🎥 Perché i tifosi del Cagliari non vogliono fare regali al Napoli ✍ | OneFootball

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Vincenzo Visco·23 de maio de 2025

🎥 Perché i tifosi del Cagliari non vogliono fare regali al Napoli ✍

Imagem do artigo:🎥 Perché i tifosi del Cagliari non vogliono fare regali al Napoli ✍

Non è solo calcio. Non lo è mai stato, quando di mezzo ci sono memoria, orgoglio e cicatrici che il tempo non ha cancellato. Napoli-Cagliari, stasera, vale uno scudetto per gli azzurri e la storia. Ma per i rossoblù e i loro tifosi, è qualcosa di più grande: è la possibilità di chiudere un cerchio, che ha avuto il suo picco di rabbia e dolore il 15 giugno 1997.

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Quel giorno, al San Paolo, si giocava uno spareggio salvezza tra Cagliari e Piacenza. Una gara decisiva, ma segnata da un clima avvelenato: tanti tifosi napoletani, presenti sugli spalti, decisero di sostenere il Piacenza. Un gesto che i sardi hanno vissuto come un tradimento. Il Cagliari perse e retrocesse in Serie B. Il ricordo di quella partita, e soprattutto di quell’ostilità così feroce, si è trasformato in rancore. E quel rancore è ancora lì, pronto a esplodere.


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Ma il seme della rivalità era già stato piantato qualche anno prima. Nel 1992, Daniel Fonseca lasciò il Cagliari per vestire la maglia del Napoli. Una ferita mai accettata dai tifosi rossoblù, che divampò definitivamente quando l’uruguaiano, tornato da avversario al Sant’Elia, segnò una doppietta e la celebrò con un gesto dell’ombrello verso la curva sarda. Un affronto che si impresse nella memoria collettiva come atto di sfida e mancanza di rispetto.

Questi non furono gli unici episodi a incrinare i rapporti. Anche il passaggio di Claudio Ranieri sulla panchina del Napoli, dopo essere stato a lungo simbolo del Cagliari, fu vissuto come un affronto da molti tifosi sardi. Una somma di ferite, gesti e scelte mai digerite, che negli anni ha alimentato un’ostilità mai sopita.

A riaccendere il fuoco, poi, sono bastati gli episodi recenti. Nel 2024, prima su un traghetto diretto verso la Sardegna, poi nel settore ospiti dello stadio di Cagliari, comparve uno striscione con scritto “A caccia di pecore”. Un’offesa pesante, che ha riaperto vecchie ferite e infiammato un sentimento mai sopito. E oggi, quel conto rimasto in sospeso torna sul tavolo, con una sfida che promette scintille dentro e fuori dal campo.

La storia si ripete, ma con i ruoli invertiti. Il Napoli è a un passo dallo scudetto, il Cagliari già salvo. Ma per i tifosi rossoblù, questa non è una partita qualsiasi. È la partita. Niente calcoli, nessuna pressione: solo orgoglio, memoria e una voglia feroce di rivincita. “Onorate la maglia”, è l’appello che rimbalza sui social. “Rovinategli la festa”. Ventotto anni sono passati, ma certe rivalità non si consumano. Si sedimentano.

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Per Davide Nicola, chiamato a fare i conti con numerose assenze, sarà un test durissimo. Ma proprio l’assenza di pressione potrebbe giocare a favore dei suoi: menti libere, motivazioni extra. La tensione sarà tutta sulle spalle del Napoli, che non può permettersi passi falsi. Ed è questo che rende il Cagliari così pericoloso: niente da perdere, tutto da dimostrare.

La rivalità tra queste due squadre non è mai stata una classica. È una guerra a bassa intensità durata anni, fatta di episodi, di frasi, di sguardi storti. Ma stavolta, è tutto dichiarato: Napoli corre per la gloria, il Cagliari per la dignità. In campo ci saranno due storie intrecciate, due ferite aperte, due motivazioni opposte ma altrettanto potenti. Perché non tutte le partite fanno la storia, ma alcune la vendicano.