BundesItalia
·28 giugno 2020
BundesItalia
·28 giugno 2020
Se qualcosa potrà andare male, andrà peggio. Neanche la celebre legge di Murphy ormai sembra più sufficiente per descrivere gli ultimi anni dell’Amburgo. Quella squadra con una Champions League in bacheca, svariati Meisterschale, seguita in tutto il mondo, che nel 2018 ha vissuto l’onta della prima e unica retrocessione in 2.Bundesliga della propria storia.
Quello che era il Bundes-Dyno, il club sempre presente nel massimo campionato sin dalla fondazione, oggi vive una maledizione. Secondo quarto posto consecutivo in Zweite, l’anno scorso dietro a club decisamente meno attrezzati come Paderborn e Union, quest’anno dietro ad Arminia e Heidenheim. Budget imparagonabili, differenze abissali, azzerate nel giro di un paio di stagioni. Alla caccia di una risalita che rimane una chimera.
Fernandez, Leibold, Kinsombi, Dzudziak, Schaub, Kittel, Hinterseer. Tutti giocatori d’élite per la Zweite LIga. Più nomi pesanti dalla Bundes come Harnik, Pohjanpalo. Un talento limpido come Adrian Fein. Più di tutto, un allenatore come Dieter Hecking, in grado di garantire esperienza. Aachen, Norimberga, Hannover, soprattutto Wolfsburg, soprattutto Gladbach. Dalla lotta Champions alla Zweite nel giro di un’estate. Neanche lui è riuscito a rompere la maledizione. Non ci erano riusciti due “giovani” come Titz – finito in quarta serie – e Hannes Wolf. Certo l’Amburgo è un animale strano. Dal 2018, da quando l’orologio del Volksparkstadion si è fermato, non è sicuramente più un dinosauro.
Le assonanze della stagione appena conclusa con la scorsa fanno quasi paura tanto che sono simili. Un anno fa dopo 21 giornate l’Amburgo era primo davanti al Colonia. Poi 3 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte. Sconfitto allo scontro diretto contro l’Union, poi alla penultima battuto e staccato dal Paderborn. Rimasto quarto. Nel 2019/20 invece il bilancio dalla 22ª in poi è di 3 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte. Con il dramma alla penultima, di nuovo, contro il piccolo Heidenheim dei miracoli: battuto e sorpassato al terzo posto, visto che il secondo era già sfumato dopo aver perso 3-2 contro lo Stoccarda lo scontro diretto. Peraltro, dominato. Dopo aver vinto 6-2 l’andata. Sempre dentro le prime tre, fino a 90 minuti dal termine. Fino a quando Kerschbaumer ha segnato al 95′ il goal che ha firmato il sorpasso.
Neanche l’Arminia Bielefeld all’ultima giornata, club che con l’Amburgo ha una grande amicizia (le tifoserie sono gemellate), è riuscito a salvare i Rothosen dal proprio dramma. O meglio, in realtà ci ha provato. E ha fatto il suo: battuto 3-0 l’Heidenheim in casa. All’Amburgo è andata addirittura peggio, distrutto in casa dal piccolo Sandhausen, già salvo, senza pretese. Voleva solo fare bella figura. Ha stradominato il primo tempo, è andato sullo 0-2. Un rigore di Hunt ha ridato speranza all’HSV, poi nel finale il crollo. Beffa finale: 1-5. Con il quinto goal segnato da Diekmeier, uno che in quasi 200 partite con l’Amburgo non aveva mai visto la porta. Ha segnato due goal negli ultimi due mesi. Questo beffardo come pochi, come pochissimi.
Una gestione societaria a tratti sciagurata ha portato a fondo il club, che ha risorse per risalire, ma non riesce a capitalizzare. Nel 2014 e nel 2015 è sopravvissuto in Bundesliga solo al playout, battendo Karlsruher e Greuther Fürth con tanti brividi. Salvato all’ultima giornata da Waldschmidt nel 2017. Solo nel 2016 con Bruno Labbadia ha vissuto un anno tranquillo. Il prossimo, invece, sarà ancora nell’inferno della Zweite. Dopo aver mancato ancora una volta la grande, grandissima occasione. Alla ricerca di una promozione tecnicamente alla portata, ma diventata psicologicamente una chimera.