Footbola
·27 maggio 2021
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·27 maggio 2021
Come in Liga e Ligue 1, anche nella Superliga la corsa per il titolo si è decisa all’ultimo turno, con la vittoria del Brøndby, che a inizio campionato era considerato la terza forza dietro Midtjylland ed FC Copenhagen. Per i gialloblu si tratta dell’undicesimo titolo nazionale; l’ultimo risaliva al 2005.
Andiamo a vedere quali calciatori si sono maggiormente distinti nel corso del torneo, in cui le dodici squadre si sono inizialmente affrontate in due gironi di andata e ritorno per poi dividersi a metà tra Championship round e Relegation round. La fase finale, prevedendo numerosi scontri diretti, ha favorito un continuo rimescolamento di carte che ha reso la lotta al vertice molto avvincente.
Il modulo scelto è un 3-5-2, ispirato a quello della squadra vincitrice, di cui sono presenti ben sei elementi: mentre le principali avversarie hanno effettuato più rotazioni, infatti, il Brøndby ha schierato quasi sempre lo stesso undici titolare, dove il contributo di alcuni singoli è stato determinante.
Cresciuto tra Eintracht e Hoffenheim, titolare della Germania al Mondiale U20 del 2015, Schwäbe si è trasferito in Danimarca nel 2018 per lavorare con il connazionale Alexander Zorniger, all’epoca allenatore del Brøndby.
Alto 1.89, il tedesco è un portiere poco appariscente ma, grazie soprattutto a ottimi posizionamenti, sbaglia di rado ed è sicuro sia tra i pali, sia nelle uscite, oltre che molto bravo nel gioco coi piedi, fondamentale per una squadra che cerca di attrarre il pressing avversario consolidando il possesso nella propria metà campo per poi verticalizzare improvvisamente sui velocissimi giocatori d’attacco.
Tedesco come il suo portiere e protagonista nella scalata del RB Lipsia dalla terza divisione alla Bundesliga, Jung è il calciatore che ha completato più passaggi nell’intero campionato davanti al compagno di reparto Hermannsson, con una precisione decisamente superiore (88,5 vs 85%). La sua influenza sulla prima costruzione è stata cruciale: grazie suo mancino raffinato è stato il primo regista della squadra, affiancandosi spesso al mediano per agire come falso terzino per eludere il primo pressing avversario. Secondo Wyscout è ai primi posti per passaggi progressivi e verso la trequarti avversaria: nonostante limiti atletici piuttosto evidenti, Niels Frederiksen non ci ha mai rinunciato e, se non avesse dovuto saltare la penultima per squalifica, sarebbe stato l’unico giocatore di movimento a non perdersi nemmeno un minuto.
Dopo essersi imposto come uno dei migliori difensori del campionato tra il 2013 e il 2017 con il Nordsjælland, disputando da titolare l’Europeo U21 del 2017, Maxsø ha giocato in Turchia, Svizzera e addirittura nella terza serie tedesca prima di essere riportato a casa nel 2019 dal Brøndby, diventandone capitano dopo pochi mesi. Oltre che leader carismatico, come centrale della difesa a tre si è dimostrato affidabile nella gestione del pallone e grazie a un ottimo senso della posizione è nettamente al primo posto per tiri intercettati; nei duelli individuali, anche per merito di una stazza imponente (è alto 1.93) ha dominato, vincendone il 65%. Sul suo contratto c’è una clausola da circa tre milioni di €, ma sarebbe bello se rimanesse per giocare le coppe nel club di cui è tifoso e in cui ha tirato i suoi primi calci al pallone, dai 6 ai 14 anni. A novembre ha esordito in Nazionale – pur se in una partita sperimentale contro la Svezia – e non è detto che, nonostante la concorrenza sia notevole, dopo l’Europeo non possa entrare più stabilmente nel giro.
Dopo aver trascorso quasi sei stagioni in Belgio, dal 2018 Alexander Scholz forma con il capitano Erik Sviatchenko la migliore coppia di centrali della Superliga, dove per la seconda stagione consecutiva i Lupi hanno subito meno gol di tutti. È difficile stabilire chi tra i due meriti un maggior riconoscimento, ma Scholz si è distinto in particolare per due fattori: è diventato il rigorista della squadra, trasformandone 5 su 5, ed è diventato molto importante con le sue conduzioni per spezzare le linee avversarie quando i compagni di maggior talento tecnico sono marcati. Non è molto veloce e può andare in difficoltà in campo aperto, ma pur giocando spesso d’anticipo commette pochissimi falli (0.5 per 90’) ed è molto abile nei duelli individuali, con una percentuale di successo del 64%.
