dieci punti di margine su avversarie partite con ambizioni molto simili.
Nelle ultime settimane, in particolare, i biancoblu hanno strappato risultati di prestigio: prima con la vittoria sfumata all’ultimo secondo in casa dell’FCK, poi con una grande dimostrazione di solidità difensiva nello 0-1 in casa del Midtjylland e infine pareggiando in casa del Brøndby capolista. Risultati maturati a dispetto di dati sul possesso-palla rispettivamente del 32, 41 e 37%, che raccontano di una squadra a proprio agio in fase di difesa posizionale e abile nello sfruttare ripartenze e calci piazzati.
Il grande protagonista della stagione è indubbiamente il centravanti classe ‘89 Patrik Mortensen, che con 13 gol guida, insieme a Mikael Uhre del Brøndby, la classifica marcatori che ha già vinto nella scorsa stagione: 1.90 di altezza, abile nel gioco aereo e spalle alla porta, è un maestro nel rubare il tempo ai difensori in area di rigore, dote di cui ha dato un saggio nell’azione del gol realizzato un paio di settimane fa contro il Midtjylland.
Ottimo anche l’apporto dei terzini: Kevin Diks, ancora di proprietà della Fiorentina, è secondo tra i pari-ruolo sia per dribbling completati (dopo Tobias Mølgaard del Vejle) sia per grandi occasioni create (dopo Paulinho del Midtjylland), oltre ad aver dimostrato una sorprendente duttilità giocando una grande partita da mediano nell’ultima sfida contro il Brøndby; sull’altro lato, Casper Højer ha già realizzato 2 gol e 5 assist grazie al mancino che lo rende una minaccia costante, in particolare sui calci piazzati. Da segnalare inoltre la crescita del 20enne centrale difensivo Sebastian Lund Hausner, che dovrebbe giocare l’imminente Europeo di categoria da titolare.
Avendo chiuso il 2020 in testa alla classifica nonostante l’oneroso impegno in Champions League, era opinione comune che alla ripresa del campionato il Midtjylland avrebbe cambiato passo lasciando poche speranze alle avversarie. Invece sono arrivate ben 3 sconfitte in 9 partite – contro SønderjyskE, Lyngby e AGF – e diverse vittorie sono state più sofferte del previsto: colpa anche di terreni di gioco spesso inadeguati al calcio professionistico – a causa dell’inizio di campionato tardivo, la pausa invernale è stata giocoforza accorciata – che hanno avvantaggiato avversarie molto chiuse e pronte a ripartire con transizioni rapide.
Un atteggiamento tattico che la squadra di Brian Priske si è trovata di fronte molto più spesso rispetto agli anni passati, a testimonianza di uno status ormai consolidato di “squadra da battere” in cui diventa fondamentale la capacità di combinare rapidamente nello stretto per creare pericoli. In quest’ottica sono importanti il recupero del regista di centrocampo Evander, ormai tornato stabilmente tra i titolari dopo un avvio di stagione difficile, e le prestazioni sempre più convincenti del 19enne Gustav Isaksen, esterno d’attacco ambidestro che sta mettendo in discussione la titolarità di Anders Dreyer e addirittura di Pione Sisto.
Una buona ragione per essere ottimisti circa le chances di vittoria finale deriva dai risultati ottenuti finora contro le prossime cinque rivali: in questa parziale classifica, infatti, il Midtjylland sarebbe primo con 22 punti, con un buon margine su Brøndby (17), Nordsjælland (13), FCK (11), AGF e Randers (10).
Nonostante conservi un’aura da underdog, con il passare delle settimane la candidatura del Brøndby per il titolo (che non vince dal 2005) si è fatta sempre più credibile. Dopo un inizio di stagione folgorante in termini di overperformance realizzativa, il 20enne incursore Jesper Lindstrøm ha segnato solo un gol (con quattro assist) nelle ultime nove, mentre non si è fermato il 27enne Mikael Uhre, che mai era arrivato in doppia cifra nella sua carriera e sta evidentemente beneficiando dello stile molto verticale impostato da Niels Frederiksen, nel cui 3-4-1-2 i tre giocatori d’attacco – lo stesso Uhre, Lindstrøm e Simon Hedlund – possono sfruttare le loro eccellenti doti atletiche in campo aperto, soprattutto quando la squadra si trova in vantaggio.
Se le due sconfitte contro il Midtjylland sono arrivate in partite aperte ed equilibrate, i gialloblu hanno mostrato le difficoltà maggiori contro squadre chiuse come Randers e AGF, che le hanno ripagate con la loro stessa moneta. Al contrario, quando le avversarie cercano di pressare alto, spesso emerge la qualità in impostazione del portiere tedesco Marvin Schwäbe – classe ‘95, ha il contratto in scadenza e pare interessi a diversi club di Bundesliga -, dei difensori – il capitano Andreas Maxsø, di cui si parla per la Nazionale, e soprattutto l’esperto mancino Anthony Jung – e anche degli esterni Kevin Mensah e Peter Bjur, capaci anche di accentrarsi in conduzione quando gli viene lasciato spazio per avanzare.
Il calendario vuole che le prime tre partite siano proprio contro Midtjylland, FCK e AGF: non si può ancora parlare di gare “decisive”, ma di certo ci diranno di più circa le possibilità di vittoria di una squadra in cui, a inizio stagione, credevano in pochi.