Calcionews24
·22 May 2025
Giannini: «Futuro alla Roma? Non mi illudo più, ero l’idolo di Totti. Potevo andare al Milan o alla Juve, vi racconto tutto»

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·22 May 2025
Giuseppe Giannini, il “Principe” che ha illuminato il centrocampo della Roma per quindici stagioni, conquistando tre Coppe Italia e sfiorando uno Scudetto e una Coppa UEFA, resta una delle voci più ascoltate e rispettate nell’ambiente giallorosso. In una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, l’ex numero 10 e capitano ha ripercorso la sua carriera.
SOPRANNOME IL PRINCIPE – «Inizio anni 80, primi allenamenti con la Roma, fu Odoacre Chierico a battezzarmi così. Principe per le movenze in campo e l’educazione fuori».
ROMA – «Da piccolo andavo nelle Marche, a casa di mio nonno, in cucina teneva uno scudettino della Roma: è stata la rivelazione e il sentimento di identità l’ho sempre portato con me. Un privilegio, ma anche una responsabilità vissuta con orgoglio».
FUTURO ALLA ROMA – «Non credo, non mi illudo più. Ho un solo rimpianto. Fu quando Sensi, con cui avevo avuto un rapporto duro e anche brutto, mi chiamò: “Ti rivoglio nella Roma”. Andai a parlare con il dt Franco Baldini, ma mi fece una battuta poco opportuna, dicendo che fino a poco tempo prima mi ero accompagnato con due procuratori, Morabito e Fioranelli. Ero offeso, non aveva fiducia in me: girai i tacchi e me ne andai. Forse avrei fatto meglio a parlare con Sensi e spiegargli che cosa era successo».
SFIORATO IL MILAN – «Andai a fare un provino a Milanello, c’erano Rivera e Galbiati. Feci bene, mi presero, mi regalarono una maglia rossonera. Pochi giorni dopo Perinetti, responsabile del settore giovanile giallorosso, disse a Viola: “Non facciamoci scappare questo ragazzo”. E Viola lo ascoltò».
VICINO ALLA JUVE – «Andai a fare un provino a Milanello, c’erano Rivera e Galbiati. Feci bene, mi presero, mi regalarono una maglia rossonera. Pochi giorni dopo Perinetti, responsabile del settore giovanile giallorosso, disse a Viola: “Non facciamoci scappare questo ragazzo”. E Viola lo ascolto».
IDOLO DI TOTTI – «Sì, aveva il mio poster in camera. Fu mio padre Ermenegildo a scovarlo, stava alla Lodigiani e lo portò alla Roma. In ritiro dormiva in camera con me, anzi, l’ha raccontato lui (ride), nemmeno dormiva per l’emozione. L’ho tenuto sotto la mia ala, come aveva fatto anni prima Falcao con me. Credo di avergli dato una piccola mano a muoversi nell’ambiente. Un giorno sua madre, Fiorella, mi fermò fuori da Trigoria, per dirmi che Francesco voleva comprarsi una Golf GTD. Era preoccupata. “Mi sembra presto…”. Io risposi: “Signora, lo lasci fare…”. A quei tempi giravo in Ferrari. Un’altra volta Fiorella mi chiese se potevo andare a salutarlo nel locale dove festeggiava i 18 anni. Scesi dall’aereo e ci andai, ero appena tornato da una trasferta con la Nazionale. A Francesco ho voluto bene».