A quasi 27 anni, per “il miglior piede sinistro della Superliga” – come fu definito dai commentatori televisivi dopo uno dei suoi tre gol stagionali su punizione – sembra arrivato il momento di mettersi alla prova a livelli più alti. Nei mesi scorsi sembrava destinato al Celtic, ma le ultime voci lo danno vicino allo Sparta Praga, dove potrebbe ritrovare da avversario Alexander Bah, terzino destro trasferitosi allo Slavia a gennaio dopo metà stagione di altissimo livello con la maglia del SønderjyskE. In una squadra molto diretta, la qualità di Højer è stata importantissima sia per risalire il campo, sia in zona di rifinitura, dove attraverso un’ottima intesa con l’esterno alto islandese Thorsteinsson (altro prospetto da tenere d’occhio) è spesso riuscito a trovare il tempo giusto per l’ultimo passaggio: così, oltre che dai piazzati, sono nate molte delle occasioni che lo hanno portato al secondo posto nella classifica degli assist dietro a Jesper Lindstrøm. Atleticamente non è un fulmine e in fase difensiva ha mostrato qualche lacuna, ma le sue traiettorie affilate sono merce rara anche in contesti più competitivi.
Arrivato in prima divisione solo a 25 anni, nelle ultime stagioni il centrocampista di chiare origini italiane – sulla maglia porta il nome “Vito” – ha alzato costantemente il proprio livello di gioco, specializzandosi come mezzala d’inserimento: cinque gol nel 18/19, otto nel 19/20 e nove in questa stagione, di cui tre su calcio di rigore (ne ha anche sbagliati due). In alcune partite è stato schierato addirittura a ridosso di un’unica punta, come nella vittoria per 4-2 contro il Brøndby, in cui ha firmato due gol e un assist. A inizio stagione partiva spesso dalla panchina, ma col passare delle settimane le sue prestazioni sempre più convincenti e la sua duttilità – ha giocato anche in una mediana a due – lo hanno reso imprescindibile per l’allenatore Thomas Thomasberg, a maggior ragione in una squadra che aveva ottime statistiche nella creazione di occasioni ma non riusciva a finalizzare, soprattutto dopo l’infortunio dell’attaccante sierraleonese Alhaji Kamara, miglior marcatore stagionale al pari dello stesso Mistrati. Oltre che efficace, Mistrati è anche bello da vedere: conduce a testa alta, gioca la palla coi tempi giusti e ha un’ottima capacità di calcio. Peccato non sia più giovanissimo; forse, se fosse arrivato prima in Superliga, avrebbe avuto il potenziale per fare una carriera diversa.
Vecchia conoscenza del calcio italiano – è stato a lungo di proprietà del Napoli, raccogliendo anche qualche presenza in Serie A – il mediano croato sembra aver trovato la propria dimensione in Danimarca. In questa stagione Radošević ha fornito un rendimento costante, risultando indispensabile sia nella prima costruzione, sia come schermo davanti alla difesa, grazie a un set di caratteristiche fisiche e tecniche uniche nella rosa: Radošević non è altissimo (180 cm) ma il suo fisico massiccio lo rende solido nei duelli e, pur non essendo un giocatore creativo, è ordinato nella gestione del possesso.
