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·25 febbraio 2025

Napoli, crisi di risultati e identità: cosa sta succedendo alla squadra di Conte?

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Il Napoli di Antonio Conte sembra irriconoscibile: tre punti in quattro partite, con ben quattro persi nei minuti finali, non sono semplicemente occasioni sprecate ma segnali di un’involuzione evidente rispetto al recente passato. Lo riporta la Gazzetta dello sport

Napoli, crisi di risultati e identità: cosa sta succedendo alla squadra di Conte?

Non si può ridurre tutto a una questione di mancanza di fame o determinazione: c’è qualcosa di più profondo che sta frenando gli azzurri.


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I numeri che raccontano la crisi

Nelle ultime settimane, il Napoli ha visto sfumare punti preziosi nei finali di gara. A Roma contro i giallorossi, il gol di Angelino è arrivato al minuto 91′ e 40″, a pochi secondi dalla fine dei cinque minuti di recupero. Con la Lazio, Dia ha colpito al 41′ e 27″ del secondo tempo. A questi episodi si aggiungono il pareggio interno con l’Udinese e la sconfitta contro il Como. Un febbraio nero, in cui il Napoli non solo fatica a vincere, ma soprattutto non riesce a reggere nei secondi tempi, dando l’impressione di una squadra atleticamente meno brillante.

L’attacco sterile

Un altro dato allarmante riguarda il reparto offensivo: il Napoli ha il peggior attacco tra le prime cinque della classifica. L’Inter può contare su Lautaro Martinez e Thuram, l’Atalanta su Retegui e Lookman, mentre gli azzurri si affidano a un Lukaku in difficoltà, fermo a nove reti in campionato. Alle sue spalle, il secondo miglior marcatore è McTominay, un centrocampista, con sei gol.

La partita di Como ha evidenziato ulteriormente il momento difficile di Lukaku: appena otto palloni toccati in tutta la gara. Un isolamento preoccupante che riflette le difficoltà della squadra nel costruire azioni pericolose.

La difesa in affanno

Se in passato la solidità difensiva era un punto di forza, ora sembra essersi aperta una crepa. Sei partite consecutive con gol subiti, due reti incassate sia contro il Como che contro la Lazio, e un Meret che domenica ha dovuto fare i conti anche con l’errore di Rrahmani, autore di un retropassaggio sciagurato. La protezione della porta, un marchio di fabbrica delle squadre di Conte, oggi sembra solo un lontano ricordo.

Una questione psicologica

La sensazione è che qualcosa si sia spezzato anche a livello mentale, forse dopo la cessione di Kvaratskhelia. Pur non avendo numeri straordinari in questa stagione, l’esterno georgiano rappresentava una risorsa preziosa per il Napoli, in grado di accendere la manovra offensiva. A complicare le cose, la catena di infortuni sulla fascia sinistra: le assenze di Olivera, Spinazzola e Mazzocchi, unite al mancato impatto di Neres, acquistato per raccogliere l’eredità di Kvara, hanno limitato le soluzioni tattiche.

Un finale tutto da scrivere

Con dodici partite ancora da giocare, il Napoli ha l’opportunità di invertire la rotta, a partire dalla sfida contro l’Inter al Maradona, che sarà gremito di tifosi. La squadra di Conte dovrà ritrovare non solo la condizione fisica, ma soprattutto la forza mentale per restare competitiva nella corsa al titolo.

“Odio perdere”, ha ribadito Antonio Conte. E se perdere è già un colpo duro da digerire, riperdere è semplicemente inaccettabile per chi ambisce a traguardi importanti.

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