Scaroni: «Ottimisti sull'acquisto di San Siro e le sue aree entro l'estate» | OneFootball

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·18 marzo 2025

Scaroni: «Ottimisti sull'acquisto di San Siro e le sue aree entro l'estate»

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«Sono un veterano dello stadio, me ne occupo dal 2018 e sui social mi chiamano persino “Stadioni”. Non è il momento di fare polemiche, ma ho partecipato a un gioco dell’oca: sul progetto a San Siro siamo tornati al progetto iniziale, che evidentemente non era poi così improbabile». Lo ha detto il presidente del Milan, Paolo Scaroni, intervenuto durante l’evento “Infrastrutture e Sport: una ricchezza per il Paese” organizzato da PWC con Calcio e Finanza.

Sul nuovo stadio nell’area di San Siro, «ci sono una serie di motivi, di cui abbiamo parlato già nel recente passato, ma visto che ci troviamo di fronte a una platea che si occupa principalmente di business vi dico che tra di essi c’è sicuramente anche l’aspetto finanziario: così i conti tornano».


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«Perché non lo ristrutturiamo? Che senso ha ristrutturare un impianto quando due squadre giocano così di frequente? Immaginate ogni tre giorni 70mila persone che entrano tra i lavori: è una stupidaggine che non posso sentire, immaginate cosa sarebbe potuto succedere. Quando abbiamo iniziato il progetto su San Siro ci ricordavano tutti quanto fosse meraviglioso, ma con il tempo ci si è accorti che, nonostante le partite si vedano benissimo, le esigenze sono cambiate. E nel nuovo stadio le vedremo anche meglio, e ci saranno anche tante altre cose. C’è stata un’evoluzione del pensiero, anche se noi siamo un popolo di conservatori. Quando non c’è la partita, l’area di San Siro è vuota. Ma un paese conservatore come il nostro considera un affronto anche dei cambiamenti logici. In tutto questo, anche in Comune vediamo un sostegno rinnovato: il sindaco è un grande supporter del progetto. Abbiamo fatto un passaggio chiave con la Soprintendenza, e con esso tanti altri passi in avanti», ha aggiunto il presidente rossonero.

Scaroni ha poi aggiunto: «Il bello di Milan e Inter è che possono contare entrambi su uno stadio pieno e hanno esigenze simili». E su alcuni aspetti come l’hospitality: «Per approfondire il tema delle aree premium, se c’è una città in Italia che può pescare da un bacino di persone e aziende che sono disposte a pagare cifre rilevanti, questa è Milano. Ho visto cosa avviene in tanti Paesi, dall’Europa agli USA: nei grandi eventi sportivi, lo studio di grandi avvocati è disposto a pagare, perché lì trova clienti. Milano, in piccolo, riproduce il modello di New York, Londra o altre metropoli di tali dimensioni. Credo che, dei 71mila spettatori che immaginiamo abbia la nuova struttura, ne avremo circa 9mila corporate, che venderemo alle aziende. Attività che oggi purtroppo è impossibile, figuratevi che non possiamo nemmeno cucinare nulla, ma solo “riscaldare”, quando ci sono stadi che invece hanno fabbriche di birra al proprio interno. Sul nuovo stadio abbiamo una strada da fare gigantesca, e la faremo».

Infine, sui prossimi passi il presidente del Milan ha detto che «abbiamo mandato il Docfap martedì scorso, il Comune dovrebbe recepirlo, partire con una procedura di assegnazione e convocare una prima conferenza dei servizi. Mi auguro avvenga presto perché abbiamo una scadenza sul vincolo e questo diventerebbe più complicato. L’intendimento è che ci compriamo lo stadio e le aree entro l’estate, quindi siamo positivi».

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