Verón: "Lo scudetto fu un'impresa memorabile, nessuno era forte quanto la mia Lazio" | OneFootball

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·14 maggio 2025

Verón: "Lo scudetto fu un'impresa memorabile, nessuno era forte quanto la mia Lazio"

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Il 14 maggio del 2000 è una data impressa nel cuore di ogni tifoso biancoceleste, infatti, in seguito alla vittoria delle aquile contro la Reggina e la sconfitta della Juventus a Perugia, la Lazio conquista il secondo scudetto e rende quella data parte della storia biancoceleste. In onore dei 25 anni dalla Lazio Campione d'Italia, Sebastián Verón si è espresso a La Gazzetta dello Sport.

Sebastián Verón a La Gazzetta dello Sport

Su cosa gli viene in mente pensando a quella giornata

La radiolina di Sensini, naturalmente. Non c'erano mica gli smartphone, a quel tempo. Si poteva vedere la partita su qualche schermo nella pancia dell'Olimpico, ma io non ce la facevo. Soffrivo troppo. Е allora mi sono affidato a quell'oggetto che gracchiava un po', la voce non era sempre nitida, pulita... Il mio amico Nestor mi ripeteva di stare tranquillo, ma non ci riuscivo, ero agitatissimo.

Su cosa ha fatto dopo il fischio finale di Collina

Un salto con le braccia alzate verso Il cielo, che era poi il soffitto dello spogliatoio. E mi sono messo a piangere. Si, a piangere come un bambino. Avevo raggiunto il mio sogno e quello era il mio modo di festeggiare, mentre la gente Impazziva di gioia, dentro e fuori dall'Olimpico.

Se è stato uno scudetto figlio della sofferenza

Considerando il finale, direi di si. Ma lo definirei anche lo scudetto della qualità. Eravamo la squadra più forte del campionato, e questo voglio gridario forte anche a venticinque anni di distanza. Nessuno era forte quanto la mia Lazio.

Sulla sconfitta della Juventus

lo ero arrivato l'estate del 1999, dopo aver vinto con il Parma la Coppa Uefa e la Coppa Italia. Volevo lo scudetto e sapevo che alla Lazio avrel potuto con-quistarlo. Nel 1999 a vincerlo fu il Milan, ma la Lazio di Eriksson era superiore. Diciamo che nel 2000 la gente fu ripagata anche per la delusione dell'anno precedente.

Sulla Lazio di quel tempo

Una squadra fantastica, dotata di grandissime qualità tecniche e, soprattutto, umane. E poi a guidarla c'era un allenatore speciale, Sven Goran Eriksson, uno che a me ha insegnato tantissimo. Mi ha spiegato come dovevo fare il calciatore e, contemporaneamente, mi ha fatto crescere come uomo. Gli devo tantissimo.

Sul segreto di quel successo

Molto semplice. Eravamo una squadra con tantissimi talenti. Penso a Mancini, a Boksic, a Nedved, a Mihajlovic, a Nesta, e di sicuro me ne sto dimenticando qualcuno... Bene, sapete che cosa ha fatto Eriksson? Non si è messo a disegnare schemi sulla lavagna, sapeva che sarebbe stato inutile, ma ci ha fatto sedere sulle panche dello spogliatoio e ci ha detto che cosa pretendeva da noi sul piano umano. Desiderava che ognuno di noi togliesse qualcosa al proprio ego e lo mettesse a disposizione del gruppo. Tutti fummo convinti da quel discorso, e i risultati sono li a testimoniarlo. Quella Lazio era, prima di tutto, un grande gruppo. Si lavorava duramente in allenamento, ci si impegnava per la causa e si lottava dimostrando un'unità d'intenti che non è sempre facile trovare in un club.

Sull'unione della rosa

Ogni giocatore fu importante per quel successo. All'inizio ricordo che Simeone e Almeyda non erano molto impiegati, però non si demoralizzarono, non fecero polemiche, e sapete che in certe situazioni è molto semplice far scoppiare un casino. Loro zitti continuarono a lavorare e furono determinanti. Merito di Eriksson che seppe sempre coinvolgerli.

Se Eriksson lo considerava insostituibile

Nessuno è insostituibile, tranne il grande Maradona. In quella Lazio mi trovavo a mio agio, c'erano giocatori con i piedi buoni, si faceva un bel calcio. Lo ripeto: eravamo i più forti e lo abbiamo dimostrato.

Sulla conquista della Coppa Italia contro l'Inter

All'andata avevamo battuto l'Inter 2-1. Bastò uno 0-0 per conquistare la Coppa. Però quell'impegno non ci fece festeggiare lo scudetto come avremmo voluto e dovuto. Pazienza. Mi resta un meraviglioso ricordo che nessuno potrà mal portarmi vla, e mi resta la certezza che vincere uno scudetto con la Lazio è molto più difficile che in altri club. Per questo la nostra fu un'impresa memorabile.

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