Come era prevedibile, Lindstrøm non è riuscito a mantenere la clamorosa overperformance realizzativa dei primi mesi stagionali, nei quali sembrava poter segnare da qualsiasi posizione, ma, nonostante abbia segnato soltanto un gol nel mini-campionato finale, con dieci gol e dieci assist complessivi è stato la più lieta sorpresa della stagione, la sua prima da titolare tra i professionisti. Mezzala dinamica con ottimi tempi d’inserimento e gran tiro, Lindstrøm è entrato nelle giovanili del club a 12 anni e ha esordito in prima squadra nel 2019, realizzando 3 gol e 3 assist. Col ritorno di Rezan Corlu dal buonissimo prestito al Lyngby, era difficile aspettarsi che Lindstrøm si sarebbe ritagliato un ruolo da protagonista, ma il fragoroso inizio di campionato – otto gol e quattro assist nelle prime tredici – gli è valso un credito tale per cui la sua titolarità non è stata messa in discussione nemmeno in primavera, nonostante un fisiologico calo di rendimento a cavallo dell’Europeo U21 in cui ha ben figurato con la nazionale danese. Unica nota veramente stonata è stata l’espulsione ricevuta nel secondo tempo della partita persa contro l’FC Copenhagen alla terzultima giornata per un brutto fallo di frustrazione a centrocampo, poco dopo aver subito il gol del 2-1: un episodio che poteva costare caro, da cui dovrà imparare a tenere a freno la propria esuberanza nei momenti più caldi. Voci di mercato lo hanno accostato a squadre importanti come Arsenal, West Ham, Sampdoria e Bologna, ma un’altra stagione in Danimarca potrebbe fargli acquisire ulteriore sicurezza nei propri mezzi giocando con continuità anche in Europa.
In prestito dalla Fiorentina per la seconda stagione consecutiva, il livello delle prestazioni del terzino olandese è cresciuto soprattutto nei mesi finali, impreziositi da cinque gol nelle ultime sette partite – per un totale di sette, tre dei quali di testa. Dotato di una struttura fisica notevole pur non essendo altissimo (182 cm), Diks è infatti molto pericoloso sia sui calci piazzati, sia su azione, dove i suoi inserimenti hanno spesso colto di sorpresa le difese avversarie; pur essendo di base un terzino destro, ha tecnica e intelligenza per giocare anche per vie centrali, al punto che in alcune partite è stato schierato anche come mediano, con ottimi risultati. I viola insomma dovrebbero pensarci due volte prima di liberarsene.
Pienamente recuperato dall’infortunio al crociato che ne aveva frenato l’esplosione nel 2019, in questa stagione Jonas Wind ha giocato con continuità, fomentando l’hype che circonda il suo nome fin dagli esordi. Se dei suoi quindici gol ne ha segnati ben nove dal dischetto – fondamentale in cui al momento, in carriera, registra un impeccabile 18/18 -, gli otto assist ci aiutano a capire che non si tratta di un classico centravanti; nonostante sia alto 1.90 e sappia destreggiarsi bene anche in area di rigore, Wind agisce più che altro da falso nove, abbassandosi molto per proteggere palla, giocare di sponda o imbucare per gli inserimenti dei compagni. Proprio le sue doti associative dovrebbero garantirgli una maglia da titolare all’Europeo a scapito di Kasper Dolberg, in mezzo a due attaccanti di profondità come Braithwaite e Yurary Poulsen: se confermerà quanto mostrato col club, il suo valore di mercato potrebbe presto lievitare.
Quando l’estate scorsa il Brøndby aveva acquistato Andrija Pavlović, centravanti serbo con un passato nell’FC Copenhagen, lo spazio per Mikael Uhre, che nella stagione precedente era partito titolare soltanto nove volte, e che in carriera non aveva mai segnato più di sei gol in campionato, sembrava destinato a ridursi ulteriormente. Alto 1.88, dal fisico longilineo, Uhre si era creato una reputazione da attaccante di fatica, sempre pronto a scattare in profondità, lottando su ogni pallone e pressando con ardore. Questi aspetti del suo gioco non sono certo venuti a mancare, ma oltre al sacrificio a fare la differenza sono arrivati ben diciannove gol, che gli sono valsi il titolo di capocannoniere davanti a Jonas Wind e Patrik Mortensen, centravanti dell’AGF. Esclusi i due rigori, Uhre ha segnato sedici dei restanti diciassette dall’interno dell’area, mostrando di sapersela cavare molto bene anche col piede debole: destro naturale, ne ha realizzati sei col sinistro e due di testa. Così come Lindstrøm, anche lui si è inserito alla perfezione negli schemi di Frederiksen, che ha disegnato la fase offensiva attorno alla loro velocità e potenza in progressione; il Brøndby spesso ha iniziato le partite con grande intensità e aggressività, passando in vantaggio nei primi minuti per poi abbassare il baricentro e colpire in transizione, mentre ha sofferto quando, non riuscendo a sbloccare il risultato o trovandosi in svantaggio, ha dovuto attaccare difese schierate.