Pagine Romaniste
·26 de abril de 2025
La finale di Claudio tra l’arte di difendersi e il dovere di attaccare

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·26 de abril de 2025
Il Messaggero (A. Angeloni) – Diciassette, tutte d’un fiato. Senza una sconfitta, che nei primi mesi della stagione era pure una brutta abitudine: 12 vittorie e 5 pari, questo il gran passo della Roma di Claudio Ranieri, arrivato come il Salvatore per la terza volta nella sua lunga carriera. Un trend da scudetto, una specie di miracolo, vista la rosa non all’altezza – per ammissione dello stesso sir Claudio – per i grandi obiettivi. La Roma è arrivata alla meta un po’ stanca, a spinta. Ma proprio ora c’è bisogno di tirar fuori quello che non si ha (più), serve un’altra impennata: vincere a San Siro domani. Impresa non impossibile, forse solo improbabile. Non ci voleva l’Inter come prima avversaria di questo decisivo rush finale, che prevede per i giallorossi le sfide con Fiorentina, Atalanta, Milan e Torino.
Domani a San Siro servirebbe una vittoria per restare agganciati al treno, e la Roma proverà ad ottenerla, consapevole dei limiti fisiologici di questo finale di stagione, comunque sorprendente per i giallorossi. Calciatori come Paredes, Saelemaekers e Angelino sono in flessione, lo spagnolo ad esempio ha giocato sempre e non ha un sostituto all’altezza, così come Ndicka. L’assenza di Dybala comincia a farsi sentire, anche perché là davanti Ranieri può schierare solo Dovbyk o Shomurodov, senza mai poterli utilizzare insieme (e gli piacerebbe pure) vista la mancanza di alternativa in corsa.
Non sono queste le migliori condizioni per sperare in un exploit. La differenza può farla l’aspetto psicologico: è vero che per la Roma è l’ultima occasione per sperare in un posto in Champions, ma nessuno – in caso di insuccesso – sarebbe nelle condizioni di criticare l’operato di Ranieri; l’Inter invece si gioca molto di più, sapendo benissimo che una sconfitta comprometterebbe la vittoria dello scudetto.