Footbola
·5 marzo 2020
Footbola
·5 marzo 2020
Nel 1896, il 24enne John L. Skantze si mise in viaggio. Percorse tutta la Svezia alla ricerca del luogo perfetto dove stabilirsi per dar vita al suo sogno: un birrificio. Trovò dei finanziamenti a Falkenberg, letteralmente “la montagna del falco”, città oggi celebre per le radiose spiagge di Skrea, dunque fondò la Falken AB. Impiegò due anni prima di spillare il primo boccale, nel 1937 lasciò l’impresa al figlio Erland. L’impatto che il birrificio ebbe sull’economia cittadina fu tale che – quando l’intero sito fu costretto al trasloco – il comune immediatamente deviò l’acquedotto comunale per far arrivare l’acqua di cui la Falcon necessitava.
La Falcon oggi non esiste più. È stata inglobata dal gruppo Carlsberg nel 1996, anche se continua a mantenere un fortissimo legame col territorio. Si produce ancora la birra a Falkenberg, dove il club cittadino vanta il motto «Laget vid havet» (“Fatto dal mare”) e si distingue per beneficenza. Tra febbraio e settembre 2019 il FFF – Falkenbergs Fotbollförening – collaborò col centro per l’impiego locale per diminuire la disoccupazione dei giovani svedesi della zona. Ogni anno, assieme all’Halmstads BK, il club invia i suoi giocatori (nel 2019 Tibor “Tibbe” Joza e Christoffer Carlsson) ad addobbare l’ospedale pediatrico di Halmstad.
La storia del Falkenbergs FF iniziò martedì 3 gennaio 1928, quando la Falkenbergs Gymnastiksällskap vide la nascita della sezione calcistica, presieduta da Georg “Jija” Torsenton, che per lungo tempo militò nelle leghe semiprofessionistiche. Il 27 settembre 1942, Curth “Dalles-Curth” Nilsson segnò 17 reti in un’amichevole contro la squadra B conclusasi 21-1 e per un buon quarantennio fu l’unica fonte di soddisfazione per i tifosi. Solo nel 1986, con la vittoria della Division 3 (quinta serie svedese) arrivò la promozione in Division 2, da cui l’anno dopo – nel 1987 – un’ulteriore promozione spedì il piccolo Falkenberg in Division 1. Dopo due stagioni, nel 1989 vi fu la retrocessione, seguita da una promozione nel 1994. Addirittura nel 1998, quando il FFF era primo dopo dodici giornate, un crollo di rendimento fece finire la squadra in settima posizione.
Nel 2002, anche grazie a una spettacolare vittoria per 2-1 nel derby contro l’FC Trollhättan, divenuta famosa come snömatchen, «la partita della neve», il Falkenberg festeggiò copiosamente la promozione in Superettan. Ma era appena incominciato il nuovo millennio: a diec’anni da allora, nel 2012, un derby contro l’Halmstad portò 5288 persone al Falkenbergs IP. Nel 2013, poi, ecco la prima storica promozione in Allsvenskan centrata dal tecnico Hasse Eklund.
A guidare la squadra al primo anno tra i grandi ci pensò Henke Larsson. In campo, il centrocampista neozelandese Daniel Philip Keat segnò sia la prima che l’ultima rete stagionale dei giallobianchi. A fine stagione Larsson fu sostituito col ritorno di Eklund, che centrò una seconda salvezza, ma nel 2016 la rivoluzione investì più ambiti: dopo tre anni il FFF fu retrocesso in Superettan, cambiò stadio (dal Falkenbergs IP alla Falcon Alkholfri Arena) e patì il ritiro di due icone del club, David Svensson (617 caps) e Stefan Rodevåg (148 reti). Il nuovo stadio, al numero 1 di Kristineslättsallén, costò 110 milioni di SEK, più che ripagati dalla cessione dei diritti di naming (a 130 milioni di SEK). Tutto partì dall’ottobre 2012, quando il comune preventivò la cifra da investire per i lavori, iniziati il 1° aprile 2015. Ciononostante, l’inaugurazione dell’impianto (una sconfitta 0-2 contro l’Öster, il 2 aprile 2017) non fu felicissima. Come se non bastasse, quel nome fece scalpore.
Alkoholfri significa «analcolico» e fa per l’appunto riferimento alla prima linea analcolica di birra Falcon. «Proprio come la birra, sarà uno stadio pieno soltanto a metà» ironizzavano alcuni, ottenendo in tutta risposta un ironico tweet del centrocampista Johannes Vall («Spero che ora ci sponsorizzino con birra gratis, e comunque a me piace la Corona ma Alkoholfri Arena suona meglio di Corona Arena»). Il presidente del FFF, Lars Eric Nilsson, ribadì il forte legame col territorio del birrificio Falcon e l’importanza di uno stadio «che metterà Falkenberg sulla mappa del calcio». Ancora: «Falcon è il marchio più vicino al cuore di questo luogo, e il motivo per cui il nome dell’impianto è così lungo deriva dalla legislazione svedese sulla pubblicità di alcolici». Così, nonostante in molti ricordino nomi di stadi svedesi ben più curiosi (Metallåtervinning Arena di Uppsala, “stadio del riciclaggio dei metalli”, e la Färs och frosta Arena di Höör, “stadio fresco e congelato”), la domanda che più volte i tifosi ospiti pongono agli steward è «ma si vendono solo birre analcoliche allo stadio?». La risposta, ovviamente, è negativa.