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·20 de novembro de 2024

Ultrà, narcos e imprenditore: la tripla vita di Lucci, capo della Sud del Milan

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Continuano le indagini della Procura di Milano e della Direzione distrettuale antimafia per far luce sul giro di affari, che sembra ingrossarsi sempre di più, che vedeva fra i protagonisti Luca Lucci, capo della Curva Sud del Milan e fra gli arrestati nel corso del blitz contro il tifo organizzato milanese.

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, Lucci conduceva di fatto una triplice vita, divisa tra narcotrafficante, capo della Curva Sud del Milan e imprenditore con alcuni rapper nella catena Italian ink di barberie e tatuaggi. Tutto questo è stato scoperto grazie alla collaborazione con la giustizia di Andrea Beretta, l’ex capo della Nord interista.


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Ma i legami con la criminalità di Lucci stanno facendo unire i vari pezzi raccolti nel corso di altre indagini. Per esempio quella sul ferimento del narcos Enzo Anghinelli nel 2019 culminata con l’arresto del fedelissimo di Lucci, Daniele Cataldo e che portò a identificare l’ex capo milanista come mandante. Infine una nuova ordinanza di custodia cautelare per droga con le indagini della Guardia di Finanza di Pavia che inquadrano Lucci come «uno dei più importanti trafficanti di hashish» su piazza.

«Nel cervello ho solo la guerra», scriveva nelle chat con il suo fidato Rosario Calabria, legato alle cosche di Platì così come Antonio Rosario Trimboli, altro narcos ultrà rossonero. Lucci progettava di prendere le piazze di spaccio di Prealpi e Comasina e di farlo con le armi: «Vedrai cosa combineremo a Milano. Io rido ma ho la rabbia dentro, tutti pagheranno».

Gli investigatori, coordinati dal pm Gianluca Prisco, hanno quantificato in oltre 2,7 milioni di euro in meno di sei mesi (tra settembre 2020 e marzo 2021) il fatturato di Lucci. Con lui è finita ai domiciliari anche la ex contabile della Sud, Roberta Grassi, alla quale affidava i guadagni della droga per poi ripulirli. L’ex capo ultrà si vantava di usare «12 camion, 6 con doppio fondo» per trasportare la droga. Si trattava di corrieri che lavoravano (legalmente) anche per Amazon e Gls, secondo le indagini: «Fra’, io ti riempio Milano».

Ma l’ennesima inchiesta rischia di essere solo l’inizio di una caduta senza fine per Lucci, sempre attento negli anni a smentire i suoi legami con la criminalità. Nell’inchiesta “Doppia curva” erano già emersi i suoi legami con la famiglia della ’ndrangheta dei Barbaro e la copertura che il clan forniva ai suoi affari in curva. Tanto da essere, secondo gli investigatori, la vera mente che unendo merchandising, biglietti e affari criminali aveva trasformato insieme agli interisti il controllo degli spalti di San Siro in un immenso affare criminale.

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