PianetaBari
·04 de fevereiro de 2025
PianetaBari
·04 de fevereiro de 2025
Sotto il diluvio abbattutosi sul San Nicola, il Bari ritrova la vittoria oltre un mese dopo l’ultima volta. Contro il derelitto (ma volitivo) Frosinone, i biancorossi agguantano tre punti di vitale importanza, ma soprattutto lo fanno in modo inedito rispetto al leitmotiv stagionale.
I presupposti per l’ennesima rimonta incassata c’erano tutti: buon approccio alla gara, gol del vantaggio sul finire del primo tempo e prime avvisaglie di una crescente sofferenza sin dagli albori della seconda frazione. La realtà ci ha invece detto altro: il Bari ha si sofferto, ma lo ha fatto vestendo la tuta da lavoro ed uscendo quasi sempre vincitore dai tanti duelli ingaggiati nel pantano della propria metà campo. Non è stata la miglior versione della squadra di Longo, ma quantomeno si è visto un Bari meno vaporoso nella difesa della propria trequarti e più cinico nel chiudere la pratica.
La partita è stata piuttosto schematica nel suo canovaccio: le due squadre si sono alternate al timone del match fino al gol che ha sbilanciato gli equilibri, mentre da quel momento in poi il Frosinone ha condotto le danze esponendosi ai tentativi (timidi) di ripartenza del Bari. Di questo, ed anche di alcune prestazioni individuali determinati, parleremo ne il Bari a Scacchi, la rubrica di analisi che passa al setaccio tutte le gare dei biancorossi.
Copyright: SSC Bari
L’assenza di Lella ha costretto Longo ha rispolverare un 3-4-2-1 più rigido nell’occupazione degli spazi. Mentre l’ex Cagliari è solito galleggiare tra centrocampo e trequarti, Bellomo ha stazionato stabilmente nel mezzo spazio destro, al fianco di Falletti. Il campo pesante ha condizionato il palleggio del Bari, che per ovviare alla pressione feroce del Frosinone, piuttosto che accentuare la costruzione dal basso esponendosi al rischio di commettere errori grossolani, si è rintanato nel lancio per Favilli. Le azioni migliori sono nate proprio da questo presupposto: ricerca immediata della verticalità, sponda di Favilli per Bellomo o Favasuli e combinazioni rapide nella metà campo avversaria.
Con gli uomini scelti da Longo il Bari riusciva ad occupare bene gli spazi sulla trequarti, addensando tanti uomini in zona palla, ma faticava maggiormente nell’attacco all’area di rigore. Difatti i tiri in porta effettuati nel primo tempo sono stati appena due, di cui uno da distanza siderale ad opera di Vicari.
In fase di non possesso il Bari ha sofferta sia la mobilità del duo Ambrosino-Partipilo che la posizione di Begic, su cui prima Pucino e poi Mantovani faticavano ad uscire con il giusto tempismo. L’ex Parma alternava ricezioni sulla fascia ad altre più interne, muovendosi sempre con intelligenza anche in funzione della posizione occupata da Oyono.
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Ambrosino e Partipilo invece, svariando su tutto il fronte senza dare punti di riferimento, hanno dilatato gli spazi tra difesa e centrocampo del Bari costringendo esterni e centrocampisti a tante corse supplementari per supportare i difensori nei duelli. In questo è stato eccezionale Maita, la cui gara è stata un inno al sacrificio dal primo all’ultimo minuto. Nel primo tempo scivolava sulla sinistra per affiancare Obaretin e Dorval, mentre nel secondo tempo è stato determinante nel contenere un Kvernadze indemoniato. La dimensione della sua prestazione non è rintracciabile nei numeri, ma come spesso accade con Maita per riconoscerne l’utilità bisogna soffermarsi su ciò che fa lontano dai riflettori, e quindi sul lavoro senza palla.
Nella seconda frazione è stato proprio l’ingresso di Kvernadze ha ribaltare l’inerzia della gara. Il 4-3-3/4-2-3-1 adottato da Greco ha permesso al Frosinone di trovare nella ricerca dell’ampiezza un’arma per disturbare la linea difensiva del Bari. L’ala georgiana in 45 minuti, oltre a realizzare l’illusorio gol del 2-1, ha calciato tre volte, completato due dribbling e servito 3 passaggi chiave, nonostante sulle sue tracce ci fossero sia Maita che Favasuli.
In conferenza stampa Longo ha nuovamente ammesso le difficoltà della squadra nell’interpretare partite di questo tipo, alludendo a varie motivazioni. Una è puramente tecnica: il Bari, quando è in affanno, fatica a gestire il pallone, non riesce a consolidare il possesso e spesso ricorre a soluzioni verticali che nella maggior parte dei casi causano una palla persa. In questo senso gli innesti di Pereiro e Maggiore potrebbe tornare molto utili, perché oltre ad essere giocatori di esperienza sono ordinati e lucidi nel trattare la palla.