All Asian Football
·2 gennaio 2021
All Asian Football
·2 gennaio 2021
Il 2021 in Cina si è aperto con una grande protesta da parte dei tifosi dell’Henan Jianye che hanno bruciato maglie, annunciato la dissoluzione del gruppo ultras e marciato di fronte allo stadio.
Come vi avevamo scritto in questo articolo di critica (clicca qui), la Chinese Football Association ha imposto ai club, in questo 2021, di rinunciare ai nomi aziendali e di assumerne di neutri. In questa riforma sono stati inclusi anche quei club, che dagli anni ’90 (periodo in cui nacque il professionismo in Cina), hanno mantenuto sempre la stessa proprietà e lo stesso nome, fra cui l’Henan Jianye.
La società di Chinese Super League in un comunicato rilasciato il 31 dicembre, ha annunciato quello che sarà nuovo nome: Luoyang Longmen. Questo ha scatenato le ire dei fan per una ragione ben precisa: la società di calcio è sempre stata localizzata nella capitale dell’Henan, a Zengzhou, dove ha persino il proprio stadio di proprietà (unico esempio nel calcio cinese), ma nel nuovo nome proposto dal club si fa riferimento alla città di Luoyang, altra località della provincia di Henan, a 137 chilometri dal capoluogo. Infatti, secondo quanto riportato dai media cinese, il gruppo immobiliare Jianye sarebbe vicino a vendere parte delle quote del club ad un’azienda di Luoyang, con conseguente trasferimento del club.
Non si è fatta attendere la reazione dei fan: su Sina Weibo, uno dei principali social media cinesi, il gruppo ultras dell’Henan Jianye ha annunciato la propria dissoluzione, ed in centinaia nella giornata di ieri si sono presentati di fronte allo stadio per una protesta ufficiale contro il club, che ha definitivamente perso il proprio supporto. Su internet sono circolate anche immagini di fan che hanno bruciato maglie dell’Henan Jianye, ponendo di fatto fine ad una storia durata 18 anni.
La riforma della Chinese Football Association non ha alcun senso e mostra ancora una volta tutta la propria inadeguatezza: se da una parte i dirigenti hanno deciso di mettere al bano i nomi aziendali, al contempo permettono ai club di poter cambiare città, opzione che era stata abrogata nel 2015 al fine di consolidare la posizione delle squadre nelle varie città ed evitare casi imbarazzanti come quelli di Beijing Renhe e Guangzhou City che nel corso della loro storia hanno cambiato quattro città a testa per motivi legati alle proprietà.
Qual’è dunque l’obiettivo della Chinese Football Association? Distruggere la cultura del calcio cinese e giocare di fronte a stadi vuoti? Per far si che sempre più giovani si interessino al calcio e costruire un movimento che possa guardare al futuro con ottimismo sono necessari dei punti fissi nel calcio professionistico, ma con questa riforma che si sta attuando si andrà a creare un nuovo caos. Il caso dell’Henan Jianye (Luoyang Longmen) mostra che tutto quello che è stato pensato negli ultimi due mesi è profondamente sbagliato ed avrà delle ripercussioni pesante nel contesto della Chinese Super League.
Come abbiamo già specificato in precedenza il calcio cinese diventa professionistico negli anni ’90 con i nomi aziendali, e questo fa parte della cultura del calcio. Rimuoverli significa sopprimere un linguaggio che si è andato a consolidare nel tempo. Seguendo il Beijing Guoan da vicino, allo stadio quando la Royal Army intona i propri cori canta ‘Guoan, Guoan, Beijing Guoan’; quando dall’altra parte dello stadio gli avversari ci insultano gridano ‘Guoan Shabi!’ e non ‘ Beijing Shabi!’. Rimuovere il termine Guoan dal nome della squadra pechinese significa rimuovere parte integrante della propria identità.
La Royal Army, il principale gruppo ultras del Beijing Guoan, ha acquistato spazi pubblicitari su alcuni autobus che transitano di fronte la sede della Chinese Football Association a Pechino, come potete osservare nel tweet sottostante, con un messaggio molto chiaro. ‘Il nostro nome è Beijing Guoan’.
Allasianfootball.com ci tiene a ribadire il proprio supporto a tutti gli appassionati di calcio in Cina che stanno protestando contro la Chinese Football Association.
The year 2021 in China opened with a huge protest by Henan Jianye fans who burnt shirts, announced the dissolution of the ultras group and marched in front of the stadium.
As we wrote in this critical article (click here), the Chinese Football Association has forced clubs to give up their corporate names in 2021 and adopt neutral ones. Included in this reform are clubs that have maintained the same ownership and name since the 1990s (when professionalism was born in China), including Henan Jianye.
The Chinese Super League club, in a statement released on 31 December, announced its new name: Luoyang Longmen. This has aroused the ire of fans for a very specific reason: the football club has always been located in the capital of Henan, in Zengzhou, where it even has its own stadium (the only example in Chinese football), but in the new name proposed by the club, reference is made to the city of Luoyang, another town in Henan province, 137 kilometres from the capital. In fact, according to Chinese media reports, the Jianye real estate group is close to selling part of the club’s shares to a company in Luoyang, resulting in the club’s transfer.
On Sina Weibo, one of China’s main social media sites, the Henan Jianye ultras group announced its dissolution, and hundreds of them turned up in front of the stadium yesterday for an official protest against the club, which has lost its support for good. Pictures of fans burning Henan Jianye jerseys were also circulated on the internet, effectively ending an 18-year history.
The reform of the Chinese Football Association makes no sense and once again shows all its inadequacy: if on the one hand the managers have decided to ban corporate names, at the same time they allow clubs to be able to change cities, an option that had been repealed in 2015 in order to consolidate the position of teams in the various cities and avoid embarrassing cases such as those of Beijing Renhe and Guangzhou City, which in the course of their history have changed four cities each for ownership reasons.
So what is the goal of the Chinese Football Association? To destroy Chinese football culture and play in front of empty stadiums? In order to get more and more young people interested in football and to build a movement that can look to the future with optimism, fixed points are needed in professional football, but this reform that is being implemented will create new chaos. The case of Henan Jianye (Luoyang Longmen) shows that everything that has been thought up in the last two months is deeply flawed and will have serious repercussions in the context of the Chinese Super League.
As we have pointed out before, Chinese football became professional in the 1990s with corporate names, and this is part of the football culture. Removing them means suppressing a language that has been consolidated over time. Following Beijing Guoan closely, in the stadium when the Royal Army chants their chants, ‘Guoan, Guoan, Beijing Guoan’; when opponents on the other side of the stadium insult us, they shout ‘Guoan Shabi!’ not ‘Beijing Shabi!’. To remove the term Guoan from the Beijing team name is to remove an integral part of their identity.
The Royal Army, Beijing Guoan’s main ultras group, has bought advertising space on buses that pass in front of the Chinese Football Association headquarters in Beijing, as you can see in the tweet below, with a very clear message. ‘Our name is Beijing Guoan’.
Allasianfootball.com would like to reiterate its support for all football fans in China who are protesting against the Chinese Football Association.
Live