Visti da vicino | Adi Kurti | OneFootball

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Hellas Verona FC

·5 febbraio 2025

Visti da vicino | Adi Kurti

Immagine dell'articolo:Visti da vicino | Adi Kurti

Verona - Undicesimo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.

Curiositàaneddotivita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, de uno dei pilastri della difesa gialloblù: Adi Kurti.


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Adi, quando hai iniziato a giocare a calcio?Sono nato in Albania, a Elbasan, un paese vicino alla capitale Tirana. Ho iniziato a giocare già da piccolo, a 5 anni, e ho sempre giocato nella squadra della mia città, l’AFC Pepa. All’inizio mi ha portato mio papà a giocare, anche perché ero un bambino un po’ sedentario, e il calcio è anche un ottimo mezzo per migliorare fisicamente e per fare nuove amicizie.

Com’è stata la tua esperienza nelle giovanili di un Club albanese? “Ho tanti bei ricordi, sicuramente il migliore è stato quando abbiamo vinto il Campionato Under 17, dove giocavo da sotto età. L’Academy della mia squadra è organizzata molto bene, e oggi tanti miei compagni con i quali abbiamo vinto quel campionato giocano tra la Serie A albanese e la Serie C italiana. Credo che in Albania la Federazione stia facendo un buon lavoro per sviluppare il calcio nel paese e lo dimostrano anche i risultati della Nazionale maggiore. Ci tengo a ringraziare il Presidente Armand Duka per il lavoro che sta facendo.

Quando hai capito che il calcio sarebbe potuto diventare la tua strada?Direi quando mi ha chiamato per la prima volta la Nazionale albanese, a 15 anni. In quello stage che ho fatto a marzo, con mister Bulku, ho capito che avrei potuto davvero provarci. Due mesi dopo siamo andati in Croazia a fare un torneo e lì ho dimostrato a me stesso di avere le capacità giuste e ho preso tanta fiducia.

Poi sei venuto in Italia nel 2022…Sì, la prima squadra che mi ha voluto è stata la Sampdoria. Avevo 16 anni e mi ricordo benissimo quel giorno quando mi è arrivata la chiamata dall’Italia. Era l’11 luglio e l’emozione che ho provato è stata unica, di andare a giocare per un grande club italiano. Certo, non nego che avevo anche un po’ di timore e qualche dubbio, perché comunque a 16 anni non è facile andare via dal proprio Paese, dalla propria città, lasciando tutti gli affetti. Ma ero sicuro che questa fosse la scelta giusta da fare.

Com’è stato il tuo adattamento iniziale in Italia?Non parlavo italiano, visto che avevo vissuto sempre in Albania, e i primi mesi sono stati duri. Ma comunque fin dall’inizio sono sempre stato con altri ragazzi italiani e già in due mesi avevo migliorato molto la lingua. Sul campo da calcio invece è stato tutto più facile, perché alla fine il calcio è una lingua universale.

Dopo la Sampdoria arrivi al Verona…Dopo la stagione a Genova mi ha chiamato l’Hellas, così sono venuto qui ad allenarmi per 6 mesi. A Verona ho trovato da subito una seconda casa, sia a livello di vita che a livello professionale, quindi calcistico. A causa di alcune problematiche amministrative, però, non potevo giocare e così a gennaio sono passato all’Empoli. Lì non è stato facile l’adattamento, perché non conoscevo nessuno e mi sono infortunato. Dopo qualche mese, ho preso ritmo e la situazione è migliorata, ma non mi sentivo come qui a Verona, dove mi sento a mio agio, come essere a casa mia e parlo con tutti. Così alla fine quest’estate sono tornato a Verona.

Questa è la tua prima stagione in Primavera, come ti stai trovando?Non ho iniziato nel migliore dei modi, perché mi sono subito infortunato e ci ho messo un po’ a trovare il ritmo partita. Ma nessuno mi ha mai lasciato dietro, anzi, tutti i compagni mi sono stati vicino e mi hanno aiutato, così come il mister Sammarco e il Direttore Margiotta, che mi hanno sempre dimostrato tanta fiducia. Ora stiamo facendo bene in campionato e vogliamo continuare così, cercando di fare più punti possibili.

Hai detto che qui a Verona è come se fossi a casa tua. Perché secondo te?Dalla prima volta che sono andato ad allenarmi con la Primavera, il mister mi ha accolto molto bene, parlando con me e chiedendomi come mi sentissi. Lo stesso ha fatto il Direttore, aiutandomi molto anche nei primi mesi in cui non potevo giocare. Questo per me è stato importantissimo, mi ha fatto sentire molto bene, proprio come a casa.

