Zerocinquantuno
·23 dicembre 2024
Zerocinquantuno
·23 dicembre 2024
Orfeo della Bassa
III
Le sponde della palude erano verde cremisi e azzurre le acque come non si sarebbe pensato. Il tumulto nel cuore di Orfeo sembrava placarsi. «E cos’è questa musica che ti porti dietro?», cominciò a chiacchierare Caronte con un occhio alla palude e uno al cane ringhiante. «Anche tu la senti? – si meraviglio Orfeo –. È la musica con cui mi accompagno da solo. Io volevo disseppellire dalla terra Euridice con la forza della poesia, ma non ho poesia abbastanza potente per farlo. Vergognoso, ho pensato che una simile impresa potrebbe forse affrontarla un musicista. Oh! Un musicista sì che può spostare le montagne e comandare gli elementi e aprire l’Averno. Verrà un giorno, pensavo, che un musicista affonderà le sue melodie fin sotto le radici della morte e risolleverà alla vita tutte le creature. Ma non sapendo comporre le note, ecco che silenziosamente mi porto dietro la musica altrui, chissà che provando e riprovando non mi riesca di riprodurla a parole, con ciò riannodando le radici della vita e della morte e resuscitare Euridice. Lo senti adesso questo spartito, la cui mano di tenerezza e di furore ti tormenta i visceri? Lo senti quanto scendono questi archi, come queste corde ti artigliano le cellule del fegato, come i corni e gli ottoni officiano l’evento, come il timpano sancisce, come gli archi emergono gravi sollevando chi stava nell’abisso. E la tromba che suona piano come un ultimo respiro. E come ancora i timpani in sordina si abbattono. E come l’ultimo pianto, l’ultima protesta lenta e definitiva si spegne…». Proruppe Caronte in una risata il cui eco si mandò e rimandò da chissà dove. «Sì che la sento, Orfeo, ma credi a me che neanche la musica è ammessa a fare il lavoro che dici, perché nessuno ha ancora trovato la nota giusta. E se non ce la fa la musica, doppiamente impotente sarebbe la parola che pretendesse di riprodurla. E figuriamoci la tua. Adesso che mi ricordo, ho già traghettato nell’Ade un tedesco che scriveva in questa maniera… Ti dico subito che era molto più bravo di te. Eppure anche lui faceva quel che poteva. Sii contento, che a te ti manda Cirene, ed è solo per questo che potrai arrivare davanti a Persefone. Ecco là Issione. Stai attento a quello che dici e che fai». Anche l’acquietato Cerbero immobile si accucciò.