Tovalieri: «Mi chiamavano Cobra, questo è il motivo. Quella volta che segnammo io e Maradona. Ho fatto un gol più difficile di quello di Arnautovic. A Bari inventammo il trenino…» | OneFootball

Tovalieri: «Mi chiamavano Cobra, questo è il motivo. Quella volta che segnammo io e Maradona. Ho fatto un gol più difficile di quello di Arnautovic. A Bari inventammo il trenino…» | OneFootball

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·1 marzo 2025

Tovalieri: «Mi chiamavano Cobra, questo è il motivo. Quella volta che segnammo io e Maradona. Ho fatto un gol più difficile di quello di Arnautovic. A Bari inventammo il trenino…»

Immagine dell'articolo:Tovalieri: «Mi chiamavano Cobra, questo è il motivo. Quella volta che segnammo io e Maradona. Ho fatto un gol più difficile di quello di Arnautovic. A Bari inventammo il trenino…»

Le parole di Sandro Tovalieri, leggendario bomber di provincia degli anni ’80 e ’90, soprannominato il Cobra

Magari non tutti si ricordano chi sia stato Sandro Tovalieri, bomber degli anni ’80-90. Ma quel che è certo è che chi lo ha in mente lo associa al suo soprannome, indicativo delle sue caratteristiche da attaccante: Cobra. Ecco il racconto della sua carriera fatto a La Gazzetta dello Sport.

LA NASCITA DEL SOPRANNOME – «Nasce a Bari, metà anni 90. Cobra perché è un animale pericoloso, morde e fugge: i compagni di squadra dicevano che in area di rigore io ero così».


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LE SUE CARATTERISTICHE – «Ero un 9 puro, lucido, istintivo, letale. Quando inquadravo la porta non sbagliavo un tiro. Mazzone mi urlava: “Nun te move!…Cobra, stai sempre in area… Nun te move!».

IL GOL NEL CUORE – «Il primo in Serie A, Napoli-Roma 1-1. A fine partita alzo la testa e guardo il tabellone del San Paolo con i nomi dei due marcatori: Tovalieri e Maradona».

LA RETE PIU’ BELLA – «In un Bari-Genoa, cross di Gautieri, Bortolazzi rinvia calciando altissimo, io aspetto che la parabola scenda e tiro al volo. Hai presente Arnautovic l’altra sera? Il mio aveva un coefficiente di difficoltà ancora più alto».

L’ESULTANZA DEL TRENINO – «L’idea fu di Guerrero, il colombiano. Che ridere: ci impiegammo tre mesi per impararlo, perché non eravamo sincronizzati. Però poi ce lo copiarono tutti. Lo facevano anche i tifosi del Bari in curva e nei campionati dilettanti: dopo il gol tutti accucciati a fare il trenino».

LIEDHOLM – «Il Barone mi stimava. All’epoca giocavo nella Primavera, segnavo un sacco di gol. Nell’anno dello scudetto, 1982-83, un giorno, Roma-Genoa, mi portò in panchina: ero poco più che un ragazzino, ma ero spavaldo come lo si è a quell’età. La Roma vinse 2-0, alla fine gli dissi ridendo: “Mister, cinque minuti alla fine me li poteva far fare”. E lui rispose: “Sii contento così, perché avrai un gran futuro”».

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