Ormai sei un punto fisso della difesa di mister Sammarco, com’è misurarsi con questa responsabilità?Mi sono molto responsabilizzato grazie al mister, perché comunque essendo il centrale dei tre difensori devo parlare molto, aiutare tutti i ragazzi e in particolar modo quelli che hanno meno esperienza. All’inizio non è stato facile, perché ancora dovevo conoscere bene i miei compagni, ma ora che abbiamo imparato a conoscerci è tutto più semplice. Cerco sempre di aiutare tutti i compagni, questo è il mio compito.

Che consigli ti ha dato il mister per migliorare?Mi dice che devo sempre essere pronto per aiutare la squadra ed essere sempre positivo con i compagni, trasmettendo loro fiducia, perché è una cosa che dà tanta spinta a te stesso e soprattutto agli altri.

Quali sono i tuoi punti di forza? E in cosa invece devi migliorare?Penso di essere un buon leader in campo e faccio del fisico la mia forza e infatti nei duelli fisici, negli 1vs1, è difficile superarmi. Devo migliorare nei primi passi dello scatto, nella velocità e nel mio piede debole, il sinistro.

Hai segnato anche un gol in questa stagione, nella partita vinta in trasferta a Roma, cos’hai provato segnando questo primo gol?È stata una partita bellissima, tosta e difficile, che è arrivata anche in un periodo di festività. Abbiamo corso tanto, loro sono molto forti, ma abbiamo avuto qualcosa in più. Il gol è stato bellissimo, il mio primo in Primavera. Mi sono messo a piangere quando tutti i compagni sono venuti ad abbracciarmi, ripensando a tutti i sacrifici fatti fino a quel momento e al mio percorso.

C’è un difensore che consideri come un modello?Qui al Verona un mio riferimento è stato sicuramente Kumbulla. Lui è un giovane albanese che, come me, è passato dalla Primavera fino alla Prima squadra e per me è sicuramente un esempio da seguire. Della squadra attuale mi piace Coppola, un difensore fisico, giovane, nel quale mi rivedo come caratteristiche.

Cosa puoi dirci della tua esperienza con la Nazionale albanese?Giocare con la maglia del proprio Paese è sempre un’emozione indescrivibile che non si riesce a spiegare. Quando torno in Albania per giocare, vengono sempre tutti a vedermi, dalla famiglia agli amici, ed è una spinta in più. Quando si è in campo per il proprio Paese, dove sei nato e cresciuto, puoi solo dare tutto quello che hai. Essere capitano da 3 anni è un fattore in più, bisogna aiutare tutti, anche i ragazzi che magari parlano poco albanese. A volte è come essere un secondo mister perché, dovesse l'allenatore prendersela in particolare con qualcuno, tu devi essere quello che invece lo tira su di morale.

La tua famiglia riesce a venire a vederti giocare e quanto è importante per te?Sì, quando possono vengono. Soprattutto mio papà Ilir, che è quello a cui piace di più il calcio. Mia mamma Vojsava e mio fratello minore Dionis vengono meno, ma non mi fanno mai mancare il loro supporto. Mio papà dopo ogni partita mi chiama, mi dice: ‘ricorda sempre che dagli sbagli e dagli errori si impara e si migliora’.

Come ti stai trovando qui a Verona e nel convitto?Benissimo. Con i ragazzi facciamo qualche uscita in città e c’è proprio un bellissimo ambiente, ottimo per crescere.

Hai legato in particolare con qualcuno?Sì, sicuramente con Davide Casagrande, che ora è andato via, e con Angelo Vapore. Siamo un bel trio, usciamo sempre insieme e siamo buoni amici.

Oltre il calcio, cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?Mi piace molto uscire con gli amici, magari andare a fare shopping, in giro per la città. Anche quando sono in Albania e ho molto tempo libero, però, mi piace andare a vedere i miei amici giocare a calcio o magari uscire con loro, anche a cena o a pranzo.

Chi pensi sia il giocatore più tecnico della squadra?Quando scende dalla Prima squadra a giocare con noi, sicuramente Cisse, ma se penso a qualcuno dei miei compagni dico Pavanati.

Chi ti mette più in difficoltà, anche in allenamento, con i dribbling e la velocità?Agbonifo.”

Chi è, secondo te, il migliore nei duelli aerei?Vermesan. Lui ti mette sempre in difficoltà nei colpi di testa perché ha un ottimo posizionamento e una grande capacità di attaccare la palla.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare in particolare?Oltre alla mia famiglia, c’è anche la mia ragazza, Sigi, che vive in Albania ma mi sta sempre molto vicina e mi capisce molto bene, anche perché lei gioca a pallavolo e sa cosa si prova a praticare uno sport di squadra. Poi voglio ringraziare il mio procuratore e infine ci tengo a citare ancora una volta sia il Direttore Margiotta che mister Sammarco. Voglio ringraziare anche i fisioterapisti Davide e Ema e anche Giorgio Rossi, che ci aiuta tanto ed è davvero una brava persona.

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