Calcionews24
·1 giugno 2025
Marotta, due destini speculari in Champions: la Juve e l’Inter, tra finali perse e l’ombra di Luis Enrique

Calcionews24
·1 giugno 2025
Nel calcio, come nella storia, esistono corsi e ricorsi che a volte assumono i contorni di una beffarda sceneggiatura. Una di queste narrazioni, carica di suggestioni e amare simmetrie, sembra avvolgere due cicli di altrettante potenze del calcio italiano, la Juventus del triennio 2014-2017 e l’Inter del periodo 2022-2025.
Al centro di questa tela, la figura di Giuseppe Marotta, architetto di entrambe le squadre, e un destino europeo che, per ben due volte in ciascuna esperienza, ha visto svanire il sogno della Champions League in finale, con in mezzo un’eliminazione prematura e, per una delle due finali di ciascun ciclo, lo stesso implacabile avversario in panchina: Luis Enrique.
La storia juventina sotto la gestione Marotta, con Massimiliano Allegri al timone tecnico, è quella di una squadra capace di dominare in Italia e di ricostruire una credibilità europea di primissimo livello.
La stagione 2014-15 vide i bianconeri raggiungere la finale di Berlino, un traguardo che mancava da dodici anni. Di fronte, il Barcellona di Luis Enrique, una macchina da calcio quasi perfetta con il tridente Messi-Suárez-Neymar. Finì 3-1 per i catalani, una sconfitta netta ma che aprì un ciclo di speranze.
L’anno successivo, stagione 2015-16, il cammino europeo della Juventus si interruppe bruscamente agli ottavi di finale contro il Bayern Monaco, in una doppia sfida rocambolesca: questa fu “l’eliminazione in mezzo” al ciclo di finali.
Ma la fame di Champions era tanta, e nella stagione 2016-17, la Juventus, più forte e consapevole, si ripresentò all’atto conclusivo a Cardiff. Questa volta l’avversario fu il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, che si impose con un perentorio 4-1, lasciando nuovamente l’amaro in bocca e il trofeo solo sfiorato. Due finali perse, con Marotta a capo dell’area sportiva, e un’uscita agli ottavi nel mezzo.
Anni dopo, Marotta passa all’Inter, con l’obiettivo di riportare i nerazzurri ai vertici. Il progetto cresce e, sotto la guida di Simone Inzaghi, l’Inter inizia a farsi strada con prepotenza anche in Europa.
Nella stagione 2022-23, i nerazzurri compiono un percorso straordinario arrivando alla finale di Istanbul contro il favoritissimo Manchester City. Nonostante una prestazione gagliarda, l’Inter perse 1-0, vedendo svanire il sogno.
La stagione seguente, 2023-24, in linea con il parallelismo juventino, vide l’Inter, campione d’Italia designata e tra le favorite per la Champions, uscire prematuramente agli ottavi di finale contro l’Atlético Madrid ai calci di rigore: ecco la seconda “eliminazione in mezzo”.
Il cerchio di questa inquietante coincidenza, secondo la tesi che analizziamo, si sarebbe chiuso in maniera quasi crudele e speculare nella stagione 2024-25. Se, come la narrazione suggerisce, l‘Inter avesse raggiunto la finale di Champions League del 31 maggio 2025, per poi trovarsi di fronte il Paris Saint-Germain guidato proprio da Luis Enrique, e se questa sfida si fosse conclusa con una sconfitta per i nerazzurri, il parallelismo con il ciclo juventino di Marotta sarebbe completo e sconcertante.
Due finali perse per l’Inter, una delle quali proprio contro quel Luis Enrique che già aveva spezzato i sogni europei della Juventus marottiana nel 2015.
Luis Enrique, dunque, assurge quasi a figura di “specialista” nel battere le squadre italiane dirette da Marotta nelle finali di Champions. Un allenatore capace di imporre il suo gioco e di trovare le chiavi tattiche per scardinare difese organizzate, negando la gioia più grande a due delle più importanti realtà del nostro calcio in momenti cruciali della loro storia recente.
Queste coincidenze – Marotta, le due finali perse, l’eliminazione intermedia, il “fattore Luis Enrique” – possono essere lette come semplici casualità statistiche, oppure possono indurre a riflessioni più profonde sulla capacità del calcio italiano di compiere l’ultimo passo nelle competizioni europee, sulla pressione psicologica dei grandi appuntamenti o, forse, su un destino che sembra aver voluto disegnare un percorso incredibilmente simile per due grandi dirigenti e due grandi club.
Un intreccio che, per i tifosi, si tinge dei colori della beffa, ma che per gli storici del calcio rappresenta un affascinante capitolo di ricorrenze e destini incrociati.