All Asian Football
·4 marzo 2020
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·4 marzo 2020
La città di Shenzhen non è altro che il sogno diventato realtà, realizzato dal “Piccolo Timoniere” Deng Xiaoping: la megalopoli rappresenta attualmente la terza economia della Cina e con 13 milioni di abitanti la quarta città più popolosa della Terra di Mezzo. Definita spesso, in maniera non del tutto errata, come la fabbrica della fabbrica del mondo dove senza cattiveria e senza ipocrisia, citando le parole del giornalista Gabriele Battaglia nel suo: Buonanotte Signor Mao, l’orgia consumistica entra direttamente in casa tua. Non male per una città che prima di ottenere lo status di: Zona Economica Speciale, non era altro che un centro urbano, medio-piccolo, dal dubbio potenziale commerciale. Le ambizioni sportive dei piani alti governativi, nella provincia del Guangdong, passano anche, forse soprattutto, attraverso le scelte di un Manager italiano.
Giudicare in maniera negativa l’esperienza di Roberto Donadoni in Chinese Super League, dopo la retrocessione arrivata al termine dell’ultima stagione alla guida dello Shenzhen FC, sarebbe riduttivo e scorretto nei confronti dell’allenatore originario di Cisano Bergamasco. Il quadro della situazione merita un’analisi specifica: le 12 partite senza vittoria prima del suo arrivo, una rosa neo-promossa non ancora all’altezza della Prima Divisione, l’impossibilità di agire in maniera decisa sul mercato e le sole 10 gare giocate con lui come Manager, nelle quali ha ottenuto un solo successo.
Lo stesso Donadoni, in un’intervista rilasciata qualche mese fa, non aveva nascosto (con grande onestà intellettuale), la complessità della situazione: “Ho ereditato una squadra in una situazione difficile“. La retrocessione per quanto “pesante”, da un punto di vista puramente sportivo, ha spronato la società ad investire in maniera consistente nella sessione di CalcioMercato corrente. Convinti anche dalle possibilità sociali/culturali che offre la città di Shenzhen: Pei Shuai (Tianjin Tianhai), Wang Yongpo (Shanghai Shenhua), Gao Lin (Guangzhou Evergrande), Blerim Džemaili (Bologna) e Zheng Dalun (Tianjin Tianhai) hanno deciso di unire le proprie sorti a quelle del Manager italiano andando ad aggiungersi ad una rosa che poteva già vantare un paio di elementi decisamente interessanti quali gli attaccanti John Mary e Harold Preciado, oltre al centrocampista norvegese Ole Sealnes.
L’obbiettivo dichiarato dello Shenzhen FC è quello di dominare il campionato di seconda divisione con l’intento di tornare subito in Chinese Super League, ma esiste la possibilità, non più così remota, che la squadra di Roberto Donadoni possa essere subito ripescata in massima serie. Il Tianjin Tianhai infatti, compagine con cui lo Shenzhen ha duellato per la salvezza lo scorso anno, è sull’orlo del fallimento e potrebbe dunque permettere alla rosa di Donadoni di tornare subito in Chinese Super League con una squadra che potrebbe essere già all’altezza di conquistarsi la permanenza nella categoria.
Il compito, non facile, di Roberto Donadoni sarà quello di plasmare la rosa a sua immagine e somiglianza: “Bisogna avere questa sensibilità per cercare di immergersi in un mondo nuovo e in una realtà differente”. Il talento dei nuovi arrivati e il tempo avuto a disposizione per approfondire la conoscenza di determinati elementi presenti in rosa (e non) sono ovviamente alleati dal peso specifico non indifferente. Il grande interrogativo rimane ovviamente nella capacità della squadra di comprendere determinati dettami tattici, atipici per il modo di pensare/giocare della Chinese Super League. Fondamentale sotto questo punto di vista l’arrivo, non ancora ufficializzato, di Massimiliano Maddaloni come nuovo membro dello staff tecnico dello Shenzhen FC: il classe ’66 originario di Napoli, arrivato in Cina nel lontano 2012, conosce come pochi altri uomini di calcio il misterioso macrocosmo calcistico cinese.
In giornate caratterizzate da isteria collettiva e deprecabili episodi di razzismo, sembrano suonare quasi come amare predizioni le sagge ed avvedute dichiarazioni di Roberto Donadoni riguardo la situazione socio/culturale della Terra di Mezzo:” Ora non posso dire di conoscere Shenzhen a pieno, così come non posso dire di conoscere la Cina, che è un paese immenso e con molte differenze al suo interno, ma quella che sto vivendo è qualcosa che mi sta sorprendendo. Insomma, per sentito dire credevo di andare incontro a molte difficoltà ma per molti versi siamo indietro noi rispetto a loro.”
Riprendendo ancora una volta le parole del libro sopracitato di Gabriele Battaglia esiste un carattere che rappresenta alla perfezione la condizione di perenne instabilità e trasformazione che sta vivendo la Cina negli ultimi anni: 浮躁 (Fúzào). Termine che si sposa perfettamente con la situazione in perenne evoluzione e cambiamento del giovane e ricco Shenzhen FC.
“C’è un aspetto fluttuante, chi è fuzao non è stabile, si agita ma è insicuro. -… Tradotto dal dizionario come impulsivo, impetuoso e non affidabile. In definita chi è fuzao non è gioiosamente ruspante, bensì, sempre sul punto di crollare dare di matto o rifilarti una fregatura.”
Starà a Roberto Donadoni, ed i suoi ragazzi, riuscire ad incanalare e trasformare in risultati positivi quest’energia, questo vigore, questa vitalità che caratterizzano non solo una realtà socio/politica ma anche una rosa che punta ovviamente, che sia in Chinese Super League o meno poco conta, all’eccellenza.
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